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I medici al Governo: nessun allentamento per Natale

Sanità pubblica Redazione DottNet | 27/11/2020 20:42

L'epidemia rallenta, Rt a 1.08 ma ancora 827 morti

La politica "non allenti ancora una volta la guardia", per non ripetere gli errori fatti la scorsa estate: in vista delle festività natalizie le misure in atto "non vanno ammorbidite" perchè se è vero che l'epidemia sta rallentando, è anche vero che gli ospedali sono ancora "sovraccarichi' . E' un appello forte quello che i sindacati medici lanciano unitariamente attraverso l'Intersindacale medica, avvertendo che in questo momento sottovalutare i rischi sarebbe pericolosissimo.  I dati "mostrano segnali di rallentamento della crescita dell'epidemia da SarsCov2, tuttavia le condizioni di sovraccarico del sistema ospedaliero, con occupazione delle Terapie Intensive e aree COVID particolarmente elevata, impongono di non allentare le misure restrittive. Ricordiamo che nell'ultima settimana si sono contati oltre 200mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34mila", avverte l'Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria.

Il personale sanitario, "impegnato quotidianamente , 7 giorni su 7, di giorno e di notte, nella lotta contro la pandemia da Sars-CoV-2, si trova ad affrontare criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali, che con la seconda ondata interessa tutta la penisola.  Ogni allentamento delle restrizioni - affermano unitariamente le sigle dei camici bianchi - potrebbe, quindi, mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da COVID-19 quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere per la seconda volta sacrificata a causa di una generale sottovalutazione del rischio della ripresa pandemica, sulla quale i medici e i dirigenti sanitari avevano lanciato tutti gli allarmi possibili già durante l'estate". Per la seconda volta gli operatori della sanità pubblica, denunciano, "sono costretti a ulteriori sacrifici anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro". Quindi, un richiamo diretto ai decisori politici: "Chiediamo al Parlamento, al Governo e alle Regioni di ascoltare le decine e decine di migliaia di colleghi che da mesi lavorano senza tregua nell'emergenza territoriale e negli ospedali, amareggiati per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze dell'economia, celano sottovalutazioni del rischio di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi nei prossimi mesi alla diffusione stagionale dell'influenza".

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Infatti, "pur essendo chiaro che le decisioni non competono ai professionisti ma alla Politica", l'Intersindacale sottolinea che è, invece, preciso compito di chi lavora in prima linea fotografare la situazione, soprattutto per favorire scelte informate, essendo ormai acclarato scientificamente che i tempi di insorgenza delle manifestazioni cliniche successive al contagio impattano con numeri enormi per circa un mese dalla comparsa dei focolai sul sistema ospedaliero, sin dalla sua interfaccia territoriale 118, passando per la porta di ingresso dei Pronto Soccorso, per arrivare ai reparti Covid e fino all'ultima frontiera delle Rianimazioni. 

L'epidemia rallenta

 Diminuiscono i nuovi casi di Covid-19 e, soprattutto, calano i ricoverati in terapia intensiva per il secondo giorno consecutivo e scende l'indice di trasmissibilità Rt a 1.08 - con valori medi tra 1 e 1,25 nella maggior parte delle Regioni - ma continua ad aumentare il numero dei decessi che passano dagli 822 di ieri agli 827 nelle ultime 24 ore. La situazione epidemiologica in Italia conferma iniziali segnali di miglioramento grazie alle misure restrittive prese, ma l'incidenza dei nuovi casi - pur in calo - resta ancora troppo alta, così come il carico sugli ospedali.   Gli ultimi dati del monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, così come i numeri del bollettino quotidiano sull'epidemia, rappresentano un monito a non abbassare la guardia ed a non rilassare le misure in atto, perchè la situazione nel Paese resta grave e 10 regioni sono considerate a rischio alto di un'epidemia non controllata.

Sono infatti 28.352 i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore (contro i 29.003 di ieri), ma le vittime sono 827. Gli attualmente positivi scendono di 7.952 unità, mentre i guariti o dimessi sono 35.467. I tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore sono in totale 222.803 ed il rapporto tra nuovi casi e test si assesta al 12,7% (ieri era al 12,5%) . Un segnale positivo riguarda le terapie intensive: per il secondo giorno consecutivo, infatti, diminuiscono i pazienti ricoverati che passano dai 3.846 di ieri a 3.782. Ancora in calo, per il quarto giorno consecutivo, anche i ricoverati in area medica che dai 34.038 di ieri passano a 33.684. Prime indicazioni di un trend in miglioramento che, tuttavia, non devono indure ad un rilassamento "prematuro" delle misure, è l'avvertimento di Iss e ministero nel monitoraggio settimanale. La velocità di trasmissione dell'epidemia in Italia, si spiega infatti nel Rapporto, sta rallentando ed ha raggiunto livelli di Rt prossimi a 1 in molte Regioni/PA. Inoltre, per la prima volta da molte settimane, l'incidenza calcolata negli ultimi 14 giorni è diminuita a livello nazionale: è pari a 706.27 casi per 100,000 abitanti nel periodo 9/11-22/11 contro 732,6 per 100,000 abitanti nel periodo 2/11-15/11, anche se in diverse Regioni si continua a segnalare un'incidenza in aumento. Questi dati sono definiti nel Rapporto "incoraggianti" e segnalano l'impatto delle misure di mitigazione. L'incidenza rimane tuttavia ancora troppo elevata per permettere, si avverte, "una gestione sostenibile, pertanto sarà necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori di 1 consentendo una rapida diminuzione nel numero di nuovo casi e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri".

Rimane inoltre elevato il numero di Regioni/PA che sono state classificate a rischio alto e/o equiparate a rischio alto. Al 24 novembre, inoltre, 17 regioni avevano superato almeno una soglia critica in area medica o Terapia intensiva e nel caso si mantenga l'attuale RT, quasi tutte le Regioni/PA hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese.  Ed anche se in 5 regioni non si registra attualmente un sovraccarico oltre la soglia critica del 30% dei posti letto Covid occupati per le terapie intensive (Basilicata, Calabria, Molise, Sicilia, Veneto) ed in 7 non si registra alcun sovraccarico oltre la soglia critica del 40% per i posti letto Covid occupati in area medica (Basilicata, Molise, PA Bolzano, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto), ciò non deve indurre a trascurare il rischio, tanto più in vita delle festività natalizie, coma avverte il il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Dopo molte settimane, commenta, "diminuisce leggermente per la prima volta l'incidenza di casi, anche se si mantiene molto elevata. L'Rt questa settimana si fissa a 1,1 quindi si nota un primo effetto delle misure di contenimento. Purtroppo aumentano i ricoveri. Data la situazione - afferma - è bene continuare a mantenere comportamenti prudenti e tutte quelle misure che siano adeguate rispetto all'evoluzione dell'epidemia".

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