Testa: "Ci sono questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo"
No ai tamponi rapidi eseguiti all'interno degli studi dei medici di famiglia. Questa la posizione di Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani. Ci sono per Snami "questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo, evento altamente probabile, e temporanea chiusura con gravi danni per la sospensione dell'assistenza medica. Ci spostiamo e corriamo ogni qualvolta sia necessario eseguirne uno?".Altri temi sono legati poi "all'affidabilità percentuale dei test rapidi e problemi medico-legali che ne potrebbero incorrere, assicurazione e compensi e non da ultimo modalità e tempi di esecuzione. Non si tratta di vaccinazioni, che si possono programmare, gestire in termini di orari e luoghi di esecuzione, perchè un paziente non decide di ammalarsi un tal giorno e in una tal data con un appuntamento fissato".
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"Il carico di assistiti, oramai moltissimi colleghi arrivano fino a 1800, non è più sostenibile così come pensato 40 anni fa e soprattutto vanno ripensate regole di accesso e presa in carico più stringenti e dettagliate"
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Onotri: "I medici di medicina generale sostengono dei costi di gestione dei loro studi (fitto dei locali e la loro gestione, i costi per le segreterie) che gravano moltissimo sui loro compensi. S’incominci a detassare tutto questo"
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