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Salute mentale, al via la rete sentinella Iss per il monitoraggio

Psichiatria Redazione DottNet | 10/10/2022 12:52

Durante il 2021 significativa la chiusura di alcuni servizi convertiti in reparti Covid-19 e più difficoltà di accesso alle strutture sanitarie durante i picchi dei contagi. I problemi tra lavoro e pediatria

Sempre meno persone con sofferenza mentale vanno in cura presso i servizi dedicati e la pandemia ha acuito questa tendenza già in atto e costante negli utlimi anni.  Durante il 2021, in particolare, significativa la chiusura di alcuni servizi convertiti in reparti Covid-19 e più difficoltà di accesso alle strutture sanitarie durante i picchi dei contagi. n aumento anche il tempo di ricovero nelle strutture e meno dimissioni.   Questa la fotografia scattata in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale dall'indagine del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto superiore di Sanità, con il supporto del ministero della Salute. Indagine che, grazie al finanziamento dello stesso ministero, ha dato avvio a una rete 'sentinella' permanente di Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm).  "La nostra analisi restituisce una fotografia dei Dsm nei primi sei mesi del 2021 alle prese con carenze croniche precedenti il periodo emergenziale, sia in termini di risorse umane che economiche, e di fronte al prevedibile aumento della domanda di cura in seguito all'impatto della pandemia", afferma la direttrice del Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Iss, Gemma Calamandrei.   Dai dati emerge un quadro in cui diminuiscono gli utenti trattati con una prevalenza su 10mila residenti, over 18, che passa da 164,5 del 2019 a 143,4 del 2020 a 125,4 nel primo semestre del 2021; cala il turnover degli ospiti; aumentano gli interventi da remoto o le modalità ibride di presa in cura, ma la cosiddetta telepsichiatria ad oggi risulta un territorio "ancora largamente inesplorato"; salgono, in generale, da gennaio a giugno 2021, le visite psichiatriche e psicologiche.  L'indagine ha coinvolto 37 Dipartimenti di Salute Mentale di 16 Regioni. Analizzate dotazione e tipologie di personale, attività ospedaliere, residenziali e semiresidenziali e prestazioni dirette alla persona inclusi gli interventi da remoto.     Nel mondo, l'Oms indica che solo il 30% dei servizi di salute mentale per l'età evolutiva o gli adulti sono stati disponibili senza interruzioni durante i primi mesi della pandemia.  Tutti temi al centro del Global Mental Health Summit del 13 e 14 ottobre a Roma.

In occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale, Mindwork, prima società italiana per la consulenza psicologica online in ambito aziendale, presenta i dati della ricerca BVA Doxa dedicata al vissuto, ai bisogni e ai desiderata dei dipendenti delle aziende italiane, giunta alla sua terza edizione annuale. Ad emergere è un dato su tutti: il 75% dei lavoratori, circa 3 persone su 4, under 34 appartenenti alla categoria blue collar si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica. Un trend in crescita del +11% rispetto allo scorso anno, soprattutto per quanto riguarda la Gen Z (60%).   

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In dettaglio, 1 persona su 2 dichiara di soffrire di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro. In particolare, la percentuale di persone che dichiara di sperimentare frequenti vissuti di ansia e/o insonnia è passata dal 35% (prima del Covid) al 53% per l’ansia e al 50% per l’insonnia. Ma attenzione: parlare apertamente di disagio psicologico risulta ancora difficile. Quasi il 40% dei lavoratori, infatti, non si sente libero di dichiarare il proprio malessere in azienda, ciò vale in particolare per il target blue collar (48%), mentre c’è meno reticenza a confidarsi con amici o in famiglia. "Nell’ultimo anno circa il 62% dei lavoratori italiani ha provato almeno un sintomo correlato al burnout - sensazione di sfinimento, calo dell’efficienza lavorativa, aumento del distacco mentale, cinismo rispetto al lavorospiega Biancamaria Cavallini, Board Member & Operations Director di Mindwork e Psicologa del Lavoro È in questo contesto che il fenomeno del Quiet Quitting - ossia il limitarsi a fare lo stretto necessario a lavoro - si afferma. Verrebbe dunque quasi da pensare che possa essere un sintomo diffuso di vissuti di burnout. Ritirarsi silenziosamente dalla propria attività lavorativa e disimpegnarsi da quest'ultima, è infatti in linea con il distacco mentale e il cinismo tipici del burnout".

