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Covid, esausto il 62% dei medici d'urgenza

Sanità pubblica Redazione DottNet | 31/05/2022 16:46

Lo rivela lo studio sui sanitari dei servizi di emergenza e della medicina di urgenza effettuato in 89 paesi

Il Covid-19 ha lasciato il segno su medici, infermieri e paramedici in prima fila nell'emergenza e urgenza contro il Covid: oltre il 62% è stato spompato dal burn-out, che li ha esauriti a livello fisico, oppure mentale o emotivo. Peggio è andata al 31% di loro, perlopiù medici, che sono stati «bruciati» profondamente nel corpo e nella mente e che la sindrome del burn-out ha portato al limite e rendendoli incapaci di proseguire nel lavoro.

Sono i risultati, allarmanti, dello studio sui sanitari dei servizi di emergenza e della medicina di urgenza che è stato effettuato in 89 paesi. A renderli noti è stato il presidente della società europea di medicina d'urgenza (Eusem), Abdo Khoury, nell'editoriale pubblicato nella rivista della società scientifica, European Journal of Emercency Medicine. Lo studio è stato realizzato da tre medici del settore, uno svizzero, uno spagnolo e un turco, e pubblicato in occasione della giornata mondiale della medicina d'urgenza che ogni anno viene celebrata il 27 maggio.

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Gli autori hanno sollecitato all'incirca 20 mila professionisti individuati dall'Eusem e da gennaio a febbraio 2022 interrogato qualcosa come 1.925 di loro, tra i quali in maggioranza medici (84%), 12% infermieri e fisioterapisti (2%). I ricercatori hanno riscontrato la presenza della sindrome di burn-out a livelli superiori rispetto al periodo precedente la pandemia di Covid-19 tra i sanitari della medicina di emergenza e urgenza. E hanno evidenziato che solo il 41,4% dei 1925 intervistati ha avuto un sostegno psicologico. Troppo pochi. E troppo poco è stato fatto per questa categoria di sanitari spesso incensata come eroica durante il periodo della pandemia.

I più colpiti dalla sindrome del «burn-out» sono stati i sanitari più giovani, e in particolare il 74% di quelli che avevano meno di cinque anni di esperienza sulle spalle contro il 60% dei colleghi con oltre dieci anni di servizio in prima linea con i pazienti malati gravemente di Covid. Questi ultimi hanno rappresentato un rischio di infezione per i sanitari nonostante indossassero i dispositivi di protezione.

Tutto ciò non è stato senza conseguenze anche per i pazienti che sono stati presi in carico da curanti oberati di lavoro e stressati. Cinismo e insensibilità verso i malati e i loro parenti, o la mancanza di efficienza, sono state le conseguenze dell'esaurimento dei sanitari in prima linea nell'emergenza Covid-19 e terreno per gli errori medici associati a una maggiore mortalità dei pazienti. Stress da ridurre, per il presidente di Eusem introducendo pratiche che evitino a questi sanitari di soffrire per il proprio impegno professionale.

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