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La pensione dei medici è salva, ma solo per chi lascerà a 67 anni. Bonus per gli ospedalieri

Previdenza Redazione DottNet | 07/12/2023 15:24

Per ogni mese in più di lavoro in ospedale, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo. I sindacati: "Gli scioperi continueranno a gennaio"

La pensione dei medici è salva, ma con alcuni paletti. Il governo depositerà nelle prossime ore i primi quattro emendamenti alla manovra di Bilancio. Le correzioni sono state annunciate mercoledì sera dopo una riunione dei capigruppo a Palazzo Madama.I medici che lasceranno il lavoro una volta compiuti i 67 anni di età, avranno diritto a ricevere la pensione calcolata con i coefficienti retributivi del passato, più vantaggiosi. Chi invece lascerà il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi senza aver raggiunto i 67 anni di età, subirà la tagliola del calcolo dell’assegno con i nuovi e più penalizzanti coefficienti.

Ma ci sarà un’eccezione per il personale ospedaliero, medici e infermieri.

I coefficienti saranno “addolciti”. Per ogni mese in più di lavoro in ospedale, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo. Questo significa che lavorando per altri tre anni il taglio delle pensioni si azzererebbe. Ma per far “tornare” i conti della modifica, vengono riviste le finestre per l’uscita anticipata di medici, maestri e dipendenti locali. Chi matura i requisiti entro il prossimo anno, potrà ricevere la pensione dopo tre mesi di finestra. Chi li matura nel 2025 dovrà attendere quattro mesi, che diventeranno cinque nel 2026, sette nel 2027 e nove nel 2028.

Se ne discuterà al Senato il 18 dicembre prossimo per consentire al governo di depositare, già nelle prossime ore, i testi dei quattro emendamenti. La Commissione Bilancio inizierà lunedì 11 l’esame delle proposte di modifica. Probabile dunque che l’esame del testo alla Camera slitti ai giorni subito dopo Natale. Gli emendamenti presentati riguardano la revisione dei criteri di calcolo delle pensioni del personale sanitario. In questo quadro, le opposizioni incalzano il governo. Il cuore della manovra, comunque, è stabile e riguarda la conferma nel 2024 del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro, in combinato con la nuova modulazione delle aliquote Irpef che accorpa le prime due, per lasciare in busta paga circa 100 euro al mese in più ai lavoratori dipendenti. Un provvedimento che impegna quasi 11 miliardi di euro.

Il passo indietro del Governo è stato visto favorevolmente dai sindacati, che, tuttavia, hanno deciso di continuare con la linea dura degli scioperi:  "La giornata del 5 dicembre, con lo sciopero nazionale e le manifestazioni in tutta Italia, ha visto una enorme partecipazione e una eco mediatica che ha superato i confini nazionali – dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up -. Ha inoltre segnato l’inizio di un nuovo percorso di mobilitazione che vede finalmente uniti medici, dirigenti sanitari, infermieri. La richiesta emersa con voce unanime è stata: rispetto per la professione".

"Apprendiamo con soddisfazione della dilatazione dei tempi parlamentari per l’approvazione della manovra, ottenuta anche per rivedere la norma sul taglio delle pensioni dei sanitari all’indomani del successo della nostra protesta, e auspichiamo dunque che in questi giorni sia possibile modificare la bozza di legge di bilancio prevedendo gli aggiustamenti che chiediamo:

    • investire nel SSN non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio;
    • rendere appetibile le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio;
    • eliminare il tetto di spesa alle assunzioni;
    • aumentare le retribuzioni, prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti;
    • rivedere il modello contrattuale, con rispetto per le specificità sanitarie;
    • depenalizzare l’atto medico e sanitario;
    • mantenere i diritti acquisiti, anche con riferimento all’assetto pensionistico.

"Ma in assenza di risposte la vertenza non si fermerà, e per dar seguito alla nostra azione congiunta iniziata il 5 dicembre e nel rispetto dei regolamenti, siamo pronti a proclamare altre giornate di sciopero a gennaio 2024. Se le nostre richieste continueranno ad essere ignorate proseguiremo il percorso di mobilitazione, allargando il fronte della partecipazione, perché quello che oggi viene percepito come problema professionale venga avvertito anche come problema sociale, che riguarda non solo gli operatori della sanità, ma anche e soprattutto i cittadini. Porteremo dunque in piazza tutti coloro che hanno a cuore il Ssn, ed arriveremo a rappresentare le nostre doglianze, negli interessi della salute collettiva, sino alle sedi istituzionali sovra nazionali".

"La nostra azione è racchiusa in questo slogan ‘La sanità pubblica non si svende, si difende’ e non ci fermeremo fino a quando non arriveranno soluzioni concrete e operative a problemi che molti osservano ma pochissimi affrontano. Chiediamo solo di lavorare meglio in un servizio sanitario migliore".

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