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Cure oncologiche e diabete: valorizzare il ruolo del medico di famiglia. Dal Veneto la prima rete per l’assistenza diabetologica che coinvolge mmg, pediatri, farmacie

Medicina Generale Redazione DottNet | 23/05/2012 19:53

Il ruolo del medico di famiglia diventa sempre più importante nella cura delle malattie croniche. Assiste nel primo stadio della malattia, ma accompagna il paziente anche nel processo curativo, seguendolo passo dopo passo. Secondo gli esperti di oncologia medica la presenza del medico di base è fondamentale per assicurare al paziente tranquillità e quindi cure appropriate. La voce degli oncologi appare di grande rilievo: “Il 35% dei pazienti sopravvissuti al cancro continua a essere seguito dagli oncologi da oltre 5 anni.

 Ma e' necessario che in questa attivita' subentrino i medici di famiglia”, rimarcano  gli esperti Aiom (Associazione italiana di Oncologia medica). Il 73% dei pazienti con una precedente diagnosi di tumore teme la recidiva della malattia, ma vive la visita di follow up (cioe' l'insieme dei controlli clinici e strumentali successivi alla fine del trattamento) come un momento rassicurante, un modo per prendersi cura della propria salute. In meno del 20% dei casi questi controlli provocano ansia e preoccupazione. Il peso di questa attivita' non puo' pero' ricadere solo sull'oncologo, ma deve essere assorbito da piu' figure professionali, a partire dal medico di famiglia. E' quanto emerge dalla prima indagine sull'organizzazione del follow up, che ha coinvolto sia gli oncologi che i pazienti, presentata  al Senato. ''Il follow up - sottolinea Stefano Cascinu, presidente AIOM - ha un impatto fondamentale sulla qualita' di vita e sulla riduzione della mortalita' dei pazienti. E' necessario pero' creare strumenti operativi per realizzare una proficua collaborazione con altre figure professionali. Piu' del 90% degli oncologi afferma che il ruolo del medico di famiglia andrebbe valorizzato meglio''. Il modello organizzativo prevalente nel nostro Paese e' quello ''sequenziale'': dopo una prima fase di follow up esclusivamente specialistico, e' prevista una completa delega del paziente al medico di medicina generale. ''Ma il tempo che intercorre tra i due momenti - continua Cascinu - e' variabile tra le diverse strutture (2-3, 5 o 10 anni) e non e' trascurabile la percentuale di oncologi che dichiarano di mantenere in cura i pazienti per tutta la vita (55% nel caso delle neoplasie del seno e 30% di quelle del colon-retto).

In Italia vi sono circa 2.250.000 persone (pari ad oltre il 4% della popolazione residente) che vivono con una precedente diagnosi di tumore. Il 57% di questi casi (pari a 1.285.680 persone) ha ricevuto la diagnosi di neoplasia da oltre 5 anni e rappresenta una quota rilevante di persone con bisogni peculiari. ''Chiediamo - afferma il Francesco De Lorenzo, presidente FAVO - che venga adottato un modello di 'cure integrate' con una costante interazione tra i professionisti coinvolti nel follow up, in tutte la fasi della storia clinica della persona. Che pur non facendo mancare al paziente un riferimento sicuro, distribuisce in modo piu' uniforme il peso dell'assistenza''. ''La sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi di tumore e' del 52% fra gli uomini e del 61% fra le donne - continua De Lorenzo -. E' necessario prendere in considerazione tutti gli aspetti che incidono sulla qualita' della vita dopo il tumore. A questo si aggiunge il problema delle risorse: infatti, l'esplosione della domanda, non accompagnata da una seria riflessione organizzativa ne' da una adeguata programmazione sanitaria, sta mettendo in crisi le strutture oncologiche obbligandole a ridurre la qualita' dell'offerta per poter mantenere i servizi''.

 

Diabete, l’iniziativa della Regione Veneto

 

Omogeneita' di cure per i pazienti colpiti da diabete, dal piccolo ambulatorio di periferia al grande centro nel policlinico. Un'assistenza a 360 gradi che coinvolge medici di famiglia, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, farmacie territoriali, centri di assistenza diabetologica per l'adulto, strutture specialistiche pediatriche di diabetologia e il Centro regionale di riferimento per la diabetologia pediatrica. E' la 'rete regionale per l'assistenza diabetologica' istituita in Veneto con la legge, approvata all'unanimita' lo scorso ottobre, per la 'prevenzione, diagnosi e cura del diabete mellito nell'eta' adulta e pediatrica'.  La normativa nasce dal 'Progetto Obiettivo sul diabete mellito portato avanti dal 2009 e pone il Veneto come ''esempio di eccellenza in Italia'' per la lotta al diabete come ha sottolineato il presidente del consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato. L'obiettivo, aggiunge, e' quello di ''permettere la migliore qualita' della vita possibile'' a tutti i pazienti, coinvolgendo ''la Regione e il servizio sanitario regionale ma anche la scuola, le agenzie culturali e il mondo del lavoro''. ''Con questa legge - spiega Antonio Tomassini, presidente commissione Sanita' di Palazzo Madama, che oggi ha sentito in audizione la commissione sanita' della Regione per un'indagine conoscitiva sul diabete - tutti i pazienti saranno curati con gli stessi criteri e protocolli, nella maniera migliore possibile. Finalmente si prevede che ogni Ulss abbia un proprio servizio diabetologico, con un team specialistico gia' definito''.

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