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Rossi (Omceo Milano): no alle foto di medici diffuse sui social

Professione Redazione DottNet | 18/01/2017 21:11

In Lombardia apparirà un cartello che informerà i pazienti riguardo alle pratiche corrette in tema di registrazioni audio e video

Le immagini scattate all'interno dell'Ospedale di Nola con i pazienti curati a terra hanno fatto il giro del mondo attraverso i social. Ma ai camici bianchi, impegnati nel loro lavoro quotidiano, la cosa non è andata giù. E così in tutte le strutture della Lombardia, prima regione a avviare un'iniziativa del genere - ma non è escluso che l'esempio verrà seguito anche nel resto del Paese - apparirà un cartello che informerà i pazienti riguardo alle pratiche corrette in tema di registrazioni audio e video. E soprattutto che non sarà possibile diffondere attraverso i social foto e video girati negli ospedali.

Un tema importante, che coinvolge tutti, ma in particolare diventa scottante con la registrazione dei colloqui con i medici. Tanto che il presidente, Roberto Carlo Rossi, ha portato la questione al consiglio dell’Ordine. "Perché il telefonino in ospedale o dal dottore è questione delicatissima, capace di innescare dinamiche del tutto nuove – spiega il presidente Omceo al Corriere della Sera -. Il sapere di poter essere registrati cambia la natura del rapporto con i nostri pazienti. Per esempio, può portare a un’escalation di esami clinici cautelativi". "O anche - prosegue il presidente nella sua intervista -, all’astensione dalla prestazione sanitaria. In caso di patologie serie, c’è chi potrebbe essere tentato di non accettare il paziente".

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In effetti, il documento del gruppo di lavoro lombardo sul tema osserva che i riverberi della questione possono "proiettarsi su scala ben più vasta, fino a tradursi in problemi per l’organizzazione sanitaria, specie se il mutare delle condotte professionali determina un maggior assorbimento di risorse, in forma di tempo di interazione con i pazienti, maggior numero di prestazioni diagnostiche e/o trattamenti terapeutici".

In Italia l’articolo 5 della legge sulla privacy consente, per questioni che ci riguardino direttamente, le registrazioni nascoste, ovvero senza chiedere all’interlocutore, in questo caso il medico, il permesso di registrare il colloquio. Ma è cosa ben diversa se la registrazione viene poi diffusa sui social media, caso in cui va richiesto uno specifico consenso. I cartelli apposti negli ospedali dovranno, dunque, riportare i riferimenti di legge e ricordare che nelle sedi sanitarie non si può riprendere quel che si vuole.

O meglio, non lo si può redistribuire senza criterio. Il che però non tranquillizza il presidente dei medici. "Io capisco — dice Rossi al Corriere — che di questi temi si parli nei convegni o sulle riviste di giurisprudenza. Ma sancire per provvedimento regionale che i medici si possano registrare in maniera occulta, proprio non arrivo a comprenderlo. È un caso in cui non si sentiva il bisogno di intervento del legislatore". Oltretutto, aggiunge, "è molto fastidioso che il medico si possa registrare e la struttura, anche se carente, no".

Fonte: corriere, omceo milano

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