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Spesa farmaceutica pro capite regionale e penetrazione dei generici nel mercato farmaceutico. Dossier del Centro Studi Merqurio

Aziende | 11/01/2011 16:20

Aumenta la spesa pro capite degli italiani per i farmaci. Il dato, riferito agli ultimi cinque anni, è stato reso noto dal Centro Studi Merqurio. Nei  primi sei mesi del 2010 ogni italiano ha speso  7,79 euro, il doppio rispetto ai 3,36 euro di cinque anni fa. Il dato appare comunque in costante crescita in tutte le regioni, ad esclusione del Piemonte, unica regione che ha visto, invece, diminuire la spesa pro capite, passando – sempre in riferimento al primo semestre degli ultimi cinque anni - dai 7,58 euro nel 2006 ai 6,21 euro nello stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia la crescita della spesa pro capite italiana nei primi sei mesi del 2010 resta inferiore del 9% rispetto alla media degli altri Paesi dell’Unione Europea, come confermano  al Centro Studi Merqurio.

La spesa farmaceutica regionale degli ultimi cinque anni è stata senza dubbio influenzata dalle misure adottate dalle singole Regioni, al fine di contenere tale spesa a carico del SSN e di rendere chiara ed esplicita la distinzione tra la dispensazione dei farmaci per uso territoriale rispetto a quella ospedaliero e, di conseguenza, rendere più armonici i confronti tra Regioni che hanno perseguito forme differenti di governo della spesa sanitaria. A seguito di tali interventi regionali sui ticket, l'incidenza sulla spesa lorda delle quote di partecipazione a carico dei cittadini è passata dal 5,9% del 2009 al 7,1% del primo semestre 2010.  Le prime cinque Regioni con maggiore incidenza sulla spesa pro capite totale durante questo primo semestre del 2010 sono state la Sicilia (14,07 euro), la Calabria (10,59 euro), la Lombardia (10,03), il Veneto (9,68) e il Lazio (9,63); queste regioni presentano, infatti, un valore della spesa pro capite che supera di gran lunga il valore medio nazionale, pari, come detto, a 7,79 euro. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che questi territori  sono stati interessati da piani di rientro dal deficit, con il conseguente  contenimento della spesa, e dall’introduzione di provvedimenti come  l'aumento del ticket e il potenziamento della distribuzione di medicinali acquistati dalle ASL direttamente agli assistiti e/o tramite le farmacie convenzionate sulla base di specifici accordi. Le regioni dove la spesa pro capite al contrario si allontana dalla media nazionale sono la Valle d’Aosta (3,16 euro); il Friuli V.G. (3,60 euro ) e l’Emilia Romagna (3,75 euro).  Nelle Regioni con ticket più incisivo le quote di partecipazione hanno un'incidenza sulla spesa lorda tra il 7,4% e il 10,5%. Da notare anche l'aumento medio dell'incidenza delle quote pagate dai cittadini nelle Regioni che non applicano ticket sui farmaci (dove i cittadini pagano solo l'eventuale differenza tra prezzo di riferimento e prezzo della specialità medicinale più costosa): in queste Regioni, nel primo semestre 2010, le quote di partecipazione hanno avuto un'incidenza sulla spesa lorda tra il 3,1% e il 4,1%, rispetto al 2-3% del 2009. Più ombre che luci si riscontrano se si dà uno sguardo al grado di penetrazione dei generici lungo la penisola. Per i generici emerge un notevole divario tra Nord e Sud Italia: il consumo di farmaci equivalenti nelle regioni meridionali si colloca al di sotto della media italiana ed è ben lontano dai valori registrati all’altro capo della penisola . In testa alla classifica delle regioni più virtuose, per quanto riguarda la vendita dei generici, spicca la Provincia autonoma di Trento, dove l’equivalente detiene una quota di mercato pari a circa il 12% del totale della spesa netta; al secondo posto si colloca l’Emilia Romagna, con circa l’11,5%, seguita a ruota dalla Toscana, dal Piemonte e dalla Lombardia. Il Piemonte, infatti, si posiziona al quarto posto con circa il 10%, seguita a pari merito dalla Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano con circa il 9,3%, mentre la Valle d’Aosta e il Veneto si attestano subito sotto con circa il 9% sul totale della spesa netta del primo semestre 2010. Esaminando la graduatoria, si può notare che le prime tre regioni classificate contribuiscono in maniera significativa ad alzare la media italiana, che comunque non riesce a superare il 15% della spesa netta totale del primo semestre 2010, a causa dei consumi particolarmente bassi riscontrati nel Sud Italia. La Calabria, con un’incidenza sul totale della spesa netta pari a circa il 4 %, è il fanalino di coda, preceduta in penultima posizione dalla Basilicata, Molise e Campania (tutte con un 5,7 % circa), mentre la Sicilia è terzultima con un 6 % circa della spesa netta totale.  La situazione non cambia se si analizza l’incidenza del generico sul totale delle unità dispensate nel primo semestre 2010. Guidano la classifica la Provincia autonoma di Trento, con un 23 % circa e la Lombardia con un 20 % circa, si collocano ampiamente sopra la media italiana del 16 % circa. Seguono l’Emilia Romagna (19 % circa), il Piemonte (18 % circa), la Provincia autonoma di Bolzano (17 % circa) e la Toscana (16 % circa). All’estremo opposto, considerando l’incidenza del generico sul totale delle unità dispensate, si trovano nuovamente le regioni del Sud: la Calabria si aggiudica anche in questo caso l’ultimo posto con un’incidenza del generico su totale dell’unità dispensate con un valore che non supera il 4 % circa. Di poco superiore la percentuale rilevabile in Molise (5,7 % circa), Campania e Basilicata (6 % circa) e Sicilia (6,1 % circa). La media italiana sull’incidenza del generico sul totale delle unità dispensate si aggira intorno al circa 9%. Infine emerge che solo il 12% di tutti i medicinali dispensati in Italia e solo il 13% dei principi attivi in commercio è presente sotto forma di generico.

 

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