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Stati Generali dell’Economia, Anelli (Fnomceo): “Ecco il nostro Piano Marshall per il rilancio del SSN”

Fnomceo Redazione DottNet | 22/06/2020 12:03

Occorrono risorse e riforme. Tra gli obiettivi, lo sblocco del turnover, il ricambio generazionale, l’azzeramento dell’imbuto formativo, l’edilizia sanitaria, il sostegno ai liberi professionisti. E, per il territorio, “entrare nell’era del post-dist

Occorrono risorse e riforme. Tra gli obiettivi, lo sblocco del turnover, il ricambio generazionale, l’azzeramento dell’imbuto formativo, l’edilizia sanitaria, il sostegno ai liberi professionisti. E, per il territorio, “entrare nell’era del post-distretto”, con i team professionali multidisciplinari.

Un piano straordinario, in otto punti, per rafforzare e rilanciare il Servizio sanitario nazionale dopo la fase acuta della pandemia di Covid-19 e, nel contempo, assicurare un pari livello di assistenza in tutte le aree del paese. Un vero e proprio Piano Marshall per la Sanità, che richiede il reperimento di risorse e indica le direttrici lungo le quali impiegarle. A presentarlo, oggi a Roma a Villa Pamphilj, il Presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, intervenendo, insieme ai rappresentanti delle altre Professioni sanitarie e sociali, all’ultima giornata degli Stati generali dell’Economia.

La crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 può veramente diventare un’opportunità per cambiare le nostre strategie sulla sanità – afferma Anelli al termine dell’incontro -. Questo richiede un grande impegno in termini di investimento sui giovani, sui professionisti, sul capitale umano del nostro Servizio sanitario nazionale, ma anche sulle strutture, sugli ospedali. Richiede, soprattutto e prima di ogni altro intervento, una nuova concezione, una nuova organizzazione dell’assistenza, che consenta di far fronte a una pandemia senza stravolgere gli ospedali e mettere a rischio le cure ordinarie”.

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Ed ecco quindi, tra le priorità, lo sblocco del turnover, con un incremento e un ricambio generazionale del personale ospedaliero, l’aumento dei medici convenzionati sul territorio, l’azzeramento dell’imbuto formativo.

Secondo l’ultimo rapporto “State of Health in the EU”, più della metà dei nostri medici in attività ha un’età di oltre 55 anni; anche secondo i nostri dati l’età media è 51 anni, il che ci rende il paese europeo con i medici più anziani, visto che l’età media in Europa è di circa 38 anni denuncia Anelli -. E mentre i sindacati medici annunciano una carenza pari a 50mila tra specialisti e medici di medicina generale nei prossimi cinque anni, il numero dei laureati in Medicina ha superato le 20mila unità, a fronte di undicimila accessi previsti alle scuole di specializzazione. Mentre ancora non si conosce il numero delle borse per il corso in medicina generale, che noi riteniamo debbano essere mantenute, come negli ultimi due anni, a 2000”.

Necessari poi, secondo la Fnomceo, investimenti sull’edilizia sanitaria, che permettano la costruzione di nuovi ospedali, pensati per affrontare una crisi pandemica, con la separazione dei percorsi ‘sporchi’ e ‘puliti’ per i casi sospetti di Covid-19 e gli altri pazienti.

“L’epidemia di Covid-19 ha colto alla sprovvista i nostri ospedali – ricorda Anelli -; siamo stati costretti, almeno in una prima fase, a limitare gli accessi al pronto soccorso. Tanto che, anche in seguito, i cittadini, spaventati, non si sono più rivolti al pronto soccorso neppure quando avrebbero avuto, invece, necessità di cure urgenti. Tanti sono, ad esempio, gli infarti subclinici che i medici di medicina generale e i cardiologi stanno ora rilevando ex post. Siamo stati costretti a tirare su tende per il triage del Covid, e a riconvertire interi reparti, sottraendo risorse di personale e strumentali alle cure delle altre patologie. Questo non deve più accadere”.

Ma è anche e soprattutto sul territorio che si gioca la vera partita.

La Riforma - ter del Servizio sanitario nazionale, la Legge 229/1999, ha ormai più di vent’anni, ha mostrato tutti i suoi limiti e va assolutamente superata– spiega Anelli -. In particolare, va superata l’organizzazione del territorio a distretti, a silos, a favore di un’organizzazione dove i professionisti lavorino in team, con un’articolazione flessibile, una capillarità nell’assistenza e una sinergia di competenze. E l’assetto non deve essere verticale, gerarchico, con un generale, ufficiali, soldati semplici. Deve essere orizzontale, con equipe di professionisti che lavorino insieme, ognuno mettendo a disposizione le sue peculiari competenze, a pari livello. Né deve configurarsi, tra i professionisti ma neppure nei confronti del Servizio sanitario nazionale, un rapporto di dipendenza. E questo perché la libera scelta del cittadino sia orientata verso i professionisti e non verso la struttura. Tra gli spunti da salvare della Legge 299 c’è infatti quello della libera scelta del medico, che permette di instaurare quel rapporto continuativo di fiducia che è la base dell’alleanza terapeutica e che mette insieme l’assistenza ‘on demand’, nel momento della malattia, con la visione longitudinale dell’intera storia clinica e di vita del paziente e della sua famiglia, con ricadute positive in termini di prevenzione, di allungamento della vita, di miglioramento delle condizioni di salute”.

