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Pubblicato uno studio sul senso dell'orientamento

Neurologia Redazione DottNet | 03/04/2019 12:29

Per i luoghi nuovi interviene l'ippocampo: per quelli noti subentra come rilevanza la corteccia retrospleniale

Come ci orientiamo nei luoghi conosciuti e in quelli che ci sono meno familiari? È il cervello, ovviamente, che ci guida ma con delle differenze: per i luoghi relativamente nuovi per noi è l'ippocampo l'area cerebrale più importante, mentre per quelli noti subentra come rilevanza la corteccia retrospleniale. Lo rileva uno studio dello University College London (Ucl), pubblicato su Cerebral Cortex. "I nostri risultati sono significativi perché rivelano che ci sono in realtà due diverse parti del cervello che guidano la navigazione"evidenzia il professor Hugo Spires, autore senior dello studio."Quale parte viene utilizzata -prosegue - dipende dal fatto che ci si trovi in un posto che si conosce bene o in un luogo visitato di recente. I risultati aiutano a spiegare perché il danno alla corteccia retrospleniale nella malattia di Alzheimer è così debilitante e perché i pazienti si perdono anche in ambienti molto familiari". Il gruppo di ricerca ha lavorato con studenti dell'Ucl e dell'Imperial College. L'attività cerebrale degli studenti è stata monitorata mentre navigavano in una simulazione del proprio campus e dell'altro con cui avevano meno familiarità. È emerso che la corteccia retrospleniale guidava la distanza dall'obiettivo nel campus familiare e che in generale sia la risposta dell'ippocampo che quella di quest'altra area del cervello risultavano 'annullate' quando i partecipanti sono stati guidati al loro obiettivo da segnali esterni, come nel caso in cui hanno attivato un navigatore satellitare. 

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fonte:  Cerebral Cortex

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