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Meno di un italiano su due fa lo screening colon-retto

Oncologia Redazione DottNet | 20/11/2019 17:20

"Questo risultato insoddisfacente è soprattutto dovuto alla inadempienza delle regioni meridionali che invitano neanche il 45% della propria popolazione"

Meno di un italiano su due partecipa alle campagne di screening per il cancro del colon-retto. E' questa la fotografia presentata nel corso del Forum istituzionale "ColOn Action!" realizzato al Senato da EuropaColon Italia, neonata associazione di medici e pazienti.   Un evento che ha avuto tre ospiti di eccezione: Rossella Brescia (che ha assistito il padre colpito dalla patologia), Stefania Sandrelli (che ha avuto il fratello con questo tumore) e Massimo Dapporto (che grazie alla prevenzione ha scoperto alcuni polipi che, spiega, "sarebbero potuti diventare tumori"). "ColOn Action! è una richiesta di attenzione e di aiuto alle istituzioni nazionali e comunitarie sulla necessità di fare un passo avanti deciso nella lotta contro il cancro del colon-retto, grazie ad una maggiore adesione ai programmi di screening", dice Roberto Persiani, presidente di EuropaColon Italia.

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Per Claudio D'Amario, della direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, "complessivamente in Italia viene invitato ad eseguire lo screening il 76% della popolazione target con un'adesione al 42%. Questo risultato insoddisfacente è soprattutto dovuto alla inadempienza delle regioni meridionali che invitano neanche il 45% della propria popolazione che, d'altra parte, aderisce per meno del 30%". Secondo i dati Passi il tasso di adesione è del 69% in Nord Italia, del 35% al Centro e solo del 26% al Sud. Proprio per la scarsa adesione agli screening, l'87% dei pazienti in Europa è diagnosticato quando il tumore è già al II° e al III° stadio e solo il 13% dei pazienti europei riceve la diagnosi al I° stadio contro il 20% di quelli italiani. Un incremento dal 13 al 50% di diagnosi di tumore al I° stadio si tradurrebbe, secondo stime, in 130.000 vite salvate ogni anno e in un sensibile aumento del numero dei pazienti con un'aspettativa di sopravvivenza al 90%. Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha parlato della necessità di "migliorare la risposta" alle campagne di screening. La partecipazione, dice, "è un problema culturale" che "può essere vinto con l'aiuto delle Regioni, entrando nelle case delle persone"

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