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I sintomi non motori nel Parkinson: nasce un nuovo Laboratorio per la valutazione della disautonomia

Neurologia Redazione DottNet | 09/04/2021 19:06

Grazie ad una strumentazione molto sofisticata, il sistema ANScovery, è possibile eseguire in soli 60 minuti qualsiasi tipo di test funzionale con registrazione in continuo di segnali biologici (frequenza cardiaca, attività respiratoria e pressione a

Grazie ad una strumentazione molto sofisticata, il sistema ANScovery, è possibile eseguire in soli 60 minuti qualsiasi tipo di test funzionale con registrazione in continuo di segnali biologici (frequenza cardiaca, attività respiratoria e pressione arteriosa

Studiare i sintomi disautonomici cioè del sistema nervoso autonomo (quello che innerva i visceri) nel Parkinson già nelle fasi iniziali di malattia, comprenderne la sua evoluzione e differenziarla dagli altri parkinsonismi atipici: è questo quello che è possibile fare grazie al nuovo Laboratorio per la Valutazione del Sistema Nervoso Autonomo installato presso l’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e realizzato con il Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano, con il contributo delle Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson.

"Uno degli impegni della nostra Fondazione si è concretizzato proprio nella realizzazione di questa struttura altamente innovativa e sofisticata, localizzata all’interno dello stesso Ospedale in cui si trova il Centro Parkinson (ASST Gaetano Pini-CTO). Sono pochissimi i Centri in Italia a disporre di una strumentazione così tecnologica e all’avanguardia e di un team di esperti dedicato – dichiara Gianni Pezzoli, Presidente Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson e già Direttore Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO, Milano Questo Laboratorio è stato realizzato con l’obiettivo di acquisire nuove conoscenze relative ai disturbi non motori, attraverso la valutazione del Sistema Nervoso Autonomo, per contribuire a fare più chiarezza in questa area ancora poco conosciuta e pioneristica in ambito neurologico, al fine di condurre progetti di ricerca sempre più innovativi e fornire ai pazienti trattamenti sempre più personalizzati".

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"Ringrazio a nome dell’ASST il prof. Pezzoli e la Fondazione Grigioni per la donazione della strumentazione necessaria per l’avvio del nuovo laboratorio, che permette al nostro Centro d’eccellenza di migliorare ancora di più le cure per i pazienti parkinsoniani e soprattutto consente di avere una diagnosi precoce, aiutando i nostri specialisti a individuare le terapie più idonee e quindi a migliorare la qualità della vita dei pazienti" – commenta Francesco Laurelli, Direttore Generale dell’ASST Gaetano Pini-CTO, Milano.

Il sistema nervoso autonomo ha la funzione di regolare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, la digestione, la minzione, la sudorazione ossia tutte quelle attività che generalmente sono al di fuori del controllo volontario. Le cause più frequenti di alterazione del sistema nervoso autonomo, o disautonomia, sono sia la malattia di Parkinson (MP) ma specialmente i parkinsonismi atipici. Da sempre segnalata nella fase avanzata della MP, recentemente è stato dimostrato invece che la disautonomia può verificarsi anche nelle fasi iniziali di malattia attraverso alcuni sintomi in ambito cardiovascolare (es. ipotensione in posizione eretta, ipotensione durante il pasto e ipertensione supina), gastrointestinale (es. stipsi), sintomi urinari (es. aumentata frequenza urinaria, urgenza e incontinenza urinaria) e disturbi della funzione sessuale (es. disfunzione erettile).

"In questo nuovo laboratorio il funzionamento del sistema nervoso autonomo viene indagato attraverso l’esame obiettivo, la raccolta dei sintomi autonomici (mediante questionari mirati alla ricerca di questi sintomi) e la somministrazione di specifici test cardiovascolari che vanno a studiare il sistema nervoso autonomo che controlla la funzione del cuore e dei vasi sanguigni. Anche il monitoraggio continuo della pressione arteriosa nelle 24 ore può dare informazioni preziose circa la presenza di alterazioni compatibili con la disautonomia: tale indagine permette infatti di rilevare cali pressori diurni, anche in rapporto con l’assunzione dei farmaci e con i pasti, e la presenza di ipertensione notturna" – dichiara Francesca Del Sorbo, Medico specialista in Neurologia, un Master in Disordini del Movimento e un Dottorato di Ricerca in Scienze Biomediche, Dirigente Medico presso la UOC Parkinson e Parkinsonismi della ASST Gaetano Pini-CTO di Milano.

