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Meno psichiatri e più ricoveri: aumentano i pazienti con disturbi mentali

Psichiatria Redazione DottNet | 07/10/2019 12:47

Nel 2017 vi sono stati 92 mila ricoveri in strutture specialistiche, e 600 mila accessi al pronto soccorso (contro i circa 576 mila del 2016) per patologie psichiatriche, di cui il 47% per sindromi nevrotiche o somatoformi

Meno medici, soprattutto psichiatri, e carenza di personale specializzato, in primo luogo infermieri e tecnici della riabilitazione. E più pazienti con disturbi mentali. Solo nel 2017 vi sono stati 92 mila ricoveri in strutture specialistiche, e 600 mila accessi al pronto soccorso (contro i circa 576 mila del 2016) per patologie psichiatriche, di cui il 47% per sindromi nevrotiche o somatoformi, che potrebbero essere effettuate negli ambulatori se fossero più efficienti. Il 'quadro clinico' della psichiatria italiana è più che preoccupante secondo i numeri diffusi oggi dalla Società italiana di psichiatria (Sip), in occasione della prossima Giornata mondiale della Salute mentale, che si terrà il 10 ottobre.

Il 9 ottobre inoltre, in conferenza stampa a Roma (Asl, Rm 1, piazza Santa Maria della Pietà n. 5, ore 11) saranno illustrati i dati di un nuovo studio pubblicato su 'Molecular Psychiatric' sulla correlazione tra patologie mentali e altre malattie, e sarà inaugurata la nuova sede nazionale della Sip. Aumenta dunque il carico per la psichiatria a fronte di minori possibilità di assistenza. "Anche l' attività ospedaliera è al collasso - sostiene la Sip - sono in aumento i ricoveri come dimostra la crescita delle schede di dimissione (Sdo) dalle strutture psichiatriche ospedaliere, pubbliche e private (108.874 nel 2016 e 109.622 nel 2017), e le giornate di ricovero (da 1.382.719 nel 2016 a 1.418.336 nel 2017) con conseguente aumento della degenza media da 12,7 giorni nel 2016 a 12,9 giorni nel 2017.

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Ma i professionisti "sono ormai ridotti all' osso", denuncia la Sip, passati da 62,4 nel 2016 per 100 mila abitanti a 56,6 nel 2017: circa 600 psichiatri in meno in un solo anno in Italia, sottoposti a turni massacranti fra orario e reperibilità o guardie, a rischio di burn-out con aumento di assenze per malattia, infortuni, demotivazione. Questo a causa di scarsi finanziamenti che non permettono il rinnovamento del personale e il miglioramento della qualità dell' assistenza. In sofferenza anche le prestazioni sanitarie, scese da 11.860.073 nel 2016 a circa 11.474.000 nel 2017, mentre crescono i pazienti bisognosi di cure, passati da 807 mila circa nel 2016 a più di 851 mila nel 2017, per problematiche sempre più complesse e pesanti.

Aumentano quelli con vincoli giudiziari per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, quelli affetti da autismo o da Adhd (disturbo da deficit dell' attenzione ed iperattività), con disturbi del comportamento alimentare, con doppia diagnosi per uso di sostanze stupefacenti o alcool e con complicanze internistiche, migranti e anziani con alterazioni comportamentali dovute ai disturbi cognitivi. Condizioni complesse spesso a rischio di cronicizzazione per l' impossibilità di garantire percorsi diagnostico terapeutico assistenziali adeguati, e per la mancata intercettazione delle situazioni cliniche all' esordio. A farne le spese sono i pazienti e le loro famiglie costretti a subire il ritardo anche della presa in carico da parte dei Centri di salute mentale, con ridotta apertura oraria, attivi solo in poche Regioni per 12 ore al giorno 5 giorni a settimana come invece era previsto dai progetti obiettivi Tutela della salute mentale 1994-1996 e 1998-2000, con una conseguente diminuzione delle prestazioni e una dilatazione temporale, anche di 45 giorni, fra un controllo e il successivo.

Benché la situazione sia grave, le possibilità per risanare queste criticità, secondo gli psichiatri, ci sarebbero: tornare a potenziare i servizi territoriali al fine di intercettare il disturbo psichiatrico prima che divenga cronico, e investire in percorsi di cura efficaci basandosi sui trattamenti con le innovazioni tecnologiche farmacologiche e psicosociali sulla base delle evidenze scientifiche."La psichiatria italiana - dichiara Enrico Zanalda, presidente della Sip e direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell' Asl Torino 3 - soffre innanzitutto della riduzione del numero di operatori. A ciò si aggiunge la grave disomogeneità nell' erogazione dei Livelli essenziali di assistenza in salute mentale e, dunque, il raggiungimento di standard di qualità confrontabili nelle varie realtà regionali, come dimostrano i report annuali del Servizio informatico della salute mentale pubblicati dal ministero della Salute negli ultimi tre anni". Nonostante le criticità, la psichiatria e il territorio vantano diversi punti di forza.

"Occorre valorizzate le buone pratiche esistenti a livello locale, favorendo il confronto, l' accreditamento tra pari e forme di collaborazione, e programmare a livello nazionale e regionale finanziamenti per la realizzazione di interventi integrati con l' impiego congiunto di risorse sanitarie, sociali, finalizzate all' inclusione dei pazienti dei Dipartimenti di Salute Mentale e dei loro familiari, nonché delle associazioni che li rappresentano, nel tessuto sociale in una logica di empowerment", conclude Zanalda.

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