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L'ansia in caso d'infarto diventa un fattore protettivo

Cardiologia Redazione DottNet | 01/03/2018 14:49

Le donne che soffrivano di ansia hanno raggiunto l'ospedale due ore prima rispetto a quelle che non erano colpite dal disturbo

Le paure spesso irrazionali e un costante senso di 'allerta', di apprensione, possono rendere difficile la vita quotidiana di chi soffre di un disturbo d'ansia, predisponendo talvolta anche allo sviluppo di malattie cardiovascolari, ma c'è un caso in cui essere ansiosi può rappresentare in qualche modo un vantaggio: il momento di un infarto.

Chi soffre di ansia grave, infatti, tende a prestare più attenzione ai sintomi dell'infarto stesso e a chiedere prima un aiuto medico, cosa che migliora le possibilità di sopravvivenza. A evidenziarlo è uno studio guidato dalla Technical University of Munich, in Germania, pubblicato su Clinical Research in Cardiology. Per la ricerca sono stati utilizzati i dati dello studio MEDEA (Munich Examination of Delay in Patients Experiencing Infected Myocardial Infarction), in cui sono stati intervistati 619 pazienti con infarto miocardico in ospedale entro 24 ore dall'uscita dall'unità di terapia intensiva, sommando altre rilevazioni come l'ora di arrivo in ospedale e il decorso della malattia. È emerso che circa il 12 percento dei pazienti aveva un disturbo d'ansia e proprio tra questi vi era stata una reazione più rapida in caso di infarto. In particolare le donne che soffrivano di ansia hanno raggiunto l'ospedale due ore prima rispetto a quelle che non erano colpite dal disturbo.

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Sono arrivate infatti in Pronto Soccorso 112 minuti dopo l'insorgenza di un attacco cardiaco, mentre le altre due ore dopo. Molti studi scientifici hanno dimostrato che ogni mezz'ora è cruciale per la sopravvivenza dopo un infarto, spiega Karl-Heinz Ladwig, uno degli autori dello studio. Anche negli uomini vi era un effetto protettivo dell'ansia, seppur minore: arrivavano infatti 48 minuti prima.

Fonte: Clinical Research in Cardiology

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