 Il 95% del campione intervistato ritiene essenziale che le aziende si prendano cura del benessere psicologico dei propri dipendenti; tra le iniziative più apprezzate troviamo una maggiore flessibilità oraria e l’attivazione di programmi strutturati di well-being. In generale però, il 44% ritiene che le iniziative proposte dalla propria azienda siano del tutto inefficaci – in particolare fra i Blue Collar (1 su 2). Nel momento in cui si è alla ricerca di una nuova posizione lavorativa, 7 persone su 10 dichiarano di prediligere un’azienda attenta al benessere psicologico delle sue persone anche laddove il livello di stress attualmente percepito dalla persona sul proprio lavoro sia basso.

Più precisamente, il 60% della categoria White Collar valuta questo dato in maniera positiva, a fronte del 23% fra i Blue Collar. Rispetto alla precedente edizione della ricerca, resta invece invariata la percentuale di persone che si esprime a favore di un supporto psicologico all’interno della propria azienda, laddove non è ancora presente (75%). Dato che vale per tutte e tre le categorie prese in esame. "Dai dati del nostro Osservatorio con BVA Doxa - afferma Mario Alessandra, Fondatore e Amministratore Delegato di Mindwork - sono emerse due conferme, una è sicuramente quella della trasversalità del malessere psicologico su aziende di ogni settore e dimensione e l’altra è l’impatto che questo ha sulla capacità delle aziende stesse di trattenere e attrarre i talenti, soprattutto quelli più giovani che per definizione rappresentano il nostro futuro. In questo scenario - continua Alessandra - Mindwork promuove insieme a tantissime aziende Clienti un paradigma culturale, che a partire dalla leadership, sia la base per ambienti di lavoro strutturalmente a misura di benessere psicologico".  

La salute mentale dei bambini e degli adolescenti italiani è a rischio : il 20 e il 25% di loro manifesta i segni, rispettivamente, di un disturbo d’ansia e di depressione, e i disturbi neuropsichici sono in costante aumento. Le risorse dei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza continuano invece a diminuire, e perfino le situazioni urgenti non riescono a trovare un ricovero: i posti letto per il ricovero in ambiente neuropsichiatrico infantile dei bambini e dei ragazzi 0-18 anni che ne hanno bisogno sono solo 395 in tutto il Paese.  

È il preoccupante scenario descritto dalla SINPIASocietà Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale (World Mental Health Day), un’iniziativa che si celebra ogni anno il 10 ottobre e che nel 2022 sceglie il tema "Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale". Istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (MFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Mental Health Day promuove la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.    

"Nonostante numeri da vera e propria emergenza sanitaria - spiega la Prof.ssa Elisa Maria Fazzi, Presidente della SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Professore Ordinario all’Università di Brescia - i disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono spesso drammatici e tragicamente trascurati dal nostro Sistema Sanitario Nazionale. Una realtà che gran parte dell’opinione pubblica e della classe politica continua ad ignorare. I posti letto di fatto non sono a sufficienza e sono distribuiti in modo ineguale nel Paese con ben 5 regioni senza letti. Ci si appoggia quasi sempre nei reparti di Pediatria, in una logica di supporto e accoglienza più che di progetto di cura e spesso purtroppo anche in quelli di Psichiatria adulti, per nulla adatti all’accoglienza e alla cura dei minorenni e dei loro genitori. Occorrono non solo risorse per l’urgenza, che è in questo momento la drammatica punta dell’iceberg, ma soprattutto il potenziamento della rete dei servizi territoriali di NPIA che, coinvolgendo famiglie, scuole,  sistema sociale e sanitario, migliori l’intercettazione dei soggetti a rischio o dei primi sintomi affinché tutti i bambini e ragazzi con disturbi neuropsichici di varia natura e le loro famiglie vedano finalmente riconosciuto il diritto a cure appropriate e tempestive". 

