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Si passa la soglia dei 100mila contagi, boom dei guariti in 24 ore

Sanità pubblica Redazione DottNet | 30/03/2020 21:27

Diminuicono i malati. Conte pronto alla proroga del blocco, il nodo resta il reddito di emergenza

Di riaprire il Paese, almeno in parte, se ne riparlerà dopo Pasqua. Anche se l'incremento dei malati continua a far segnare una flessione e anche se nelle ultime 24 ore c'è stato un boom di guariti, il maggiore dall'inizio della crisi con 1.590 persone che hanno sconfitto il coronavirus. A 40 giorni dall'inizio dell'emergenza l'Italia supera i centomila contagiati e si appresta dunque ad affrontare almeno altri 20 giorni con le 'misure di contenimento' e i divieti negli spostamenti confermati e pienamente operativi.

Tocca al capo della protezione civile Angelo Borrelli e al presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli confermare quello che ormai è chiaro da giorni a tutti e che il Consiglio dei Ministri ufficializzerà mercoledì o al massimo giovedì. Come ha confermato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza. D'altronde la scelta è obbligata: i numeri che ogni giorno vengono forniti dalle Regioni alla Protezione civile dicono infatti che è proprio grazie a quei provvedimenti che il calo del contagio si sta consolidando. E dunque sarebbe impensabile cambiare ora. "Stiamo andando nella direzione giusta e non dobbiamo minimamente cambiare strategia" sintetizza Locatelli. I numeri, dunque: se il dato sulle vittime continua ad essere impressionante - dopo le 756 di domenica, nelle ultime 24 ore sono morte altre 812 persone - quelli sull'incremento dei malati e sui ricoveri in terapia intensiva fanno ben sperare.

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I nuovi positivi sono 'solo' 1.648, meno della metà rispetto a domenica, mentre i nuovi ingressi nei reparti intensivi sono 75 (domenica erano 50), dei quali appena 2 in Lombardia. Ed è proprio dalla regione più colpita che arriva un altro numero considerato 'buono' dagli esperti. Per la prima volta da quando a Codogno è stato scoperto il 'paziente uno', cala la crescita dei malati: domenica erano 25.392 tra ricoverati in ospedale, in terapia intensiva e in isolamento domiciliare, oggi sono 25.006, dunque 386 in meno. Non solo: anche il Friuli Venezia Giulia e l'Umbria fanno registrare rispettivamente 32 e 63 malati in meno. Insomma, la curva del contagio non corre più come prima. "Dal 20 marzo - conferma Borrelli - siamo passati da un incremento giornaliero dell'11%" dei malati "ad uno del 2%". Negli ultimi 4 giorni, dice Locatelli, il numero dei ricoverati, "è sceso dal 5% all'1% e quello dei positivi dal 7 all'1%".

Ma per consolidare questo trend, agli italiani si chiedono ancora sacrifici. Tanti e per lungo tempo. Anche per prevenire che esplodano focolai nelle regioni del sud. "Siamo categorici - dice Borrelli - Se vogliamo vincere il virus dobbiamo stare a casa, evitare occasioni di contatto e rispettare le misure del governo. Solo così torneremo ad uscire il prima possibile". Quando sia questo 'prima possibile', né Borrelli né Locatelli né il governo lo indicano. Ma non è certo per le vacanze pasquali. "Riaprire il paese anche scaglionato? Parliamone dopo Pasqua" risponde senza fronzoli il presidente del Consiglio superiore di sanità ricordando che in ogni caso è una decisione che spetta alla politica. E non potrebbe essere altrimenti vista la necessità di contemperare due diverse esigenze, la tutela della salute e la tenuta del sistema economico. Un dato certo però c'è.

Quello per tornare alla normalità non sarà un "processo dal niente al tutto" ma "sarà graduale" sottolinea Locatelli rispondendo anche agli appelli arrivati da più parti affinché almeno ai bambini sia consentita la possibilità di avere un'ora d'aria. "Sappiamo che si fa fatica a trattenerli in casa, hanno molta voglia di socialità e di gioco. Lo abbiamo ben presente e non c'è dubbio che appena sarà possibile riconsidereremo queste misure. Ma per il momento abbiamo la priorità di mettere un freno a questa situazione". Aspettare ancora, dunque. Stare in casa. E dopo, comunque, convivremo per mesi con comportamenti che fino al 20 febbraio ci sembravano impensabili: il distanziamento sociale, l'impossibilità di abbracciare e baciare le persone care, l'andare in un supermercato indossando la mascherina".

