Cicatrice ipertrofica e cheloidea: che cosa è possibile fare

Solo in una minoranza di pazienti l’esito cicatriziale può diventare patologico con la formazione di un’ipertrofia o di un cheloide. I fattori di rischio si dividono in intrinseci, cioè legati al paziente, ed estrinseci, cioè legati alla procedura chirurgica.
Fattori legati al paziente
- sedi corporee: spalla, regione scapolare, regione toracica anteriore e lobo dell'orecchio,
- razza africana e caraibica,
- genetica (precedenti cicatrici ipertrofiche/cheloidee),
- giovane età.
Fattori legati alla procedura chirurgica
- tensione cutanea della sutura (è preferibile posizionarla lungo le linee naturali di minor resistenza),
- ritardo di guarigione (ematoma/diastasi della ferita),
- infiammazione e infezione della sutura.
La prevenzione della cicatrizzazione patologica mira a ridurre al minimo i fattori di rischio estrinseci e utilizza presidi medici che vengono anche raccomandati per il trattamento di eventuali esiti negativi (gel di silicone e iniezione di corticosteroidi).
Il trattamento della cicatrice patologica si fonda in larga misura sull’esperienza dei clinici (chirurghi plastici e dermatologi) pur in assenza di forti evidenze scientifiche presenti in letteratura e prevede la scelta tra diverse alternative a seconda delle caratteristiche della cicatrice e del paziente.
Un fattore che si è dimostrato cruciale al fine di migliorare una cicatrice è una corretta valutazione della sua maturità; infatti quando una cicatrice ipertrofica è ancora in fase attiva si predilige il trattamento medico e non quello chirurgico che trova invece indicazione al raggiungimento di una completa stabilizzazione (in media un anno).