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Prevenzione e innovazione per la salute del futuro

Sanità pubblica Redazione DottNet | 11/07/2022 20:59

Fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) investire nella protezione dell’adulto in termini di organizzazione e accesso

Prevenzione, innovazione e programmazione sono i cardini della ‘salute di domani’ in Italia. E di un sistema sanitario universale e sostenibile dove le malattie prevenibili, grazie alla vaccinazione, sono fermate sistematicamente anche nell’adulto per concentrare le risorse destinate a cura e ricovero sui bisogni medici insoddisfatti.

Sono questi i punti su cui imperniare i prossimi investimenti in ricerca e innovazione emersi nel corso dell’incontro "InnovaCtion – cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro", promosso da GlaxoSmithKline (GSK) presso la propria sede di Verona, in occasione dei 90 anni di presenza nel nostro Paese. Che la prevenzione faccia bene non solo alla salute delle persone ma anche alle casse dello Stato lo testimoniano numerose analisi e ricerche. Uno studio della Johns Hopkins University ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria: per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari.

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Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Lo studio, basato sul modello del ‘Fiscal Impact’, considera non solo i costi relativi alla perdita di produttività del lavoro, ma anche il calo dei consumi e la riduzione del gettito fiscale, considerando, di fatto, i trasferimenti di ricchezza tra tutti gli attori del sistema economico. 

Insomma, investire nella prevenzione conviene ma mentre l’Italia dimostra una notevole organizzazione ed efficacia nel vaccinare bambini ed adolescenti, lo stesso non si può dire per gli adulti, che sono chiamati ad un ruolo attivo e lavorativo fino in tarda età e che, con l’invecchiamento, tendono ad avere maggiori bisogni di salute che la comunità deve affrontare con costi importanti di trattamento e ricovero.

Secondo il Rapporto Osmed del 2021, la spesa totale per i vaccini in Italia è stata pari a 562,5 milioni di euro nel 2020 ma, analizzando tale spesa, emerge come per le vaccinazioni destinate all’adulto - quali l’antinfluenzale, lo pneumococco 23valente e l’herpes zoster, in totale sono stati spesi solo 108 milioni di euro. Una cifra che però ha permesso di coprire solo parzialmente la popolazione eleggibile: in particolare, l’antinfluenzale per la coorte degli over 65enni ha raggiunto il 63%, a fronte di un obiettivo del 75%, come indicato nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. Mentre sempre per la stessa fascia di età il vaccino antipmeunococcico 23valente ha raggiunto solo il 3% a fronte di un indice previsto del 75%; marginale è pure il dato riferito alla somministrazione di anti herpes zoster, che riguarda soltanto l’1% del target, contro un obiettivo del 50%.

Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 Md€), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura.

In tutto questo il problema però non è solo quello di trovare risorse per produrre e comprare più vaccini ma anche di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema facile che li porti a proteggersi. Per tale motivo l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci.

Dall’evento è emerso chiaramente che per innovare in prevenzione è necessario il contributo di tutti ed una collaborazione su più livelli: i dicasteri che definiscono la politica economica e sanitaria del Paese, le regioni chiamate ad attuarla e le aziende farmaceutiche, fonte di competitività ed attrattività per l’Italia oltre che di fornitura di beni e servizi essenziali per la salute. Conscia di dover dare il proprio contributo a questa sfida GSK ha voluto organizzare InnovaCtion, per celebrare 90 anni di ricerca, produzione ed export proprio dall’Italia. E ha voluto confermare il proprio impegno con 617 milioni di euro di investimenti in ricerca e produzione nelle strutture italiane nel quinquennio 2020-2024, di cui circa 300 nel prossimo biennio e oltre 400 sul totale destinati alla sola prevenzione nei siti di Siena e Rosia, in Toscana. Proprio a Siena, nei giorni scorsi sono stati investiti infatti 19 milioni di euro in nuovi laboratori per unire con ancora maggiore efficacia la ricerca allo sviluppo, sia nei progetti locali che in quelli internazionali. 

