Canali Minisiti ECM

Aggressioni al personale sanitario. Schillaci: Numeri preoccupanti, incrementeremo la medicina territoriale e meno burocrazia

Diabetologia Redazione DottNet | 10/03/2023 21:14

Un diabetologo su 2 vittima di violenza: necessario prevenire le aggressioni con procedure di valutazione del rischio

In occasione della seconda edizione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che dall’anno scorso si celebra annualmente il 12 marzo, la Consulenza statistico attuariale Inail ha analizzato i dati relativi ai casi di infortunio in occasione di lavoro accertati dall’Istituto e codificati come aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, che nel triennio 2019-2021 sono stati 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno.

Quasi quattro su 10 nella fascia 35-49 anni. Il 37% è concentrato nel settore assistenza sanitaria, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari, il 33% nei servizi di assistenza sociale residenziale, che comprendono case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza, mentre il restante 30% ricade nel comparto dell’assistenza sociale non residenziale. Il 71% ha riguardato le donne, mentre per entrambi i generi si rileva che il 23% dei casi interessa gli operatori sanitari fino a 34 anni, il 39% quelli da 35 a 49 anni, il 37% da 50 a 64 anni e l’1% oltre i 64 anni.

Oltre un terzo riguarda infermieri ed educatori professionali. La professione più colpita è quella dei tecnici della salute, in cui si concentra più di un terzo dei casi. Si tratta prevalentemente di infermieri, ma anche di educatori professionali, normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all'interno di strutture sanitarie o socio-educative. Seguono, con il 29% dei casi, gli operatori socio-sanitari delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali e, con il 16%, le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccata, con il 3% dei casi di aggressione ai danni del personale sanitario, la categoria dei medici, che non include però nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti.

"Soprattutto nell'ultimo periodo è cresciuto il numero di episodi di aggressioni nei pronto soccorso verso gli operatori sanitari. C'è un problema culturale ma chi ha il camice bianco aiuta chi ha bisogno. Stiamo avviando come ministero della Salute una campagna di sensibilizzazione e abbiamo aumentato i presidi di polizia".  Lo ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci ospite di UnoMattina su Rai 1, in occasione della Giornata nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitario e socio-sanitari che si celebrerà il prossimo 12 marzo. "L'Osservatorio che è attivo su questo tema ha preparato una relazione che verrà inviata alle Camere entro al fine del mese in corso. Nel triennio 2019-2021 sono stati denunciati e riconosciuti 4.821 infortuni legati a episodi di violenza. Credo siano preoccupanti questi dati sulle aggressioni perché colpiscono soprattutto le operatrici sanitarie, in particolare le infermiere", ha aggiunto il ministro.

Più in generarle, ha spiegato Schillaci, "dobbiamo ridurre il carico burocratico che pesa su medici e sui professionisti sanitari, ma soprattutto oggi dal 60% a 80% di coloro che si recano in pronto soccorso, vi si recano in modo inappropriato". Per evitarlo, "dobbiamo offrire una sanità territoriale, come emerso in pandemia. Stiamo lavorando su questo, anche con i fondi del Pnrr che dobbiamo utilizzare in modo corretto. Ma la vera trasformazione sarà la digitalizzazione della sanità, che ci permetterà anche di superare le tante disuguaglianze che ci sono oggi nel servizio  sanitario".  "Il sistema sanitario italiano - ha aggiunto il ministro - è validissimo gli operatori sono i migliori al mondo e noi cerchiamo di difenderlo per assicurare un'assistenza uguale per tutti a prescindere dalla regione in cui vivono".

pubblicità

Intanto circa la metà (46%) dei medici diabetologi è stato vittima di un episodio di violenza verbale o/e fisica durante l’esercizio della professione, prevalentemente in ambulatorio e nelle ore diurne quando è maggiore l'attività clinica nei servizi di diabetologia. Nel 74,6% di questi soggetti, il fenomeno si è ripetuto in più di un’occasione. Questi atti deprecabili sono dovuti sia a fattori esogeni, pertanto non controllabili, come il temperamento violento di alcuni utenti, sia a fattori strutturali sui quali è possibile e necessario intervenire. La realizzazione di un programma di prevenzione e gestione della violenza deve diventare un obiettivo della politica e delle Aziende Sanitarie al fine di garantire sicurezza, qualità di cura e benessere sul luogo di lavoro.  È quanto emerge dalla Survey realizzata dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) attraverso il suo Gruppo strategico a valenza nazionale "Medicina di Genere" per misurare la portata del fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari della diabetologia e comprendere quanto questo si leghi a carenze delle Valutazioni del Rischio (VdR) sui luoghi di lavoro oltre che a fattori sociali.