Tra il 2020 e il 2022 gli accessi dei minori al pronto soccorso e i ricoveri in ospedale per cause legate alla suicidalità, cioè comportamenti autolesionistici, pensieri, azioni e tentativi suicidari, sono in preoccupante aumento. Nello stesso periodo sono triplicati i ricoveri per cause legate ai disturbi alimentari, come l’anoressia e la bulimia. In generale, tra il 2021 e il 2022, gli accessi in ospedale per cause legate a disturbi psichiatrici, hanno superato di gran lunga quelli dei livelli di pre-pandemia, già in preoccupante ascesa nei 10 anni precedenti. Ma anche gli accessi per tutti gli altri disturbi NPIA, dall’autismo ai disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, appaiono in netto aumento e con quadri di sempre maggiore complessità.  Negli ultimi 10 anni l’ansia e la depressione sono aumentate notevolmente tra i bambini e i ragazzi. La Pandemia e poi la guerra, che genera preoccupazione e incertezza nel futuro, hanno ulteriormente accentuato questa tendenza. Durante l’infanzia e l’adolescenza viene segnalata una più alta incidenza di disturbi d’ansia e dell’umore, con evoluzione nel 30-40% dei casi, in disturbo post traumatico.   

Secondo la SINPIA, sottovalutare l’impatto delle conseguenze del Covid-19 tra i più giovani, in una situazione già molto critica in termini di personale, Servizi e organizzazione assistenziale per i disturbi neuropsichiatrici dell’infanzia e adolescenza, rischia di trasformare un’emergenza sanitaria in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi. 

"Un adeguato investimento nell’ambito della promozione della salute mentale e della prevenzione dei disturbi neuropsichici eÌ sempre più urgente nonché strategico”, conclude la Dott.ssa Antonella Costantino, Past President della SINPIA e Direttore dell'Unità Operativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS «Ca' Granda» Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. "I bambini e gli adolescenti di oggi sono gli adulti di domani, e non c’è salute mentale senza un investimento strategico sull’infanzia e sullo sviluppo neuropsichico, fin dai primi anni. Una diagnosi precoce ed un tempestivo intervento in sinergia tra territorio e ospedale, può cambiare, in molti casi, la storia naturale dei disturbi neuropsichici non solo evitandone le gravi conseguenze sui più giovani ma riducendo notevolmente l’impatto sociale ed economico sull’individuo, la famiglia e la società".

L’indagine Ipsos: “La salute mentale preoccupa più del cancro”. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2022, l’Ipsos ha svolto un’indagine condotta in 34 paesi tra cui l'Italia allo scopo di esaminare le opinioni dei cittadini riguardo la salute mentale. Gli argomenti trattati comprendono il rapporto con il benessere mentale e fisico, il modo in cui si parla dei problemi di salute mentale e le percezioni in merito all'importanza attribuita dal sistema sanitario del proprio Paese.

Ecco alcuni dei principali risultati emersi:

  • Per la prima volta la salute mentale supera il cancro e diventa il secondo problema di salute percepito a livello internazionale, subito dopo il Covid-19.
  • Il 55% degli italiani dichiara di pensare spesso al proprio benessere mentale, in aumento di 4 punti rispetto al 2021.
  • L’80% degli italiani afferma che la salute mentale e fisica siano ugualmente importanti, ma è il 40% a percepire che il sistema sanitario le attribuisca la stessa importanza.
  • Il 41% degli italiani sostiene che il sistema sanitario si concentri maggiormente sulla salute fisica, anche se soltanto per il 6% quest’ultima ha un’importanza superiore rispetto alla salute mentale.
  • In generale, i problemi di salute mentale sono avvertiti maggiormente dai più giovani, dalle donne e dalle famiglie a basso reddito.

Percezione del problema di salute più importante da affrontare nel proprio Paese

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