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Vaccino, via libera ai farmacisti. Ma gli Mmg dicono no

Medicina Generale Redazione DottNet | 23/03/2021 10:41

Fnomceo: la figura del medico deve essere in ogni sede vaccinale, comprese le farmacie e le parafarmacie

Il Dl sostegni prevede che i farmacisti possano vaccinare. Ma subito si è schierato il fronte del no, capitanato dai medici di famiglia: non si può fare, troppo pericoloso. Per dare una spinta alla campagna vaccinale e "assicurare un servizio rapido e capillare", nel primo decreto sul tema varato dal governo Draghi, c’è non solo il via libera alle farmacie, ma anche la sospensione momentanea delle incompatibilità previste per gli infermieri che lavorano per il Ssn. In pratica il governo ha deciso di aumentare la platea di vaccinatori per garantire rapidità e una presenza capillare. Tuttavia il premier non ha fatto i conti con i medici di medicina generale che prendono le distanze dal provvedimento. Lo Snami "dissente totalmente" con il decreto Sostegni "che di fatto annulla la precedente norma che prevedeva le vaccinazioni in farmacia solo in presenza di un medico".

"Se lo Stato correttamente sente la necessità di allargare la platea dei vaccinatori – dice Angelo Testa, presidente nazionale Snami – scorrettamente ha individuato la figura del farmacista e del parafarmacista che non possono garantire la sicurezza nella fase dell’anamnesi e in caso di reazione allergica da inoculazione del vaccino". "La vaccinazione in tutti i suoi momenti – aggiunge Domenico Salvago, vicepresidente nazionale Snami – è un atto medico e non possono essere sdoganate, neanche in momenti di emergenza nazionale, figure non mediche, paventando così l’esercizio di abuso di professione". È necessario moltiplicare il numero di chi vaccina, ma secondo i medici, non corrisponderebbe a verità il fatto che ’manca’ chi dovrà vaccinare, ma manca l’organizzazione, ovvero la presenza del medico rianimatore e l’ambulanza per operare continuativamente e in sicurezza. "Come Snami – ha proseguito il presidente – siamo stati i primi a denunciare il tentativo continuo delle regioni di ‘deviare’ le vaccinazioni anti-Covid verso i nostri studi, anche quando non abbiamo un’organizzazione logistica con infermiera e personale di segreteria".

"Su questo aspetto non possiamo transigere – conclude sempre Testa –. Abbiamo firmato un accordo nazionale ben preciso e i tentativi delle Regioni di declinare accordi che non privilegino il vaccinare nei centri vaccinali non possono essere accettati e vanno denunciati alla pubblica opinione". Accordi – quelli che ricorda Testa – che tuttavia non prevederebbero alcun compenso in più, né per i medici né per i farmacisti, da parte delle regioni, ma al momento il punto non sembra questo bensì la questione legata alla sicurezza e, di conseguenza, alle responsabilità personali di chi somministra le dosi.

Sulle stessa linea anche Fnomceo: la figura del medico deve essere in ogni sede vaccinale, comprese le farmacie e le parafarmacie. Anche l’Anaao-Assomed è concorde: "È auspicabile – afferma il segretario nazionale Carlo Palermo – che sia presente un medico perché potrebbero insorgere effetti collaterali di tipo anafilattico con necessità di somministrare adrenalina, cortisonici, antistaminici e liquidi endovenosi". Da parte loro, sono già 5.174 i farmacisti abilitati alla vaccinazione, mentre altri 2.800 stanno ultimando il corso. Si tratta, potenzialmente, di un esercito di 73.000 professionisti in tutta Italia, di cui 25.000 titolari di farmacia.

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