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Snami, no ai tamponi dai medici di famiglia

Medicina Generale Redazione DottNet | 14/10/2020 13:36

Testa: "Ci sono questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo"

No ai tamponi rapidi eseguiti all'interno degli studi dei medici di famiglia. Questa la posizione di Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani. Ci sono per Snami "questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo, evento altamente probabile, e temporanea chiusura con gravi danni per la sospensione dell'assistenza medica. Ci spostiamo e corriamo ogni qualvolta sia necessario eseguirne uno?".Altri temi sono legati poi "all'affidabilità percentuale dei test rapidi e problemi medico-legali che ne potrebbero incorrere, assicurazione e compensi e non da ultimo modalità e tempi di esecuzione. Non si tratta di vaccinazioni, che si possono programmare, gestire in termini di orari e luoghi di esecuzione, perchè un paziente non decide di ammalarsi un tal giorno e in una tal data con un appuntamento fissato".

"I nostri assistiti - evidenzia il presidente Snami Angelo Testa - non ci meritano stanchi. Hanno bisogno di noi, come prima e forse di più, perché hanno paura e le patologie non si fermano perché la presenza del Covid è costante e noi ,faticosamente e più di prima, dobbiamo essere reattivi, concentrati e pronti a dare risposte di assistenza medica a trecentosessanta gradi". "Mi chiedo - aggiunge - dove sia il leader nella gestione dell'emergenza Covid-19, che vede costantemente le deleghe delle azioni primarie a noi medici di medicina generale. Un leader che affida di continuo alla stessa categoria di persone sempre più mansioni può ottenere l'unico risultato di creare un burnout,con conseguente collasso del sistema sanitario". 

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