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Covid, la seconda ondata è alle porte. Ma gli esperti sono divisi

Infettivologia Redazione DottNet | 04/08/2020 19:50

Sirchia, siamo impreparati. Galli,non ineluttabile. Per Pregliasco sale il rischio. Timori in Ue

Mentre si aggrava la situazione della pandemia di Covid-19 in Europa, ed il Belgio annuncia l'arrivo della seconda ondata, virologi ed esperti italiani si dividono sul rischio concreto che una nuova seconda fase dell'epidemia possa colpire anche il nostro Paese. E se per l'infettivologo Massimo Galli (nella foto) quest'ultimo scenario "non è ineluttabile", l'ex ministro alla Sanità Girolamo Sirchia si mostra critico affermando che manca un piano d'azione per far fronte ad una ulteriore emergenza legata al nuovo coronavirus.  La seconda ondata, per Sirchia, è un rischio concreto che ci coglierebbe però impreparati: "Sono molto preoccupato della seconda ondata di contagi da coronavirus in autunno. Dovremmo prepararci ad affrontarla e - avverte - non lo stiamo facendo.  Non vedo un piano strutturato e coordinato per arginarla".

Secondo l'ex ministro, infatti, "non possiamo illuderci che in Italia la situazione sarà diversa rispetto a quello che vediamo ora in Belgio o Spagna". Ma il problema è che "manca, innanzitutto, la consapevolezza del rischio di una seconda ondata e assistiamo a una continua sottovalutazione da parte di scienziati, commentatori e politici che continuano a dire che non ci sarà, ma per l'influenza Spagnola fu più letale della prima". Anche per Fabrizio Pregliasco, virologo all'Universita' di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano, con il peggioramento della situazione pandemica in vari paesi europei, oltre che in Asia e in America, "oggi il rischio di una seconda ondata di Covid-19 in Italia diventa più pesante e concreto". Infatti, "se altre nazioni europee intorno a noi non tengono, il pericolo aumenta indubbiamente anche per il nostro Paese".

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Tuttavia, precisa, "se non verranno a mancare la capacità di individuazione rapida dei focolai ed il rispetto delle misure di prevenzione, allora il rischio di una seconda ondata si attenua, anche se la situazione 'esterna' all'Italia costituisce un forte pericolo visto che molti nuovi casi di infezione sono di importazione".  Leggermente più ottimista si mostra Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano e past president della Società italiana di Malattie Infettive (Simit), per il quale una seconda ondata pandemica in Italia non è "ineluttabile" e "non è detto che ci sarà", ma "fondamentali restano la prudenza e la massima cautela". Rispetto alla situazione internazionale inoltre, rileva l'infettivologo, va sottolineato come "altri Paesi abbiano molto abbassato la guardia in confronto a quanto accade in Italia, adottando atteggiamenti meno attenti". Dunque, una seconda fase epidemica potrebbe essere evitabile, ma a patto, appunto, di "non abbassare la guardia".  

Da Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, giunge invece un invito ad "abbassare un po' i toni, che mi sembrano francamente eccessivi", spiega. Il virus comunque, in una certa misura, "tornerà con i mesi freddi - sostiene - ma non sarà come la spagnola" e "non mi piace chiamarla seconda ondata perché la memoria va immediatamente alle bare di Bergamo e alle terapie intensive piene". "Dobbiamo organizzarci - sottolinea - affinché quando arriverà l'autunno e ci saranno senz'altro contagi di Covid-19, anche sovrapposti a influenza, dovremo essere bravi a fare tamponi e individuare nuovi focolai". Ciò "non vuol dire però avere una seconda ondata come la pandemia di Spagnola. Chi lo dice - conclude Bassetti - fa del terrorismo psicologico".  

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