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Ecm, tutti contro il Decreto: penalizzate alcune categorie

Professione Redazione DottNet | 09/06/2020 19:08

Intervengono Fp Cgil e l'Associazione provider contro il provvedimento che avvantaggia solo medici, infermieri, odontoiatri e farmacisti

“Professioni sanitarie e Ecm, ancora un intervento normativo caratterizzato da superficialità e scarsa conoscenza del mondo delle professioni sanitarie”. Così la Fp Cgil commenta la decisione di approvare un emendamento, confluito nel maxiemendamento, al decreto Scuola, “che assolve dall'obbligo formativo (Ecm) soltanto alcune delle professioni sanitarie, riconoscendo loro come maturati i 50 crediti obbligatori previsti per l'anno 2020, anche senza aver effettivamente frequentato corsi”.

Per il sindacato si tratta di “una decisione non condivisibile e che denota superficialità e improvvisazione. L'esclusione dall'obbligo Ecm per il 2020 dei soli medici e odontoiatri, infermieri, farmacisti e veterinari, cioè delle sole professioni sanitarie menzionate nella legge del 1992 che ne istituiva l'obbligo, dimenticandosi di tutti quei professionisti effettivamente impegnati sul territorio per la gestione dell'emergenza e ricompresi nella normativa vigente sull'obbligo Ecm,”.

Non vogliamo pensare - prosegue la Fp Cgil - che questa dimenticanza sia dovuta alla sola volontà di riconoscere una sorta di ‘premio’ soltanto a quei professionisti dichiarati eroi loro malgrado, perché questo, di fatto, tralascia tutte le altre professioni sanitarie istituite con la legge 3/2018, quali ad esempio le Ostetriche, le professioni tecnico sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione oltre a Chimici, Fisici, Biologi e Psicologi. Inoltre i criteri che gli enti dovranno applicare per decidere a quali lavoratori riconoscere il beneficio degli Ecm maturati sono totalmente generici, con la conseguenza che, come al solito, avremo decine di modalità diverse di riconoscimento”. Per tutti questi motivi, conclude la Fp Cgil, “chiediamo che all'interno del prossimo decreto-legge si intervenga per riconoscere l'esclusione per il 2020 dall'obbligo formativo anche alle altre professioni sanitarie”.

Sull'argomento interviene anche l’Associazione Provider FORMAZIONE NELLA SANITA’ che apprende con stupore e preoccupazione la decisione, inserita nel Decreto Scuola e diventata legge il 6 giugno scorso, di  ‘regalare’ 50 crediti ai medici, infermieri, odontoiatri e farmacisti per il Covid-19.

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«Tale emendamento, – dichiara Simone Colombati presidente dell’Associazione – oltre ad essere incostituzionale, poiché tale materia è demandata alle Regioni, è errato sotto molteplici profili. Innanzitutto, assegnare 50 crediti agli operatori sanitari che hanno lavorato durante il Covid-19 oltre ad essere un concetto espresso male, fa passare il principio che l’aggiornamento continuo sia un qualcosa di inutile per la professione e quindi possa essere regalato come un bonus in busta paga o un giorno di ferie. Altro, ed eticamente più corretto, sarebbe la conversione di parte dei crediti formativi di chi ha lavorato in un ospedale Covid in formazione sul campo».

Da mesi l’Associazione Provider chiede invano di essere ascoltata mentre assiste ad un susseguirsi di proroghe dei termini, bonus e regali di crediti che stanno svilendo l’importanza dell’aggiornamento continuo. Domani si riunirà la Commissione ECM per dare attuazione alla legge. L’Associazione Provider sta sensibilizzando tutti gli interlocutori istituzionali a livello politico ed ordinistico affinché almeno si deliberi che questo “regalo” di crediti, avvenga previa la presentazione di una certificazione attestante l’effettivo lavoro connesso con l’emergenza Covid. Si fatica a capire infatti, per quale motivo un medico che lavora in un luogo poco colpito dal virus o che abbia temporaneamente interrotto la sua attività non abbia potuto o possa ancora aggiornarsi.

Peraltro, i dati di fruizione di eventi formativi hanno subito un’impennata in questi mesi di lockdown proprio a testimoniare il fatto che pochi operatori sanitari sono stati effettivamente coinvolti nell’emergenza ed anche che gli altri hanno trovato utile alla loro professione aggiornarsi a distanza. I corsi Fad accreditati da gennaio a maggio 2020 sono oltre 3800 contro i 1500 dello scorso anno mentre i residenziali sono scesi da 32mila a 2600.  Peraltro, gran parte di questi eventi formativi in modalità Fad sono fruibili gratuitamente.

I provider, sempre più impegnati per offrire aggiornamenti formativi di qualità, stanno investendo in tecnologie e piattaforme digitali per convertire la loro offerta da residenziale a distanza. Questa legge li metterà definitivamente in ginocchio. Sono previste chiusure e licenziamenti per un comparto di oltre 1500 aziende con decine di migliaia di occupati tra diretto e indotto.

In ultima analisi, si stima che l’ Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) perderà a causa di questa decisione almeno 9 milioni di euro di introiti provenienti dai provider.

In Italia sono accreditati 1.128 Provider, di cui 783 rappresentati da Società, Agenzie ed Enti privati e 579 Provider ECM esclusivamente FAD di cui 413 gestite da Società, Agenzie ed Enti privati. «Riteniamo dunque, conclude l’Associazione, che questo provvedimento danneggi un intero comparto e svilisca l’importanza della formazione per le professioni sanitarie previste per legge».

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