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Verso lo stop alla donazione anonima degli organi: pronte 14mila firme

Sanità pubblica Redazione DottNet | 24/04/2018 16:41

Iniziativa di un padre che perse il figlio 15enne: sarà chiesto il parere al Comitato Nazionale di Bioetica

Modificare la legge che impone il reciproco anonimato tra la famiglia di chi dona gli organi e chi li riceve. Lo chiede una petizione su Change.org che ha quasi superato le 14.300 firme in sole due settimane. A lanciarla è Marco Galbiati, papà di Riccardo, un ragazzo quindicenne scomparso a gennaio 2017, che chiede la possibilità di conoscere le persone che hanno ricevuto reni, fegato e cornee del figlio.    Una questione "estremamente complessa" per Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, e sulla quale "chiederemo ufficialmente un parere al Comitato Nazionale di Bioetica (CNB). Per una modifica della norma, che spetta al Parlamento, è opportuno mettere a disposizione anche il parere di un organismo terzo e autorevole".  

La legge 91 del 1999, infatti, vieta al personale sanitario di diffondere le generalità dei famigliari del donatore e quelle del ricevente. L'obbligo è stato introdotto, spiega Nanni Costa, "per tutelare il più debole, perché ci possono essere situazioni problematiche come il non superamento della fase di elaborazione del lutto o altre aspettative nei familiari del donatore non condivise dal ricevente. Oppure i riceventi si potrebbero sentire in dovere nei confronti dell'altra parte", con il rischio di richieste di vario tipo. "E' una legge ingiusta" che "schiaccia un diritto umano" perché "decide al posto delle famiglie", spiega papà Galbiati nel video che accompagna la petizione. La proposta è quindi di modificarla, facendo sì che "se entrambi le parti lo desiderano", possano "avere la possibilità di conoscersi, magari con un supporto psicologico come avviene in altri Paesi". Cosa che, nonostante la legge, Galbiati è riuscito in parte a fare. "Tramite i social - racconta - ho incontrato il ragazzo che ha ricevuto il rene destro di mio figlio. Conoscerci e raccontargli chi era Ricky è stata un'emozione immensa e molto positiva, per entrambi". 

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  "Questo padre - risponde Nanni Costa - ha diritto ad avere una risposta. Non siamo però noi a potergliela dare. Crediamo sia giusto un parere di un organismo terzo e autorevole, come il CNB, perché è una questione che tocca etica, emotività, rispetto, privacy". La possibilità delle due parti di incontrarsi è una opportunità da tempo caldeggiata da un altro papà simbolo della donazione di organi, Reginald Green, il cui figlio Nicholas venne freddato in un agguato mentre era in vacanza con la famiglia in Italia. E al suo accorato appello si è unito di recente Ignazio Marino, professore di Chirurgia al Sidney Kimmel Medical College di Philadelphia e, proprio oggi, Cristiano Quintini, direttore del Centro Trapianti di Fegato della Cleveland Clinic. "Negli Stati Uniti - ha detto Quintini- queste interazioni non solo sono possibili ma anche incoraggiate". Di fatto, conclude, "sono ancora troppo pochi gli studi scientifici che affrontano questo problema".

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