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Coronavirus: in difficoltà chi ha tumori e problemi di cuore

Ematologia Redazione DottNet | 28/04/2020 19:10

Complicato accedere alle cure. Per molti c'è la paura di andare in ospedale

L'epidemia di Covid-19 sta creando difficoltà anche in altri settori della salute: molti pazienti colpiti da malattie come tumori o patologie cardiovascolari (una persona su 6 in Italia) hanno difficoltà a seguire le terapie. I problemi, hanno spiegato diversi esperti durante una conferenza stampa virtuale organizzata dalla Fondazione "Insieme Contro il Cancro", nascono sia nelle strutture ospedaliere che dagli stessi pazienti, che hanno paura a frequentare gli ospedali.   Anche per il fatto che questo tipo di patologie pre-esistenti aumenta il rischio di conseguenze gravi per l'infezione da Sars-CoV-2.

"La pandemia causata dal Covid-19 ci ha obbligati a sospendere alcune attività assistenziali tra le meno urgenti ed a riformulare percorsi e routine consolidati nella pratica clinica quotidiana - spiega Francesco Cognetti (nella foto), Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore di Oncologia Medica al Regina Elena di Roma -. Molti pazienti hanno sospeso il trattamento: circa il 15% lo ha fatto per scelta, per paura di frequentare gli ospedali. Molti non sono stati sottoposti a chirurgie importanti perché le terapie intensive sono piene. Si rischiano danni molto seri, devono riprendere gli screening, deve riprende l'organizzazione oncologica su nuove basi". 

Gli esperti chiedono alla Istituzioni di considerare le specifiche esigenze dei pazienti colpiti da neoplasie e cardiopatie per definire percorsi specifici, in vista della cosiddetta 'fase 2'.   Gli stessi timori dei pazienti oncologici sono molto diffusi anche in chi ha malattie del cuore: si è registrata una riduzione superiore al 50% dei ricoveri per infarto. E sono in calo di circa un terzo le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco e disfunzione di pacemaker e defibrillatori.  "È molto delicata la condizione delle persone con patologie cardiovascolari, che raggiungono i 7,5 milioni nel nostro Paese - sottolinea Ciro Indolfi, Presidente Società Italiana Cardiologia (SIC) e ordinario di Cardiologia all'Università Magna Grecia di Catanzaro -. In presenza dei primi sintomi di un problema coronarico, ad esempio un dolore di tipo costrittivo al torace, è opportuno rivolgersi al sistema dell'emergenza 118, perché gli ospedali hanno attivato percorsi separati per ridurre il rischio di infezione".  

"La tempestività dell'intervento può fare la differenza fra la vita e la morte - prosegue Indolfi -. Ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento di un infarto miocardico grave, la mortalità aumenta del 3%, e un intervento successivo ai 90 minuti dall'esordio dei sintomi può addirittura quadruplicare la mortalità. Ecco perché servono linee di indirizzo nella fase 2 anche per i cardiopatici".

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