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Grillo, basta liste di attesa: tagliare intramoenia e Cup

Sanità pubblica Redazione DottNet | 15/06/2018 19:56

Inviata una circolare alle Regioni: hanno 15 giorni per rispondere. Aceti: stop all'intramoenia se i tempi massimi non sono garantiti

Prima azione politica del neo ministro della Salute Giulia Grillo su una delle note più dolenti del servizio sanitario pubblico, la gestione delle liste d'attesa e dell'intramoenia. In vista del Piano nazionale del governo per tagliare i tempi, il ministero ha inviato una circolare a Regioni e Province autonome - che dovranno rispondere entro 15 giorni - chiedendo in particolare informazioni sulle modalità di funzionamento delle "agende" delle strutture sanitarie pubbliche e di quelle private accreditate. E di spiegare quali siano i criteri individuati per la determinazione dei volumi di attività istituzionale e di quelli di attività libero professionale intramuraria.

Non solo: se con l'offerta aziendale istituzionale non vengono garantite le prestazioni nei tempi massimi di attesa individuati dal Piano regionale, le Regioni dovranno spiegare quali misure siano previste, senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti, e se queste misure vengano effettivamente applicate. "Basta con la vergogna di ottenere una mammografia dopo 13 mesi, di aspettare fino a un anno una colonscopia, una visita oncologica o neurologica, salvo pagare di tasca propria, impoverendosi sempre di più e facilitando gli affari ai privati", ha scritto il ministro in un post su facebook in mattinata. E ancora: "Cercheremo di adottare un'adeguata strategia di cambiamento per debellare un fenomeno odioso, che mina l'equità, l'uniformità di trattamento sanitario in tutta Italia, che fa carta straccia della trasparenza, dell'informazione ai cittadini e che attacca alla radice l'universalità del Servizio sanitario pubblico".

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Nella circolare a Regioni e province si chiede prima di tutto se le prestazioni vengano effettivamente prenotate attraverso il Centro Unico di Prenotazione (Cup) e se vi facciano capo tutte le "agende" delle strutture sanitarie pubbliche e quelle private accreditate. In caso contrario, dovrà essere comunicato il numero delle prestazioni prenotate tramite Cup e il numero complessivo delle prestazioni erogate. Le amministrazioni locali dovranno spiegare quali misure abbiano previsto, senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti, nel caso in cui le prestazioni non vengano garantite nei tempi massimi di attesa previsti dal Piano regionale. L'iniziativa del ministro intanto ha sollevato qualche preoccupazione. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, pur plaudendo l'azione contro le liste di attesa, ha sottolineato l'importanza di spiegare quali risorse si intenda impegnare. Indirettamente la risposta è arrivata dal coordinatore del Tribunale dei diritti del malato Tonino Aceti: "Le risorse sono importanti, ma alcune cose sulle liste d'attesa si possono già fare", ha detto.

Insomma, quello del ministero è il primo passo per mettere mano al secondo motivo, dopo quello economico, che spinge 13 milioni di italiani a rinunciare alle cure, come è emerso dall'Indice di Performance Sanitaria realizzato dall'Istituto Demoskopika. Sull'argomento parla ancor più chiaro la prima ricerca su tempi e costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali, nell'arco di 3 anni (2014-2017), commissionata dalla Funzione Pubblica Cgil: la media di attesa per una visita è di 65 giorni, contro i 7 nel privato e 6 in intramoenia. La ricerca, uscita in marzo, è stata fatta su un campione di oltre 26 milioni di cittadini in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania.

Tribunale del malato, le proposte

Il nodo della gestione dei Cup (Centro unico di prenotazione)e dell'organizzazione dell'intramoenia al centro del problema delle liste d'attesa per le prestazioni nel servizio sanitario pubblico. Proprio su questo bisogna concentrarsi per cambiare passo secondo il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, che accoglie positivamente la circolare del ministro della Salute Giulia Grillo in vista del Piano nazionale del governo. "Ci aspettiamo che con questo governo passi il principio secondo cui laddove non si ha la capacità di garantire i tempi massimi di attesa per una visita, scatti il blocco dell'attività intramoenia", spiega Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, appena nominato nella Commissione del ministero che sta lavorando al Piano per il triennio 2018-2020.

Non solo: "E' assolutamente necessario - afferma - che quando si contatta il Cup (Centro unico di prenotazione), se vengono prospettati tempi troppo lunghi di attesa, sia lo stesso Cup autonomamente e automaticamente a trovare una soluzione alternativa e senza costi aggiuntivi per il paziente". Non resta poi fuori dalle aspettative di Cittadinanzattiva il superticket: "Chiediamo che venga abrogato", dice Aceti, "su questo argomento abbiamo già registrato importanti aperture alla collaborazione del Ministero della Salute". "Le liste di attesa sono il principale problema segnalato dai cittadini che si rivolgono alla nostra organizzazione - aggiunge Aceti - è importante l'attenzione all'intramoenia perché, oltre ad essere controllata e verificata molto poco dalle Regioni, viene prospettata ai cittadini non come un'opportunità per esercitare il diritto alla libera scelta del medico, quanto invece come scelta obbligata e costosa per aggirare le liste".

E indica che sono solo 11 le Regioni che ad oggi hanno attivato l'Organismo paritetico regionale per la verifica dell'attività intramuraria, "organismi perlopiù attivati solo sulla carta".

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