L’indagine ha visto la partecipazione di 137 medici diabetologi, di cui il 71,5% donne, quota maggioritaria fra i diabetologi, che ha dichiarato come nel 70,9% dei casi, le strutture non prevedano strategie preventive e/o risposte standardizzate per la gestione degli episodi di violenza nei reparti e negli ambulatori di diabetologia. "I risultati di questa indagine sono in linea con molte altre evidenze segnalate in altri ambiti clinici, particolarmente nei 'pronto soccorso', ed in tutto il mondo" – commenta Angela Napoli, Coordinatrice Gruppo di studio nazionale ‘Medicina di Genere’ (AMD). "Dall’Indagine emerge che il fenomeno si verifica prevalentemente in ambito ambulatoriale e nelle ore diurne, ma anche nei reparti e nei corridoi durante i turni di guardia all'interno di strutture ospedaliere e nelle aree di accesso e/o di parcheggio degli ospedali". A seguito di episodi di violenza, le conseguenze fisiche si aggiungono a quelle psicologiche generando un circolo vizioso che può incidere anche sulla produttività e sulla qualità dell’assistenza offerta alle persone con diabete, oltre che sul livello di ansia, depressione e burnout dei professionisti.

"Il dato sulle carenze strutturali da parte delle Aziende Sanitarie deve farci riflettere e spronare le direzioni aziendali a promuovere azioni preventive tese a contrastare un fenomeno grave e non più tollerabile a tutela del benessere di chi ogni giorno si prende cura delle persone con diabete sul territorio" – aggiunge Graziano Di Cianni (nella foto), Presidente nazionale AMD. "Solo attraverso una puntuale valutazione del modello organizzativo di ciascuna realtà, è possibile proporre procedure standardizzate in grado di favorire la segnalazione degli atti di violenza, monitorare adeguatamente il fenomeno e intervenire con tempestività. Pertanto, è urgente comprendere le profonde motivazioni alla base di questo fenomeno sociale per intraprendere azioni appropriate, interventi politici e strutturali, che dotino gli operatori della salute di abilità, strumenti e spazi adeguatamente progettati ed arredati per ottenere una migliore prevenzione e gestione del rischio di aggressioni".

Commenti

I Correlati

Aumenteranno le ore, dalle attuali 3 alle future 6. Gli studi dovranno essere più facilmente fruibili, non trovarsi a un terzo piano senza ascensore ma fronte strada per essere raggiungibili da tutti

Quici: “Siamo preoccupati perché da una simulazione sul rinnovo del contratto del comparto e della dirigenza emerge che il fabbisogno del triennio 2022/2024 è superiore ai 2,3 miliardi stanziati con la Finanziaria"

"Inadatte per bimbi e anziani. Per ripensarle serve alleanza multidisciplinare"

L'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di sanità: "Oltre 100mila sono minori. Nel 2022 registrati 39.590 accessi al pronto soccorso, 10.4% under 18"

Ti potrebbero interessare

Nel nuovo Consiglio Direttivo, Vice Presidente vicario è la Dr.ssa Ketty Vaccaro, Vice Presidente il Prof. Davide Lauro, Segretario Generale il Prof. Alfonso Bellia

Al via la campagna congiunta FeSDI – ANCI per ribadire il messaggio che nella cura della malattia diabetica non si è soli

Pubblicato su Nature Reviews Endocrinology[i] un consensus report di un panel internazionale di esperti diabetologi e endocrinologi che raccomanda l’adozione dei sistemi di monitoraggio del glucosio con sensori

Benini: "I diritti delle persone con diabete siano al centro dell’agenda politica. Come chiesto nella lettera dei 14 scienziati, occorre un piano di finanziamento straordinario del Sistema Sanitario"

Ultime News

Negli ultimi anni il trattamento delle neoplasie urologiche ha avuto una grande evoluzione in positivo, grazie all’uso di cure già esistenti per stadi di malattia sempre più precoci

"Tenere alti livelli di biosicurezza anche dopo la vaccinazione"

Efficacia prossima all'80%, buona protezione anche negli anziani

“Le sfide riguardanti il sistema sanitario italiano, in particolare la medicina di famiglia, sono complesse e richiedono un'ampia trattazione non riassumibili in articoli generici o comunicati stampa"