Nel nuovo Laboratorio sarà quindi possibile effettuare un’analisi specifica e dettagliata del sistema nervoso autonomo (quello che regola le funzioni vitali) attraverso una batteria di test neurofisiologici cardiovascolari volti alla valutazione, alla diagnosi e al follow up dei pazienti potenzialmente affetti da disautonomia. Tale esame prevede l’utilizzo di una strumentazione molto sofisticata e all’avanguardia, il sistema ANScovery, che consente di eseguire qualsiasi tipo di test funzionale in maniera standard e ripetibile con il supporto di un software in grado di effettuare l’analisi dei risultati in maniera semi-automatica. "L'esame, che dura complessivamente 60 minuti, è semplice, non invasivo e si avvale della registrazione in continuo di segnali biologici: frequenza cardiaca, attività respiratoria e pressione arteriosa. Si tratta di test indispensabili per la diagnosi di disautonomia nella malattia di Parkinson e nelle altre forme di Parkinson, poiché ne valutano la presenza, ne quantificano la gravità e la sua eventuale evoluzione, oltre a valutare la risposta alla terapia. Inoltre in presenza di disautonomia accertata, ulteriori esami cardiaci possono essere utili nella diagnosi di altre forme di parkinsonismo" – precisa Francesca Del Sorbo.

Ma la valutazione e la gestione della disautonomia nella malattia di Parkinson è tutt’altro che semplice ed è ancora oggi oggetto di studio, in quanto i meccanismi fisiopatologici alla base di questa alterazione sono ancora in gran parte sconosciuti. "I sintomi di disautonomia possono essere gestiti con misure non farmacologiche e con la farmacoterapia, e nuovi farmaci si stanno studiando. Data la varietà e la molteplicità dei sintomi disautonomici, la gestione e il trattamento di questi pazienti richiede un approccio multidisciplinare e un dialogo continuo e costante tra il neurologo e gli altri specialisti coinvolti nel percorso di cura come il cardiologo, l’urologo, il dietologo e il gastroenterologo. Gli studi futuri in quest’area sono proiettati proprio in questa direzione di interdisciplinarietà e dovranno focalizzarsi sulla validazione di nuovi protocolli di trattamento condivisi da più specialità" – conclude Francesca Del Sorbo.

"Lo studio del sistema neurodegenerativo riveste un ruolo fisiopatologico fondamentale in patologie quali l’insufficienza cardiaca, la cardiopatia ischemica, la broncopneumopatia cronica ostruttiva e il diabete mellito. Per questo la strumentazione donata dalla Fondazione Grigioni sarà collocata negli ambulatori di Cardiologia Riabilitativa, favorendo così percorsi diagnostico multispecialistici" – aggiunge Oreste Febo, Direttore della UOC Cardiologia Riabilitativa e Pneumologica dell’ASST Gaetano Pini-CTO.

La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale. Insorge solitamente intorno ai 60 anni, anche se nel 5% dei casi può esserci un esordio prima dei 40 anni. Fino a pochi anni fa si pensava che i sintomi del Parkinson fossero esclusivamente motori, mentre recenti evidenze confermano che i sintomi non-motori, compresi i sintomi di disautonomia, possono essere frequenti anche all’esordio della malattia, e determinare un impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti.

"Considerando il progressivo invecchiamento della popolazione abbiamo elementi per credere che il numero dei pazienti sia più elevato, circa 450.000.  Sono cifre che sottolineano ulteriormente l’impatto clinico e sociale della malattia di Parkinson e dei parkinsonismi – dichiara il Gianni Pezzoli L'identificazione precoce dei sintomi attraverso anche sintomi non motori diventa quindi cruciale per una diagnosi e un intervento sempre più tempestivo che potrebbe essere decisivo nel momento in cui disponessimo di terapie in grado di bloccare o ridurre l’evoluzione della malattia. Obbiettivo questo che potrebbe non essere molto lontano" – conclude Pezzoli.

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