I medici hanno l'obbligo deontologico di ''adoperarsi per tutelare l'accesso alla prescrizione nei tempi appropriati'' della pillola del giorno dopo (levonorgestrel) alle donne che ne facciano richiesta.
E' quanto si afferma nel documento 'Etica e deontologia di inizio vita', varato dal Consiglio nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). Il documento è stato approvato all'unanimità sabato scorso 25 ottobre a Ferrara dai Presidenti degli Ordini Provinciali italiani dei Medici, riuniti in assemblea. In merito all'utilizzo della pillola del giorno dopo - a seguito delle polemiche dei mesi scorsi legate alla denuncia di mancate prescrizioni da parte di alcune strutture sanitarie - gli ordini dei medici riaffermano innanzitutto, nel documento, il ''diritto del medico alla clausola di scienza e coscienza che trova il suo fondamento nell'articolo 22 del Codice di deontologia medica''. Ma ''l'equilibrio tra il diritto del medico alla clausola di scienza e coscienza e quello della donna alla fruizione della prestazione riconosciuta come disponibile - si afferma nel documento - non fa venir meno l'obbligo, anche deontologico, dei medici di adoperarsi per tutelare, nei termini suddetti, l'accesso alla prescrizione nei tempi appropriati''. L'eventuale abolizione dell'obbligo di prescrizione per la pillola del giorno dopo, afferma inoltre la Fnomceo, ''presuppone una valutazione tecnico scientifica che compete alle istituzioni allo scopo preposte''. Gli Ordini dei medici rilevano anche che spetta alle autorità sanitarie ''porre in essere ogni iniziativa che consenta la corretta organizzazione del servizio''. Dagli ordini dei medici arriva però anche una critica: ''Occorre rilevare - si afferma nel documento - l'insufficienza delle politiche di educazione alla procreazione e alla sessualità responsabile, da realizzare anche attraverso una corretta informazione e diffusione dei mezzi contraccettivi, al fine di ridurre ulteriormente il tasso di gravidanze indesiderate e diminuire - conclude la Fnomceo - l'incidenza delle malattie a trasmissione sessuale''.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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