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Il coronavirus è nell'aria, l'Oms valuta l'uso delle mascherine

Infettivologia Redazione DottNet | 03/04/2020 20:59

Esperti divisi. Capua, non è esclusa la propagazione dai condizionatori

Non solo le grandi gocce che si liberano con tosse e starnuti: le particelle di coronavirus possono viaggiare nell'aria anche sulle gocce molto più piccole e leggere che si emettono respirando e parlando e che sono in grado di raggiungere distanze fino a 1,8 metri. A riaccendere un dibattito scientifico che prosegue da settimane è l'Accademia Nazionale delle Science degli Stati Uniti, con una lettera indirizzata al capo delle politiche scientifiche della Casa Bianca. Sempre negli Stati Uniti, ha citato gli ultimi dati in questa direzione anche l'immunologo Anthony Fauci, direttore dell'istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases). La virologa Ilaria Capua, dell'Università della Florida ha detto che "non possiamo escludere il propagarsi del coronavirus dai condizionatori".

Trovare una risposta attendibile è importante perché da questa potranno dipendere le future misure di prevenzione. Per esempio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) potrebbe rivedere le sue raccomandazioni sull'uso delle mascherine alla luce di nuove evidenze scientifiche, come ha detto alla Bbc l'infettivologo David Heymann, ex direttore dell'Oms che nel 2003 coordinò la risposta dell'organizzazione alla Sars e che oggi presiede il gruppo di consulenti dell'Oms chiamato a esprimere un parere sulla necessità che un maggior numero di persone indossi la mascherina. "L'Oms - ha detto - sta riaprendo la discussione, esaminando le nuove prove per vedere se dovrebbe esserci un cambiamento nel modo in cui consiglia l'uso delle mascherine". In attesa di fare chiarezza, le posizioni all'interno della comunità scientifica restano discordi. Per il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, non ci sono al momento evidenze che il nuovo coronavirus circoli nell'aria.

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Questa via era nota in determinati contesti, come quelli sanitari, ma al momento la letteratura scientifica indica che le principali vie diffusione del virus sono quelle per droplet e per contatto. Dello stesso avviso l'epidemiologo Giovanni Rezza (nella foto), dell'Iss. Certamente se i dati sulla trasmissione per via aerea e su distanze maggiori rispetto a quella di sicurezza di un metro finora raccomandata, sarà necessario rivedere le regole. Si rafforzerebbe, per esempio, la tesi che tutte le persone dovrebbero indossare le mascherine in pubblico per ridurre la trasmissione del virus. Non sono pochi gli studi che indicano questa più ampia capacità di trasmettersi del SarsCoV2. Ad accendere il dibattito, era stato in marzo lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, secondo cui il virus può sopravvivere fino a tre ore nell'aria e nelle goccioline di saliva.

Più recentemente il Massachusetts Institute of Technology (Mit) ha confermato il dato sulle distanze più ampie che le goccioline sospese nell'aria possono percorrere. Harvey Fineberg, capo della commissione permanente sulle malattie infettive permanenti dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti e autore della lettera alla Casa Bianca, cita lo studio dell'università del Nebraska condotto in 11 stanze di isolamento nelle quali erano ricoverati pazienti con la Covid-19 e dove sono stati trovati campioni dell'Rna del virus a oltre 1,8 metri dai pazienti. Dati analoghi emergono da studi condotti a Hong Kong nei primi anni 2000 dopo l'epidemia di Sars e sempre l'Università di Hong Kong ha riscontrato, più recentemente, la presenza di coronavirus, virus dell'influenza e rhinovirus nel respiro di bambini e adulti. 

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