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L'apprendimento "statistico" facilita la lettura

Neurologia Redazione DottNet | 02/04/2020 19:25

Ricerca Sissa, il cervello è capace di associare eventi vicini

Il merito per una buona lettura è dell'apprendimento statistico, ovvero della capacità del cervello di associare eventi vicini nel tempo, in questo caso le lettere. E' quanto mira a dimostrare uno studio avviato nel 2016 da un team di ricercatori della Scuola internazionale di Studi Superiori avanzati (Sissa) di Trieste e che ora si sta avviando alle battute finali.  Il progetto, sostenuto dal Consiglio europeo della Ricerca, è uno dei prestigiosi Grant che la Scuola si è aggiudicata negli anni. "Parte da una domanda apparentemente banale - spiega Davide Crepaldi, neuroscienziato cognitivo - che è appunto 'come facciamo a essere così bravi lettori'.

La lettura è stata inventata 'poco tempo fa' nella storia dell'umanità, quindi è poco probabile che sia una capacità evoluta biologicamente, come vogliono i cardini darwiniani. Si tratta dunque di una capacità culturale, un'invenzione che un uomo intelligente ha messo in piedi. Non avendo dunque il cervello strutture dedicate, è sorprendente che tutti gli esseri umani che si cimentano con la lettura poi diventano bravissimi lettori, salvo eccezioni rare". Qual è il segreto? Secondo la ricerca, che impegna un team di una decina di persone a tempo pieno, per leggere "il cervello ricicla delle capacità di apprendimento statistico che ha evoluto biologicamente nel corso dei millenni. Il cervello è in grado di tracciare correlazioni fra cose nel mondo che lo circonda. Se due eventi avvengono vicini nel tempo il cervello tende ad associarli. L'idea è che questo venga applicato alla lettura con l'associazione di lettere". Nel caso dell'italiano "quando il cervello vede una 'b', predice quello che verrà dopo: più probabile una 'a' che una 'z'. Questa è l'arma segreta del cervello: cogliere associazioni di lettura e la lettura diventa un processo meno passivo".  Nel corso della ricerca sono stati eseguiti diversi esperimenti: "Si è chiesto ad esempio a soggetti di imparare un lessico artificiale in laboratorio.

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Nel caso della lingua italiana, la parola inventata 'pafo' è più probabile per associazione di lettere della parola 'purl'" e si apprende più facilmente. "In altri casi abbiamo preso dati nel cervello usando l'elettroencefalografia e la magnetoencefalografia durante la lettura", aggiunge. Il progetto continua fino alla seconda meta 2021. "Abbiamo già pubblicato interventi a convegni e adesso stiamo finalizzando i primi articoli scientifici". La teoria sarà dimostrata? "Abbiamo ottenuto abbastanza prove che questa teoria abbia un senso, ma rimangono aperte - conclude - alcune domande, come ad esempio capire quali sono le parti del cervello che si occupano di questa associazione". 

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