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Il diabete cresce al Sud e tra gli anziani

Diabetologia Redazione DottNet | 14/11/2019 12:19

Intervista con il prof. Edoardo Guastamacchia (AME): più colpite Calabria, Campania e Basilicata a causa di abitudini alimentari errate, maggiore sedentarietà e condizioni economiche

Intervista con il prof. Edoardo Guastamacchia (AME): più colpite Calabria, Campania e Basilicata a causa di abitudini alimentari errate, maggiore sedentarietà e condizioni economiche

Se proviamo a tracciare un profilo del soggetto diabetico possiamo notare che a rischio sono in prevalenza soggetti over 65 e, negli ultimi anni, sono aumentati i casi al sud, in particolare Calabria, Campania e Basilicata. Questo fenomeno è spiegabile sia dall’aumento dell’età media della popolazione e dell’aspettativa di vita che da abitudini alimentari errate, maggiore sedentarietà e condizioni economiche meno abbienti. A fare il quadro della malattia, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete è stato il Professor Edoardo Guastamacchia Presidente di AME-ETS (Associazione Medici Endocrinologi) che accende i riflettori su una patologia silente che spesso è trascurata. Sono circa 5 milioni gli italiani affetti da diabete. Di questi 4 milioni sono consapevoli e oltre 1 milione ignari di avere la malattia. “Esiste un 20 percento di diabete misconosciuto – spiega Guastamacchia – e circa 10 milioni di soggetti che hanno una forma di prediabete. Di questi, secondo le stime di ARNO, due milioni, evolveranno verso una forma di diabete conclamato.

Quali sono allora i sintomi a cui prestare attenzione  e che denotano l’insorgenza della malattia?

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Il diabete più diffuso è quello di tipo 2, chiamato anche mellito. il diabete mellito tipo 2 ha un’alta prevalenza fra i soggetti anziani − chiarisce Edoardo Guastamacchia, presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi − e circa il 65% dei pazienti diabetici è ultrasessantacinquenne, ma suo trattamento in questi soggetti rimane ancora non ben definito. Eppure è noto che la patologia diabetica accelera i meccanismi dell’aterosclerosi, dell’invecchiamento e quindi il rischio di fragilità e disabilità. Per riconoscere il diabete mellito di tipo 2 occorre  non sottovalutare alcuni disturbi come: frequenti minzioni durante il giorno (polliuria) o la notte (nicturia), sete eccessiva (polidipsia), debolezza ingiustificata (astenia), fame eccessiva (polifagia), alterazione della sensibilità di mani e piedi, infezioni genitali ed urinarie. Questi sintomi devono essere manifestati al medico di famiglia che provvederà a fare degli accertamenti su glicemia, emoglobina glicata e curva da carico orale di glucosio per confermare la diagnosi.

Quali possono essere le conseguenze di un diabete trascurato, soprattutto in giovane età?

Un diabete non adeguatamente trattato può portare a delle complicanze gravi, micro e macro-vascolari, tra cui retinopatia diabetica che può evolvere in cecità; insufficienza renale, neuropatia diabetica sia somatica che neurovegetativa (alterazione della sensibilità degli arti inferiori, diarrea notturna, incontinenza urinaria, deficit erettile ed eiaculazione retrograda). Altrettanto gravi sono le conseguenze macro-vascolari: dall’infarto del miocardio, all’ictus ischemico, fino all’arteriopatia degli arti inferiori.

Convivere bene con il diabete è possibile, in che modo?

Lo stile di vita corretto è fondamentale per una convivenza serena con la malattia. Oltre alla terapia farmacologica è fondamentale seguire una dieta equilibrata, praticare attività fisica, astenersi dal fumo. Trattandosi poi di una malattia cronica è importante oltre al costante monitoraggio dell’endocrinologo, anche un supporto psicologico per affrontare i momenti più difficili, ed è quanto anche noi come Associazione Medici Endocrinologi facciamo quotidianamente per cercare di monitorare quel 6,34% di italiani che devono convivere con la patologia.

In campo farmacologico, quali sono le novità per la cura del diabete?

La ricerca ha fatto grandi passi avanti, oggi esistono nuovi farmaci che si possono suddividere in due grandi categorie: Agonisti del ricettore del GLP-1 che devono essere utilizzati precocemente in pazienti che evidenziano uno o più fattori di rischio quali ipercolesterolemia, ipertensione, obesità e familiarità. La maggior parte di questi farmaci presenta capacità di prevenzione secondaria ed agisce su diversi aspetti fisiopatologici della malattia, con una riduzione degli eventi cardiovascolari e della progressione della malattia renale. La seconda importante categoria  è costituita dai glicosurici o inibitori del recettore trasportatore renale del sodio glucosio2 (SGLT2) che favoriscono l’eliminazione del glucosio e dei liquidi in eccesso, portando un miglioramento dello scompenso cardiaco e riducendo l’evoluzione della malattia renale.

La ricerca in che direzione sta andando?

“Oltre ai farmaci, molte novità sono di tipo tecnologico, come i microinfusori, ovvero apparecchi che migliorano nettamente la qualità della vita dei pazienti e che avranno come ultimo obiettivo la realizzazione di un pancreas artificiale in grado di mimare la condizione fisiologica dei soggetti sani. Un’altra reale rivoluzione nella terapia diabetica è rappresentata dai sensori glicemici che rivelano, nelle 24 ore, tutte le variazioni glicemiche che non si potrebbero rilevare con i glucometri attuali; infatti numerose sono le ipoglicemie che nelle 24 ore possono non essere avvertite dai pazienti con conseguenze, a volte, di grande importanza clinica. Infine, nuove frontiere si apriranno con la telemedicina che permette di operare in remoto, utilizzando i dati del paziente e suggerendo così modifiche nelle terapie, fino ad arrivare un futuro, ormai prossimo, all’impiego dell’intelligenza artificiale”.

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