La tecnica innovativa può ridurre la dipendenza dai farmaci oppiacei
È stata sviluppata una nuova procedura ambulatoriale che può dare un sollievo a lungo termine ai pazienti che soffrono di artrite, da moderata a grave, alle articolazioni dell'anca e della spalla. Si basa su radiofrequenze che "stordiscono" i nervi. Nel corso dell'incontro annuale della Rsna, la Radiological Society of North America, è stata presentata questa nuova tecnica che potrebbe aiutare a ridurre la dipendenza dai farmaci oppiacei. Un comune trattamento in questi casi è quello che passa attraverso iniezioni di anestetici e corticosteroidi nelle articolazioni colpite, che però diventano meno efficaci con il peggioramento delle artriti. "La prima iniezione di anestetico-corticosteroide può fornire sei mesi di sollievo dal dolore, la seconda può durare tre mesi e la terza può durare solo un mese. A poco a poco, il grado di sollievo dal dolore diventa non significativo", spiega Felix M. Gonzales, del dipartimento di radiologia della Emory University di Atlanta.
Infiltrazioni con antinfiammatori e acido ialuronico, PRP (Plasma Ricco di Piastrine) e cellule mesenchimali: trattamenti mini invasivi per trattare l’artrosi da lieve a moderata, e ridurre il dolore
Lo studio, coordinato da Giuliana Tromba di Elettra, è stato pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal
Per diagnosticarla possono volerci fino a 7 anni dall'insorgenza dei sintomi, ma circa la metà dei pazienti sviluppa complicanze a livello delle articolazioni entro i primi due anni
Anmar, serve un percorso diagnostico terapeutico per gestirle
Lo indica una ricerca della Monash University di Melbourne, pubblicata su Preventive Medicine Report
Alessandro Padovani: “Per l’Alzheimer si riduce l’incidenza e aumenta la prevalenza. Gli ottantenni di oggi sono meno colpiti, ma l’invecchiamento della popolazione porta in assoluto a un incremento di pazienti”
La variante protettiva identificata dallo studio si trova in un gene che produce fibronectina
Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, pubblicato su Nature Neuroscience
Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci
"Tenere alti livelli di biosicurezza anche dopo la vaccinazione"
Efficacia prossima all'80%, buona protezione anche negli anziani
“Le sfide riguardanti il sistema sanitario italiano, in particolare la medicina di famiglia, sono complesse e richiedono un'ampia trattazione non riassumibili in articoli generici o comunicati stampa"
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