Canali Minisiti ECM

Il testosterone ormone-sentinella per il Covid-19 nel maschio

Andrologia Redazione DottNet | 04/05/2020 12:37

Misurare l’ormone maschile può offrire delle informazioni utili per la prevenzione e il trattamento dell’infezione da Coronavirus, sia nel caso lo si trovi ridotto sia nel caso in cui funzioni troppo

Il Covid-19 colpisce più gli uomini delle donne. Lo dimostrano diversi studi in cui si è evidenziato che circa il 60% delle persone colpite dal virus è di sesso maschile. Ma qual è il motivo di questa differenza di genere? Secondo un’analisi condotta dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista scientifica "Metabolism", la risposta è da cercare in un particolare tipo di ormone: il testosterone. 

“In questa nostra ipotesi di lavoro abbiamo affrontato il problema del testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, che può essere più basso o più alto con un ampio range di variazione nella popolazione maschile – spiega Paolo Pozzilli (nella foto) professore ordinario di endocrinologia all'Università Campus Bio-Medico di Roma e direttore di endocrinologia e diabetologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – in particolare, sappiamo che i livelli di testosterone diminuiscono con l’età: per cui i soggetti anziani, ossia quelli più colpiti dal Coronavirus, sono anche quelli con più basso testosterone”.  

pubblicità

Come si legge in questo lavoro, bassi livelli di testosterone possono causare una riduzione dell’attività dei muscoli respiratori, della loro forza complessiva e della capacità di esercizio, mentre la normale circolazione di questo ormone maschile mostra un effetto migliorativo della respirazione. Inoltre, con testosterone basso nel sangue si osserva un aumento dei processi infiammatori che sono associati con un aggravamento della prognosi dell’infezione da Covid-19.

"D’altro canto anche un eccesso di attività androgenica potrebbe essere nociva - dichiara Andrea Lenzi professore ordinario di endocrinologia della Sapienza e coordinatore dell'area endocrino metabolica e andrologica del Policlinico Umberto I – in quei soggetti in cui il testosterone funziona troppo, cioè dove esiste una differente capacità del suo recettore di trasmettere il proprio segnale. Proprio poiché una delle proteine che serve al virus per entrare nelle cellule, denominata TMPRSS2, è molto sensibile agli androgeni, oggi vi è grande attenzione per l’azione dell’ormone maschile nei meccanismi d’ingresso del virusInfatti, questa proteina, regolata dal testosterone e per questo già studiata nella patologia neoplastica della prostata, potrebbe in futuro diventare un possibile target terapeutico nei maschi affetti da infezione COVID-19".

Commenti

I Correlati

"Tenere alti livelli di biosicurezza anche dopo la vaccinazione"

Il pericoloso patogeno scatena un'infezione potenzialmente mortale

Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, "se non arriveremo a una vera e propria endemia, potremo sicuramente avere focolai molto più consistenti rispetto al passato"

Giornata mondiale. All'Inmi test per chi viene da America latina

Ti potrebbero interessare

Andrologi, con l'età che avanza si riduce la qualità del seme

Conoscere per non avere dubbi, aspettative sbagliate o imbarazzi: per aiutare i giovani ad avere una vita sessuale sana e appagante, gli esperti consigliano che si cominci a parlare di sesso presto

Greco (SIdR): "causa anche patologie a livello andrologico"

Palmieri: "Quello che possiamo fare come società scientifica è evitare che la coppia si rivolga a noi, in particolare il maschio, intorno ai 40-50 anni di età, quando ormai è difficile poter fare qualcosa”

Ultime News

Sin dal momento della diagnosi di neoplasia, la presa in carico nutrizionale rappresenta uno degli snodi cruciali del percorso di cura: più di un paziente su due (51%), alla prima visita oncologica, riporta infatti dei deficit nutrizionali e quasi un

"Nello specifico riteniamo che sia utile emettere solo il certificato che documenta l’inizio dell’infortunio, ritendo pertanto non necessario né appropriato il rilascio di altre certificazioni successive"

Di Silverio: "Questa riforma rappresenta a nostro avviso un tentativo di ulteriore parcellizzazione basata sulla spesa storica nella logica del povero sempre più povero e ricco sempre più ricco"

Il punteggio medio (in una scala da 0 a 10) per i medici è passato da 7,3 nel 2021 a 6,9 nel 2023 e, analogamente, per il personale sanitario non medico da 7,2 a 6,8