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Artrite reumatoide, buoni risultati con un farmaco antitumorale

Farmaci Redazione DottNet | 02/05/2024 12:26

Terapia sperimentata su 6 casi difficili da team italo-tedesco

Sperimentato con successo contro l'artrite reumatoide un trattamento immunoterapico già utilizzato per alcuni tumori del sangue, blinatumomab (o Blina): somministrato a sei pazienti con artrite reumatoide multi-resistente al trattamento (tra i quali anche una paziente italiana), il farmaco ha prodotto un rapido declino dell'attività di malattia, riducendo il livello di anticorpi circolanti e migliorando l'infiammazione dei tessuti sinoviali, come documentato con vari esami tra cui l'ecografia. 

Sono i risultati di una ricerca italo-tedesca pubblicata su Nature Medicine e siglata dal gruppo di Maria Antonietta D'Agostino direttore della Uoc di Reumatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e ordinario di Reumatologia all'Università Cattolica e di Georg Schett dell'Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga (Fau).  Il Blina è un anticorpo monoclonale bispecifico, cioè 'a due braccia' (il nome tecnico è BiTE, Bispecific T cell engager), una forma di immunoterapia che provoca la distruzione delle cellule B ad opera delle cellule T suppressor, facilitando l'incontro tra questi due tipi di cellule immunitarie. È insomma un farmaco 'facilitatore' che, avvicinandole, rende più efficace l'eliminazione delle cellule B 'deviate', che producono anticorpi rivolti contro le articolazioni, nel caso dell'artrite reumatoide.  

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 Sofisticate analisi di laboratorio (come la citometria a flusso ad alta dimensione) hanno confermato che il miglioramento clinico è dovuto ad un 'reset' immunitario, consistente nell'eliminazione delle cellule B 'cattive' (che producono continuamente auto-anticorpi), che vengono rimpiazzate da cellule B 'buone'. "Questi risultati, molto promettenti per l'entità della risposta e la tollerabilità del farmaco - commenta D'Agostino - suggeriscono la potenziale utilità di questo approccio terapeutico nelle forme più gravi di artrite reumatoide, resistenti alla terapia. Inoltre il risultato potrebbe rappresentare l'inizio di una nuova era di trattamento per altre malattie autoimmuni mediate dalle cellule B, dal lupus, alla sclerodermia".

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