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British Medical Journal: la droga va legalizzata

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/05/2018 15:22

'Non provoca un aumento dei consumi e può finanziare i servizi"

Dopo essersi schierato pochi mesi fa a favore dell'eutanasia, il British Medical Journal prende un'altra posizione 'scomoda'. Questa volta, sempre con un editoriale della direttrice Fiona Godlee, la rivista scientifica britannica chiede la legalizzazione e la tassazione delle droghe, prendendo atto del fallimento della guerra al narcotraffico.   L'articolo parte da una serie di dati presentati in diversi studi nella rivista, dal fatto che la guerra alla droga costa 400 sterline l'anno ad ogni contribuente, al raddoppio negli ultimi dieci anni dei morti per droga in Scozia.

Paesi come il Portogallo, che ha di fatto legalizzato le droghe, non hanno visto un aumento degli utilizzatori, si legge nell'editoriale, che cita anche gli esempi di Olanda, Canada e Usa, in cui la legalizzazione, almeno delle droghe leggere, ha aumentato gli introiti statali.  "Il mercato globale delle droghe illecite è di 236 miliardi di sterline - scrive Godlee -, ma questi soldi alimentano il crimine organizzato e la disperazione umana. Perché non dovrebbero essere usati per i servizi pubblici?".  La posizione è condivisa da diverse associazioni di medici britannici, dal Royal College of Physicians alla British Medical Association alla Royal Society of Public Health. "Non si tratta di stabilire se la droga è una cosa buona o cattiva - sottolinea l'editoriale -, è una posizione basata sull'evidenza scientifica, interamente in linea con un approccio di salute pubblica al crimine violento". "Il Bmj - conclude l'articolo - è fermamente d'accordo con gli sforzi di legalizzare, regolare e tassare la vendita di droghe per uso ricreativo e medico. Questa è una questione su cui i medici possono e dovrebbero far sentire la propria voce".

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Anche in Italia di recente si è aperto un dibattito sul tema, anche se non ci sono state prese di posizione forti come quelle britanniche da parte della comunità scientifica. "Da noi permane un atteggiamento di censura di dibattito pubblico - rileva Marco Perduca dell'associazione Luca Coscioni e coordinatore di Legalizziamo.it -, e mancanza di assunzione di responsabilità nel dire le cose come stanno da parte degli operatori socio-sanitari: oggi le droghe sono pericolose perché la proibizione ha consegnato alla criminalità la loro produzione e vendita, senza consentire un controllo della qualità del prodotto e senza prevedere campagne di informazione e attenzione a chi ne fa un uso problematico". 

fonte: ansa

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