Di seguito le principali dichiarazioni dei partecipanti, in ordine di scaletta, estrapolate in diretta durante gli interventi tenuti nel corso dell’evento:

Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico: "La domanda di farmaci, vaccini e strumenti diagnostici è in Italia, ma anche in altri Paesi, principalmente una domanda pubblica sostenuta dal sistema sanitario nazionale. Il Governo ritiene che dovrebbe essere aperta una riflessione globale tra le istituzioni e le imprese in Italia per definire una revisione del sistema di regolamentazione e di finanziamento della domanda pubblica di prodotti farmaceutici e delle norme che regolano la loro commercializzazione e la fissazione dei loro prezzi, al fine di rendere compatibili tra loro l’attrazione di investimenti con la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Il dialogo intrapreso con la vostra società e con le altre importanti imprese farmaceutiche che operano sul piano globale è importante per l’innovazione regolamentare che vogliamo perseguire e anche per definire le collaborazioni virtuose e favorire gli investimenti in innovazione nel nostro Paese".

Damiano Tommasi, sindaco di Verona: "GSK in questi anni ha fatto molto per Verona e ha dimostrato sul campo quanto può dare alla comunità, al di là dell’aspetto produttivo. Mi riferisco alla capacità del Gruppo di generare valore e di avere da sempre una visione a lungo temine, visione che in Italia manca perché impegnata a gestire l’emergenza".

Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato GSK S.p.A: "Siamo a Verona da 90 anni, la nostra è una storia di sviluppo, investimento e crescita. Verona ora è un centro strategico per coordinare gli investimenti, e abbiamo sviluppato un polo biofarmaceutico a Parma e in Toscana. In futuro vogliamo investire oltre 300 milioni di euro: stiamo investendo in ricerca sul sistema immunitario in chiave terapeutica e per la prevenzione. Nuove tecnologie ci permettono di prevenire malattie nell’adulto, il nuovo centro veronese è pensato anche per attrarre talenti, creare uno spazio in cui generare nuove soluzioni,".

Roger Connor, presidente Vaccines and Global Health GSK: "La vaccinazione degli adulti è generalmente scarsa, se si confrontano i tassi di copertura con quelli dei bambini e i tassi di vaccinazione degli adulti sono diminuiti significativamente durante il Covid. Credo che dovremo fare un cambiamento di paradigma per migliorare davvero l'adozione e la copertura della vaccinazione degli adulti come parte dei nostri piani di immunizzazione nazionali. Per far sì che ciò accada, abbiamo bisogno di tre azioni: i vaccini per adulti devono essere disponibili e finanziati dal sistema sanitario; in secondo luogo, questi vaccini devono essere facilmente accessibili e, infine, abbiamo bisogno che i nostri cittadini si convincano che hanno bisogno di questi vaccini, che si ricordino di farli e che siano disposti ad assumerli: non è facile, lo sappiamo, ma ci siamo riusciti durante la Covid possiamo farlo di nuovo".

Giovanni Tria, economista, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical, consigliere del ministro dello Sviluppo Economico: "Fondazione Enea Tech ha molti strumenti per implementare le innovazioni e non farle andare all’estero. Si deve agire in modo strategico costruendo poli di ricerca, sperimentazione clinica e banche dati che aiutano tutti coloro che vogliono dalla ricerca vogliono arrivare fino all’industria. Serve supportare un sistema che renda conveniente per i privati fare investimenti in Italia. Qui c’è una buona ricerca, tecnici che garantiscono la qualità, però le autorizzazioni richiedono molto tempo. Lentezza che si ritrova anche nell’ingresso sul mercato, anche perché il sistema sanitario è regionalizzato. L’emergenza Covid ha reso chiaro che c’è qualcosa che non funziona".

Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco: "Lancio un messaggio per il prossimo quinquennio: alla luce dei dati è garantita la sostenibilità del sistema farmaceutico e in esso quella dei vaccini. Il vero elemento che potrebbe incidere sugli equilibri sono gli orizzonti di guerra. Ciò che viene destinato dalla spesa corrente potrebbe cambiare qualche equilibrio. Ma la salute pubblica resta la proprietà e compito del sistema sanitario è di garantire la piena accessibilità a farmaci e vaccini".

Rino Rappuoli, chief scientist GSK Vaccines: "Stiamo lavorando da tempo per vaccini contro il cancro, E ora ci stiamo concentrando sui batteri, perché la resistenza agli antibiotici è un problema urgente, in diversi casi non sono più efficaci. Abbiamo diversi batteri su cui stiamo lavorando. La resistenza agli antibiotici è la nuova pandemia: non così veloce come il Covid, arriva piano e non si ferma. Se non diamo rimedi tra dieci anni sarà un problema insostenibile. I vaccini saranno il futuro dell’uomo, ci hanno risolto nell’utlimo secolo la mortalità infantile. Se vogliamo vivere bene è indicato anche agli anziani vaccinarsi, dato che sono molto soggetti all’antibioticoresistenza".

Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università del Sacro Cuore, consigliere scientifico del Ministro della Salute: "Il mondo vaccinale contemporaneo è particolarmente complesso. E perché le strategie vaccinali siano efficaci, c'è bisogno di una serie di elementi. Il primo è che le agenzie regolatorie funzionino. Bisogna che ci siano agenzie regolatorie competenti, rapide, trasparenti ed efficaci. Inoltre, le istituzioni pubbliche devono fare comunicazione, perché ci sono dei vantaggi enormi. Lo devono fare attivamente, coinvolgendo tutti i media a seconda delle fasce di età, compresi i social media per i giovani".

Luca Paolazzi, consigliere del ministro dell’Economia e delle Finanze: "Investire in salute consente un miglioramento della vita delle persone e, tra i diversi vantaggi, le rende più efficienti sul piano produttivo. Questo settore è tra i più importanti dell’industria italiana: conosciamo la moda, l’arredamento, l’alimentare, mentre siamo tra i primi al mondo in quello farmaceutico. Dobbiamo innalzare occupazione e investimenti, con un’attenzione particolare alle figure professionali femminili".

Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute: "I medici di medicina generale hanno importanza nella cultura vaccinale e nella somministrazione. Ma gli specialisti devono essere coinvolti di più, perché curano pazienti in fragilità che hanno bisogno di essere protetti. Serve fare più cultura vaccinale, in questo momento non ce n’è molta in Italia. Bisogna fare di più per aumentare le coperture nell’anziano. Quest’anno è particolarmente importante recuperare le coperture di antiinfluenzale anche in co-somministrazione, una modalità da sfruttare".

Giovanni Pavesi, direttore generale Welfare Regione Lombardia: "Il tema della vaccinazione è anche un tema di organizzazione aziendale e di modelli organizzativi. In Regione Lombardia, rispetto al modello organizzativo, abbiamo cercato di privilegiare i modelli organizzativi che ci consentissero di mantenere una forte governance centrale ma che poi rafforzassero l'operatività delle singole aree operative nelle singole Asst. La ragione che ci ha portato a questo modello organizzativo è che oggi l'esperienza del Covid ci ha insegnato che la capacità di portare alla vaccinazione l'adulto non è data solamente da una capacità di buona comunicazione e di far capire che la malattia scompare o quantomeno viene mitigata con la presenza di una popolazione vaccinata ma la si fa anche portando la vaccinazione nei pressi del cittadino".

George Katzourakis, senior vice president Head of Europe GSK: "La pandemia ha sottolineato l’importanza cruciale della ricerca e dell’innovazione nel campo della salute pubblica e ci ha mostrato come sia possibile raggiungere risultati incredibili quando si collabora per obiettivi condivisi. Tuttavia Covid19 ci ha mostrato anche delle aree di miglioramento: l'Europa e i singoli Stati membri hanno bisogno di un ambiente politico che sostenga lo sviluppo e la produzione di nuovi farmaci, ma anche il loro accesso ai pazienti. Questo è fondamentale perché l'industria possa continuare a investire e a produrre innovazione medica".

Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore della Regione Friuli Venezia Giulia: "Ritengo sia fondamentale una forte collaborazione tra privato e pubblico per incentivare la ricerca scientifica nel nostro paese. Non c'è dubbio che l'Italia, dal punto di vista della capacità manifatturiera nel settore farmaceutico, sia tra le più avanzate al mondo. Perciò dobbiamo attrarre ricerca sul territorio italiano ed europeo. La prevenzione è fondamentale: da una parte per attrarre investimenti economici nel nostro Paese, dall’altra ovviamente nell'interesse pubblico e per la salute pubblica. Dobbiamo arrivare a organizzare un sistema nel quale - grazie ai dati sanitari a disposizione - siamo in grado di anticipare l’acuzie o la cronicità di una patologia per un paziente. Oggi l'approccio principale è: ‘c'è una patologia chiedo una risposta medica’. Invece, noi dovremmo in prospettiva riuscire ad avere una risposta medica prima che la malattia si manifesti. Le regioni possono essere valide alleate per raggiungere questo obiettivo e sono pienamente a disposizione. Infine, dobbiamo cominciare a spostarci dalla propaganda alla programmazione. Non possiamo infatti pensare di attrarre investimenti stranieri se non offriamo una programmazione, con regole chiare e certe".

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