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Consulta: differire Tfr e Tfs incompatibile con la Costituzione

Medlex Redazione DottNet | 24/06/2023 13:31

Sindacati: risarcimento per migliaia di lavoratori e lavoratrici. La pronuncia dei giudici costituzionali che invitano al Parlamento a rimuovere gradualmente il differimento

Andare in pensione per un dipendete pubblico può significare anni di attesa per ottenere il Tfr, che può essere anche dilazionato. Una misura riservata solo ai lavoratori del settore pubblico, contro la quale è stato proposto un ricorso alla Corte Costituzionale per sancire l'illegittimità della norma. Decisione che è arrivata e che definisce "vulnus" la disposizione e delega al legislatore il compito di sanare un contrasto con le norme costituzionali in materia di giusta retribuzione. In particolare secondo la Consulta, il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio (T.F.S.) spettanti  ai dipendenti pubblici cessati dall'impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell'ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione.

Si tratta di un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana. Spetta al legislatore, avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore che tenga conto anche degli impegni assunti nell'ambito della precedente programmazione economico-finanziaria.

Lo ha affermato la sentenza n.130 (redattrice la giudice Maria Rosaria San Giorgio) della Corte Costituzionale, con cui sono state dichiarate inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 3, comma 2, del decreto-legge n. 79 del 1997, come convertito, e dell'art. 12, comma 7, del d.l. n. 78 del 2010, come convertito, che prevedono rispettivamente il differimento e la rateizzazione delle prestazioni. Le questioni erano state sollevate dal Tribunale amministrativo per il Lazio, sezione terza quater, in riferimento all'art. 36 Cost.

Tuttavia, la discrezionalità del legislatore al riguardo - ha chiarito la Corte - non è temporalmente illimitata. E non sarebbe tollerabile l'eccessivo protrarsi dell'inerzia legislativa, tenuto anche conto che la Corte aveva già rivolto al legislatore, con la sentenza n.159 del 2019, un monito con il quale si segnalava la problematicità della normativa in esame. La Corte ha poi rilevato che la disciplina del pagamento rateale delle indennità di fine servizio prevede temperamenti a favore dei beneficiari dei trattamenti meno elevati. Comunque, conclude la Corte, tale normativa - che era connessa a esigenze contingenti di consolidamento dei conti pubblici - in quanto combinata con il differimento della prestazione, finisce per aggravare il rilevato vulnus.

«La sentenza n.130 della Corte Costituzionale dichiara anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfr e del Tfs dei dipendenti pubblici in quanto contrasta con il principio della giusta retribuzione, contenuto nell’art.36 della Costituzione. Un risarcimento per le migliaia di lavoratrici e lavoratori pubblici che ancora, a distanza variabile dai 2 ai 7 anni, stanno aspettando di ricevere il loro salario differito». Così in una nota Domenico Proietti, segretario generale della Uil-Fpl, Giuseppe D’Aprile, segretario genrale della Uil Scuola-Rua, e Sandro Colombi, segretario generale Uil-Pa. «La Uil-Fpl, la Uil Scuola-Rua e la Uil-Pa chiedono al Parlamento e al Governo la rimozione immediata di questo vulnus, rilevato anche dalla Corte Costituzionale, che rappresenta una grave penalizzazione per i dipendenti pubblici e un’appropriazione indebita da parte dello Stato».

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