Ora il punto di riferimento dei cittadini devono essere i professionisti, insieme, con le loro competenze: medici di medicina generale, specialisti, infermieri, fisioterapisti, ostetriche, assistenti sanitari, supportati da altre figure di natura amministrativa – continua Anelli -. E i professionisti devono essere messi nelle condizioni – a livello di formazione, di aggiornamento, di strumentazione, infrastrutture e organizzazione – di poter fornire ai cittadini, sul territorio, ‘al letto del paziente’ o senza grandi spostamenti, tutti quei servizi, quelle prestazioni che possano migliorare la sua vita e la sua salute. Penso alla diagnostica di primo livello, da attuarsi con ecografie, elettrocardiogrammi, misurazione della concentrazione di ossigeno, anche in consulto, in loco o tramite la telemedicina, con gli specialisti; alle terapie iniettive, alle vaccinazioni, alle medicazioni, alla fisioterapia e alle terapie riabilitative in genere”.

“Questo serve alle cure primarie: mettere insieme i professionisti, dando loro maggior forza, strumenti più efficaci e potenti – conclude -. Un processo suggerito anche dall’Ocse e in parte già avviato, che però ha bisogno di un colpo d’ala che ci trasporti nell’era del post-distretto, e metta la firma del Governo sulla Riforma Quater del Servizio Sanitario Nazionale”.

Infine, ma non ultimi per importanza, i liberi professionisti: “Occorrono misure specifiche che sostengano il reddito, gli investimenti e gli incrementati costi di gestione anche attraverso la riduzione del carico fiscale” auspica Anelli.

Ma ecco, punto per punto, gli otto obiettivi individuati dalla Fnomceo come prioritari e urgenti:

  • Potenziamento della assistenza territoriale al fine di rafforzare le Cure Primarie privilegiando gli interventi di prevenzione, di gestione delle fragilità e cronicità e l’investimento sulle professioni sanitarie e in particolare su quella medica che, in questa fase emergenziale pandemica, anche per lo specifico bagaglio di competenze e professionalità derivanti da anni di formazione, ha dato una risposta di unitarietà e di disponibilità ai cittadini-pazienti fino al limite delle umane possibilità che non potrà certamente essere dimenticata
  • Investimenti per l’aumento delle dotazioni organiche del personale medico ospedaliero e del personale convenzionato sul territorio finalizzato ad annullare gli effetti deleteri che una stagione di tagli delle risorse del personale sanitario cosi come il blocco del turn over soprattutto in regioni con piani di rientro ha determinato. (si rende necessario abbassare l’età media dei medici in attività che oggi si attesta sui 51 anni). Secondo alcune stime elaborate da sindacati di categorie la carenza di medici potrebbe essere di circa 50 000 unità tra medici di medicina generale e ospedalieri nei prossimi 5 anni.
  • Ricambio generazionale dei professionisti medici con interventi atti a eliminare l’imbuto formativo espressione di una non definita programmazione che ha lasciato circa 20 000 laureati in medicina senza la possibilità di terminare il percorso formativo post-laurea .

            Riteniamo che a ogni laureato in medicina debba essere data la possibilità di ottenere per

            legge una borsa per completare il percorso formativo post-laurea.

  • Rafforzamento di tutti i servizi territoriali ivi compresi i servizi di prevenzione, dei servizi vaccinali, della sicurezza nei luoghi di lavoro favorendo l’integrazione tra i professionisti impegnati sul territorio così come in tutta evidenza è emerso nella esperienza pandemica.
  • Investimento nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei medici che valorizzi maggiormente l’attività di ricerca e di apprendimento fondato sulle evidenze scientifiche sostenendo anche l’accesso alle banche dati delle maggiori riviste scientifiche
  • Incremento delle risorse per la ricerca scientifica con investimenti dedicati per un campo che è essenziale per lo sviluppo della crescita dell’intero sistema Paese anche per mettere fine all’esodo professionale di nostri giovani laureati .
  • Attivazione di un piano di edilizia sanitaria che consenta di dotare il Paese di ospedali di nuova concezione che prevedano le corrette misure organizzative e logistiche atte ad affrontare in sicurezza anche situazioni emergenziali quali quelle vissute recentemente a causa del COVID 19 .
  • Azioni a sostegno della libera professione, particolarmente provata dalla situazione derivata dall’emergenza COVID 19, attraverso misure specifiche che sostengano il reddito, gli investimenti e gli incrementati costi di gestione anche attraverso la riduzione del carico fiscale

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