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Morti di epilessia nel sonno: allo studio device per prevenirla

Neurologia Redazione DottNet | 10/07/2019 12:12

Globalmente si hanno circa 50mila casi l'anno

La morte improvvisa di persone con epilessia, chiamata Sudep (Sudden Unexplained Death in Epilepsy) è un evento raro, più frequente negli adulti (1 caso ogni 4500 bambini per anno contro 1 caso ogni 1000 adulti per anno) che interessa circa 50.000 casi l'anno a livello mondiale. Sono maggiormente a rischio le persone che soffrono di forme di epilessia particolarmente farmacoresistenti, con crisi molto frequenti, ma può manifestarsi anche in giovani adulti con un epilessia abbastanza ben controllata. Si verifica più frequentemente nel sonno, verosimilmente in seguito ad alterazioni cardio-respiratorie secondarie alla crisi stessa. A evidenziarlo, in occasione del decesso del giovane attore Cameron Boyce, il presidente della Lice, Lega Italiana contro l'Epilessia, Oriana Mecarelli. Secondo alcuni media americani, a stroncare Boyce, morto nel sonno, sarebbe stata una crisi epilettica.

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"Proprio perché non è ben conosciuto il meccanismo che porta alla Sudep - aggiunge Mecarelli- varie ricerche in tutto il mondo sono in corso per accertarne le cause e quindi poterla prevenire. Come norme di buonsenso si suggerisce durante la permanenza a letto la posizione su un lato e l'utilizzo di cuscini antisoffocamento. In futuro si spera che la ricerca permetta di commercializzare degli idonei devices che allertino prontamente i familiari dell'esordio imminente di una crisi epilettica, in modo da poter garantire un immediato intervento di soccorso". In generale secondo l'esperto "le persone con epilessia sono esposte a maggior rischio di mortalità. Le morti correlate o associate all'epilessia possono essere innanzitutto causate dalla malattia di base (malattie metaboliche geneticamente determinate, tumori cerebrali) o dalle crisi (annegamento, soffocamento da cibo inalato, traumi cranici conseguenti a caduta, stati epilettici non controllati). E' segnalato inoltre anche un rischio aumentato di suicidio, spesso conseguenza di una concomitante malattia psichica e del disagio sociale"

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