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Dall'influenza all'epatite, l'Italia è sotto tiro malattie infettive

Infettivologia Redazione DottNet | 27/02/2017 13:54

Ricciardi (Iss), regioni adottino strategie omogenee sui vaccini

Dai 5 milioni di Italiani che ogni inverno sono allettati dall'influenza ai 200mila casi annui di polmonite, dalle 20mila nuove diagnosi annue di epatite B alle 4mila di Hiv. Sono solo alcune delle tantissime malattie infettive che mettono sotto tiro il nostro Paese. A fare il punto oggi, a Roma, l'evento AHEAD - Achieving HEalth through Anti-infective Defense, promosso da MSD Italia.


    Molte di queste malattie sono prevenibili da vaccino e su questo, afferma Walter Ricciardi, presidente Istituto Superiore di Sanità (ISS), "nonostante l'allarme per la diminuzione dei vaccinati, la nostra è una storia di successo. Un caso emblematico è quello dell'Epatite B: l'Italia è stata la prima a introdurre questa vaccinazione, grazie alla quale sono stati risparmiati un miliardo e mezzo gli euro altrimenti investiti in cure, oltre a tantissime vite salvate". Le coperture per molte vaccinazioni sono però in alcuni casi scese sotto la soglia minima, come quelle di morbillo e rosolia. "Su questo - aggiunge - incoraggiamo le regioni a adottare strategie omogenee".

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E' questo uno degli obiettivi Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, appena entrato in vigore, grazie al quale molti vaccini saranno totalmente gratuiti. "L'offerta - sottolinea Ranieri Guerra, direttore Prevenzione Sanitaria Ministero della Salute - adesso è ampia e tra le più avanzate nel mondo". Un primo passo, che però non basta per Federico Gelli, responsabile Sanità Pd e componente della Commissione Affari Sociali della Camera. "Con la riforma del titolo V della Costituzione - spiega - abbiamo dato eccessivo potere decisionale alla Regioni in materia di sanità. Oggi alcune rendono le vaccinazioni facoltative, altre come Emilia Romagna e Toscana cercano di dare un segnale importante alle famiglie legandole all'iscrizione alla scuola materna. Dobbiamo chiederci - conclude - se la strada giusta per migliorare le coperture non sia quella di estendere l'obbligatorietà a una buona parte dei vaccini previsti dal nuovo Piano".

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