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L'esordio delle malattie croniche intestinali è tra 15 e 30 anni

Gastroenterologia Redazione DottNet | 01/12/2020 14:05

Non si hanno stime precise di quanti siano i pazienti in Italia, ma solo l'ipotesi che ammontino a una cifra compresa tra 200 e 250mila

La gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali al tempo del Covid, il cui picco di esordio è tra 15 e 30 anni anche se un caso su 5 si registra già in età pediatrica. Sono alcuni dei temi che sono stati affrontati nel corso dell'XI edizione del Congresso Nazionale IG-IBD del 29 novembre scorso in modalità online.  "Il Covid-19 - spiega una nota - ha spinto ai margini tutto ciò che non fosse legato all'infezione stessa, lasciando da parte tanti malati cronici, tra cui anche quelli affetti da MICI - Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Malattia di Crohn e Colite ulcerosa), i quali hanno riscontrato problemi di assistenza e di disponibilità di posti come i pazienti oncologici, quelli cardiologici e tanti altri. Questo ha accentuato problemi già esistenti come il ritardo diagnostico di queste patologie, già subdole per natura, tanto che ad oggi ancora non si hanno stime precise di quanti siano i pazienti in Italia, ma solo l'ipotesi che ammontino a una cifra compresa tra 200 e 250mila".

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"Anche in caso di sintomi evidenti di sospetta colite ulcerosa, il ritardo diagnostico va da 3-6 mesi a 12-18 mesi.  Ancora più significativi i ritardi nella malattia di Crohn. La conseguenza di questo fenomeno può essere grave, con degenerazioni, complicanze e interventi chirurgici", sottolinea Marco Daperno, Segretario Generale IG-IBD, AO Ordine Mauriziano di Torino. Tra le principali tematiche discusse nel corso del Congresso, il ruolo della fibrosi nelle IBD, il posizionamento dei farmaci, la sovrapposizione tra intestino irritabile e MICI, la medicina di genere, l'imaging cross-sectional, l'ultrasonografia, le tecniche di intelligenza artificiale applicata in endoscopia.

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