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Leucemie, nei Day hospital attese fino a 6-8 ore

Oncologia Redazione DottNet | 05/04/2019 11:00

Lo rivela un'indagine condotta da Cittadinazattiva in collaborazione con l'Associazione Italiana Leucemie (Ail)

Nove pazienti su 10 sono soddisfatti del personale sanitario e il 100% riceve chemioterapia in tempi rapidi, al massimo entro 30 giorni. Ma quello che affatica i malati di leucemia sono soprattutto le lunghe ore passate in attesa di poter fare la terapia. Tempi morti più difficili da sopportare per chi soffre la debolezza e i fastidi causati dalla malattia e che possono arrivare fino a 8 ore. A fornire il quadro dell'assistenza nei day hospital di oncoematologia è un'indagine condotta da Cittadinazattiva in collaborazione con l'Associazione Italiana Leucemie(Ail) e presentata  a Roma.

Condotta in 46 strutture di oncoematologia in Italia e realizzata grazie al sostegno non condizionato di Roche, l'indagine rivela che l'88% dei pazienti valuta positivamente le informazioni sul percorso di cura ottenute durante la prima visita e l'85% valuta positivamente le professionalità e l'umanità del personale sanitario. Bocciata invece l'attenzione alle necessità dei pazienti: oltre il 36% dei day hospital è sprovvisto di una attività di orientamento ai servizi. Il nodo principale sono le attese per la terapia, ovvero il tempo che va dall'arrivo in day hospital all'ingresso nella sala per la somministrazione della chemioterapia, aspettando che la poltrona su cui effettuarla si liberi: il 43% dei pazienti lamenta una attesa di 3-4 ore, il 28% dalle 5 alle 6 ore, oltre l'8% anche fino a 8. Diverse i motivi che sono dietro a questo dato: oltre il 90% delle strutture afferma che si verificano ritardi soprattutto a causa di disfunzioni organizzative e circa l'80% infatti non utilizza software informatici per organizzare i turni di somministrazione.

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"Emerge - spiega Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva - un'organizzazione del servizio ripiegata sulle proprie necessità e che non mette al centro le esigenze dei pazienti". "E' indispensabile un intervento concreto per aggiornare percorsi, procedure nelle strutture da parte di chi ha il potere ed il dovere di farlo", commenta il vicepresidente Ail, Marco Vignetti.

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