Proroga dei blocchi: si riaprirà con gradualità

Le buone notizie che arrivano sul trend dei nuovi contagi non sembrano cambiare di una virgola le intenzioni di Giuseppe Conte: il premier ormai è pronto ad annunciare la proroga dei blocchi. Probabilmente l'annuncio del nuovo Dpcm seguirà a un Consiglio dei ministri che, secondo fonti di governo, potrebbe tenersi mercoledì o giovedì. Più difficile, ma non del tutto escluso, che avvenga domani. E, nel frattempo, il governo lavora per accelerare sul decreto aprile dove si affaccia, con una certa nettezza, la proposta di un reddito di emergenza. Ma, sulla misura caldeggiata in primis dal Movimento 5 Stelle il rischio è che si apra una nuova frattura interna all'esecutivo. Il piano di Palazzo Chigi prevede innanzitutto di attuare la proroga delle chiusure previste per il 3 aprile.

Dovrebbe essere una proroga senza deroghe mentre qualche ombra c'è ancora sulla nuova data finale delle restrizioni. Il range ritenuto in queste ore più probabile è quello che va dal 15 al 18 aprile. Dopo Pasqua comunque, come indicato dal Comitato scientifico con cui sia Conte sia il ministro della Salute Roberto Speranza sono in costante contatto. Il premier vuole seguire la stessa via percorsa per la messo in campo delle chiusure: quella della gradualità. E il comparto che potrebbe beneficiare delle prime aperture potrebbe essere quello delle attività produttive per cui la serrata, spiega Conte a El Pais, "non potrà durare molto". Ma la prudenza è d'obbligo. "Chiedere la riapertura di aziende, scuole, uffici, renderebbe vani gli sforzi fatti e sarebbe un insulto a chi ha lottato fino alla fine ma non ce l'ha fatta", frena il ministro Federico D'Inca'. Il Dpcm non necessita dell'ok del Cdm ma è possibile che sia sul tavolo della riunione prevista questa settimana. Sarà quello un momento anche per fare un primo, importante, giro d'orizzonte sul decreto aprile. L'imperativo del governo è trovare liquidità per imprese, autonomi, lavoratori.

E, in queste ore, acquista concretezza la misura di un reddito di emergenza ad hoc per chi ha subito, economicamente, la crisi coronavirus. A cominciare da precari, stagionali e lavoratori in nero. "Servono i tre miliardi e procedure semplificate in modo da poterlo erogare in pochissimo tempo", spiega la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo in un'intervista a Huffington Post. Parallelamente nel governo si fa avanti l'idea della semplificazione di alcuni requisiti - a cominciare da quelli immobiliari - per ottenere il reddito di cittadinanza. "Per il reddito di emergenza stanzieremo il necessario", spiega il Dem Antonio Misiani, viceministro al Mef. Ma la misura rischia di innescare nuove tensioni nel governo. Perché al pressing M5S si contrappone la trincea di Iv. "Estendere il reddito è una visione assistenzialista miope. La misura sociale più urgente e giusta è quella di riaprire le aziende per non far partire i licenziamenti", sottolinea Matteo Renzi.

Favorevole al rem è LeU mentre l'opposizione resta alla finestra. Centrodestra che, questa settimana (forse già domani), sarà a Palazzo Chigi per incontrare Conte sul dl aprile. "La nostra proposta non ha nulla a che fare con il reddito di cittadinanza", precisa Antonio Tajani di FI. Di certo, sul dl, Conte difficilmente potrà attendere l'Ue ed è pronto a fare nuovo deficit. Ma la battaglia con i falchi di Bruxelles è solo rimandata e il pressing dell'Italia su bond che finanzino il post-crisi è costante. "Gli istinti nazionalisti, in Italia ma anche in altri Paesi, saranno molto forti se l'Ue non sarà all'altezza", spiega Conte. E il suo appare, soprattutto, come un avvertimento alla cancelliera Angela Merkel, sponda del premier fino allo scoppiare dell'emergenza pandemica.

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