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Cala la differenza fra l'attesa di vita della donna e dell'uomo

Medicina Generale Redazione DottNet | 31/07/2008 16:31

Per la prima volta dalla fine del secolo scorso cala la differenza fra l'attesa di vita della donna e quella dell'uomo: il vantaggio di 7 mesi per la donna all'inizio del 900 sale a 7 anni nel 2000; ma al 2008 questo vantaggio cala di un anno, scende a 6.

''Perchè lo stile di vita dei due sessi tende - dicono gli esperti - a uniformarsi: le donne oggi hanno più rischi professionali, più incidenti stradali, soprattutto fumano di più''. Su quest'ultimo particolare si sofferma Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche, nell'illustrare a Milano i risultati dell'indagine 'Le donne italiane e il fumo' svolta per conto della Fondazione Umberto Veronesi in occasione del lancio della campagna antifumo 'No Smoking-Be Happy'. In Italia oggi fumano tra 11 e 12 milioni di persone. Di questa cifra, quasi cinque milioni sono donne. E fumano più al Centro (20,9%) che al Sud (18,8) e al Nord (15,9). Il Lazio è la regione con maggiore densità di fumatrici. Ma ci sono più fan della sigaretta nelle città con oltre 250 mila abitanti, e tra le laureate (la cultura in questo caso sembra non pagare) e le dirigenti/imprenditrici/professioniste, fascia in cui le fumatrici sono quasi il doppio della media.

E Finzi sottolinea la tendenza all'aumento del numero delle donne che fumano. ''Le stime attuali - dice - indicano un divario sempre maggiore fra i due sessi: il 18,2% delle donne fuma quotidianamente, così come il 40% degli uomini. Ma il dato, se raffrontato al 2002 mette in evidenza un leggero decremento maschile (era al 40,9%) e viceversa un aumento del fumo femminile (era al 17,8%)''. Questo spiega, per Finzi, la diminuzione del tasso di mortalità per tumore polmonare fra i maschi e la crescita dello stesso indicatore fra le donne: era di 2300 morti nel 1970; oggi ha superato i 6100 casi all'anno. E il dato non è destinato a cambiare in futuro. Anzi: oggi le ragazze fra i 18 e i 20 anni fumano più dei loro coetanei maschi (33,7% rispetto al 24,6). La ricerca di Astra va a indagare quali sono, nel sesso debole, i meccanismi che si oppongono alla decisione di smettere.
Ed emerge che il 54% delle fumatrici dice di ''sapere benissimo che fumare fa male'', tanto che il 21% ha anche provato a smettere, senza riuscirci. Le difficoltà sono notevoli se il 64% dichiara di essere ''dipendente dalla nicotina'', che ha trasformato il fumare in ''un gesto meccanico'' (43%) di cui ''non possono fare a meno'' (24%, ma fra le 14/enni è il 37%), perchè ''non ho la forza di smettere'' (17%). Certo, dal 64% delle donne dedite alle sigarette, il fumo è associato anche al piacere (per il 34%, ''è un momento tutto per me''); il 56% parla di relax e serenità; il 24% ne ama il sapore e ne evoca i riti (come la sigaretta dopo il caffè per il 23%). D'altra parte, le donne che usano il fumo per affermare la propria libertà sono il 28% (''diritto a vivere la mia vita come mi pare'', 18%).
LA CAMPAGNA 'NO SMOKING-BE HAPPY' - Tutti questi dati fanno dire a Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi: ''La lotta al fumo in chiave femminile, è uno dei cardini del nostro intervento''. E 'No Smoking-Be happy' è una campagna triennale che si propone in diversi modi: ad esempio con manifesti sulla stampa che riproducono momenti di vita familiare. In uno di essi si vede un bambino a letto ricevere con una smorfia il bacio della buona notte: ''La mia mamma - dice - fuma. Quando mi bacia mi viene la nausea''. In un altro, c'è una ragazza: ''Mia madre fuma. E' fissata coi cibi sani, poi lei fuma a tavola''. Fanno parte della Campagna anche laboratori di iniziativa nelle scuole, una mostra interattiva che da ottobre girerà l'Italia e l'apertura di un' area scientifica sul sito www.nosmokingbehappy.it, che riporta il parere dei medici e della Fondazione Umberto Veronesi sul fumo e sui pericoli che rappresenta.
 

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