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Green pass, Scotti: Siamo medici non stampanti. Verso la protesta

Medicina Generale Redazione DottNet | 20/06/2021 21:11

"Vogliamo risposte immediate su Atti di indirizzo che permettano di discutere un ACN del futuro, e non quello del 2016-2018 come ci chiede la SISAC con solo scopo di far apparire inadatto il contratto per le nuove esigenze"

 Come avevano (facilmente) previsto, è arrivata la risposta all'obbligo di stampare la green card da parte dei medici di famiglia: «Non accetteremo una visione della medicina generale di carattere "impiegatizio", una medicina generale che si vorrebbe costringere a sottrarre altro tempo all’assistenza dei pazienti per adempiere a funzioni amministrative che nulla hanno a che fare con la pratica medica». È perentorio Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, nello stigmatizzare la scelta del Governo e soprattutto di qualche funzionario governativo che comprime ancor più il diritto alla salute dei cittadini, riversando sui medici di medicina generale l’onere di stampare copie cartacee dei "green pass" Covid. «Un compito che mortifica la professionalità di un medico - prosegue Scotti - ma che soprattutto andrebbe a gravare un’attività di studio già molto complessa per la gestione ordinaria del virus e la necessaria presa in carico delle cronicità che, forse qualcuno lo dimentica, è determinante in termini di salute». Scotti si fa dunque portavoce di un dissenso profondo, emerso con voce unanime dalla riunione della Segreteria nazionale FIMMG.

«Come si può immaginare, in un momento nel quale la medicina generale sta cercando di sostenere enormi carichi legati all’assistenza ordinaria, alle vaccinazioni, alla gestione dei pazienti Covid e post Covid e soprattutto al recupero della prevenzione primaria e secondaria delle cronicità - chiede il segretario generale FIMMG - di demandare al medico di famiglia un compito di questo tipo che sarebbe ben più opportuno venisse svolto altrove e da altre figure. È evidente che i funzionari che avrebbero il compito di suggerire alla politica soluzioni a questi problemi, non conoscono neanche i concetti di base legati alla responsabilità connessa alla funzione medica, nonché la distinzione tra questa e tra una funzione amministrativa». Ciò che desta sconcerto nell’ambito della segreteria nazionale FIMMG è che simili decisioni nascano persino senza un minimo di condivisione o confronto.

«Se vi fosse stato un dialogo - prosegue Scotti - avremmo almeno potuto spiegare che un compito simile non può essere demandato neanche ad un collaboratore di studio, ove presente, perché questo costringerebbe il medico ad un abuso, cedendo le proprie password del sistema prescrittivo e certificativo al quale, ricordiamo, bisognerà accedere per rilasciare il green pass. E le stesse password servono per produrre le prescrizioni e le certificazioni, tipici atti (questi sì) collegati alla funzione medica. Sono quindi credenziali che il medico non può cedere perché commetterebbe un illecito penalmente rilevante». È insomma una sonora bocciatura quella che arriva dai medici di medicina generale della FIMMG, che sin qui, hanno portato avanti una linea "istituzionale", ma che adesso si vedono costretti ad agire in difesa del diritto alla salute dei cittadini e della professionalità stessa dei medici di medicina generale.

Alla luce degli ultimi avvenimenti la Segreteria Nazionale FIMMG ha scelto, dunque, di riunirsi in maniera permanente per elaborare una proposta di cambiamento che faccia sintesi di tutte le progettualità finora proposte e rimaste inascoltate. «Al presidente Mario Draghi - sottolinea la Segreteria Nazionale FIMMG – chiediamo, come si possa da un lato demandare compiti che valorizzano la massima professionalità ai medici di medicina generale, considerandoli, a nostro avviso "finalmente", responsabili e portatori di ruolo verso l’orientamento del cittadino/paziente sul mix vaccinale dopo il pasticcio AstraZeneca, creato dagli stessi esperti che oggi suggeriscono forse la soluzione del coinvolgimento nel green pass dei medici di famiglia; mentre dall’altro li si vuole costringere ad occupare la gran parte del tempo a fare fotocopie e facendoli apparire ai cittadini dei meri impiegati. È evidente che chi ha elaborato questi consigli non ha chiaro il punto della questione: oggi l’accesso agli studi è regolato da criteri che evitano l’affollamento grazie ad un sistema basato su prenotazioni che già vanno ben oltre i normali orari di lavoro. Il medico di famiglia che dovrà fare? Dovrà prenotare gli accessi dei pazienti per la stampa del codice green pass reso ope legis un atto medico e ritardare ai pazienti in accesso per problemi assistenziali? Ridicolo. Non ha senso. A meno che non ci sia la volontà di attuare un progetto che continui a passare alla popolazione il messaggio di inefficacia di questo servizio, ancora oggi tra i più graditi del SSN, per favorire progetti di finta dipendenza o di accreditamento che favoriscano una privatizzazione del servizio di cure primarie con annessi e connessi. Progetti, e lo spiegheremo con chiarezza ai cittadini nei nostri ambulatori, che non crediamo valorizzino gli interessi individuali e di scelta del cittadino italiano sulla sua salute». Nelle prossime settimane, FIMMG dopo anni di analisi, criticità e proposte di soluzioni non ascoltate o poco considerate, renderà pubblica, con un lavoro di confronto tra l’esecutivo nazionale e tutti i segretari regionali, una proposta per l’evoluzione post-Covid della medicina generale. Richiederà inoltre che siano riprese le normali relazioni sindacali tra chi governa il contesto sanitario, ovvero Regioni in primis e Governo poi, ricordando che la pazienza istituzionale - certamente dovuta in ragione della pandemia - è ormai finita.

«Si apre ora un confronto aperto e pubblico sul tema delle cure territoriali e sul ruolo della medicina generale - avverte la Segreteria Nazionale - sugli investimenti e le prospettive di sviluppo. In alternativa saremo pronti a passare dalle proposte alla protesta. Vogliamo risposte immediate su Atti di indirizzo che permettano di discutere un ACN del futuro, e non quello del 2016-2018 come ci chiede la SISAC con solo scopo di far apparire inadatto il contratto per le nuove esigenze. Pretendiamo un confronto con Agenas sui progetti che ci riguardano, calati dall’alto senza nessun confronto; chiederemo chiarezza al Governo, soprattutto sulle risorse umane mediche di medicina generale e in base a quali funzioni organizzative e assistenziali e ai conseguenti investimenti, queste siano previste nel progetto strutturale del PNRR. In mancanza di tutto questo chiederemo alle altre organizzazioni sindacali e Società scientifiche della medicina generale di organizzare al più presto un’assemblea di confronto per un’azione comune comunicativa, rivendicativa e progettuale che a questo punto porti ad un confronto pubblico con chi a nostro avviso sta creando le premesse per la scomparsa del Servizio Sanitario Nazionale. Confidiamo nella sensibilità più volte dimostrata nei nostri confronti del Ministro Roberto Speranza, anche con scelte personali sulla sua salute dimostrate nei fatti, - conclude la Segreteria Nazionale FIMMG - perché questo grido d’allarme non venga strumentalizzato come un "No" della medicina generale, ma che sia riconosciuto come la legittima aspettativa di chi fa, dell’assistenza nell’interesse dei cittadini, il proprio obiettivo. Anche in dura contrapposizione ad un insieme di soggetti che vuole solo la scomparsa o annichilimento della medicina generale».

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