Molte perplessità dagli esperti: i pazienti coinvolti nello studio sono 285, un numero esiguo per sollevare entusiasmi incondizionati
E' una buona notizia, quella che per la prima volta indica, dati alla mano, che i malati di Covid-19 sviluppano gli anticorpi: dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine e condotta in Cina dalla Chongqing Medical University, emerge che nel 100% dei casi osservati sono stati prodotti gli anticorpi. E' vero, però, che i pazienti coinvolti nello studio sono 285: un numero ancora troppo piccolo per sollevare entusiasmi incondizionati. Di qui la reazione prudente del mondo scientifico. "E' una buona notizia, ma non sappiamo ancora se gli anticorpi siano protettivi", ha osservato l'epidemiologo Giovanni Rezza, dell'istituto Superiore di Sanità (Iss).
Analoga la perplessità dello pneumologo Luca Richelli, del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute per l'emergenza SarsCoV2: "c'è la speranza che, come accade in altre malattie virali, dagli anticorpi ci sia almeno una temporanea protezione prima di una reinfezione e che questo possa consentire di guadagnare tempo fino a quando non saranno disponibili farmaci specifici e il vaccino".
La ricerca, guidata da Ai-Long Huang, indica che tutti i 285 pazienti studiati avevano sviluppato gli anticorpi specifici per il virus dopo circa 17-19 giorni dalla comparsa dei sintomi, mentre quelli con gli anticorpi IgM, che si attivano subito quando l'organismo entra in contatto con una nuova infezione, erano il 94,1%, dopo 20-22 giorni dall'inizio dei sintomi. Nelle prime 3 settimane dalla comparsa dei sintomi, c'è stato dunque un aumento di entrambi i tipi di anticorpi, anche se quelli IgM hanno mostrato un lieve calo nella terza settimana. Non sono stati invece trovati legami tra le caratteristiche cliniche di ogni malato e il diverso livello di anticorpi.
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