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Campania, cliniche e laboratori privati sull'orlo del fallimento

Medicina Generale Redazione DottNet | 30/10/2008 12:17

''Siamo ai limiti del collasso''. L'allarme è lanciato dal presidente del Raggruppamento Regionale Sanità di Confindustria Campania, Ottavio Coriglioni. ''Le Asl pagano le prestazioni fornite dalle aziende private accreditate presso la Regione con ritardi medi di 622 giorni.

Le imprese sono costrette nel frattempo a indebitarsi con gli istituti di credito che, perdurando oltre misura il ritardo, sollecitano il rientro. Con l'aggravarsi della crisi finanziaria internazionale, le imprese della sanità privata sono così le prime vittime del credit crunch, la restrizione tendenziale degli affidamenti effettuata da banche sempre più timorose'', dice Coriglioni Il malessere del comparto della sanità privata non è circoscritto al ritardo nei pagamenti. ''Le nostre aziende - ricorda Coriglioni - all'inizio di quest'anno sono state obbligate a firmare contratti capestro, che stabilivano tagli netti agli importi fissati per le prestazioni in regime di accreditamento.

Per la Regione Campania e il suo assessorato alla Sanità il sacrificio tuttavia non è stato sufficiente. Una delibera dello scorso agosto, per consentire il rispetto del Piano di rientro, ha stabilito, senza alcuna intesa preventiva con le associazioni, un ulteriore taglio del 15%, retroattivo al primo gennaio 2008. In pratica il disconoscimento di qualsiasi esigenza di programmazione aziendale. In tali condizioni, le imprese, riservandosi di tutelare il proprio buon diritto insieme alle associazioni presso la magistratura amministrativa, sono state costrette ad avviare un serio ridimensionamento degli organici.
Il che determinerà, per il 2009, un riduzione netta delle prestazioni alla cittadinanza, la quale sarà indotta a farsi curare in altre regioni''. Per il presidente di Confindustria Sanità Campania, l'elemento paradossale è ''che si cerca di colmare il deficit sanitario colpendo nella direzione sbagliata''. ''Le tariffe delle nostre imprese sono contenute, il loro fatturato, fermo ai livelli del 2004, è legato ai servizi effettivamente resi ai cittadini. Si cerca inutilmente di raschiare il fondo del barile, mentre non si agisce con determinazione sul fronte della eliminazione di sprechi e del recupero di efficienza delle strutture pubbliche. L'ultimo atto di questa commedia dell'assurdo risale a pochi giorni fa, con l'invio di una circolare dell'Assessore Montemarano in cui si vieta alle imprese accreditate il ricorso alla magistratura amministrativa, in contrasto con una norma costituzionale, l'articolo 24 che stabilisce per tutti la possibilità di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi''.

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