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Milillo: Regioni incapaci di gestire la sanità. Analisi della Fimmg sulle conseguenze della crisi: gli italiani non si curano più. Anziani sempre più in difficoltà

Medicina Generale Redazione DottNet | 03/10/2012 19:14

I medici di famiglia bocciano la gestione della sanita' pubblica da parte delle regioni. I medici, afferma il segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), Giacomo Milillo, in occasione del congresso nazionale del sindacato, ''possono certificare che la capacita' di gestione della sanita' da parte delle regioni, tranne alcune eccezioni, e' stata fallimentare''.

Il fallimento, spiega Milillo, ''si dimostra nel fatto che le regioni non hanno saputo negli ultimi dieci anni mettere in atto i cambiamenti dichiarati necessari per la sostenibilita' del Servizio Sanitario Nazionale''. Attualmente, sottolinea il segretario Fimmg, le regioni ''hanno un atteggiamento arrogante e non argomentato, parlando esclusivamente di finanziamenti poiche' la richiesta di soldi e' l'unico meccanismo che riescono a condividere. Su tutto il resto, invece, sono tra loro profondamente divise''. Negativo, dunque, il giudizio del segretario dei medici di famiglia in merito al sistema attuale di federalismo: ''perlomeno questo federalismo ha bisogno, se non di essere cancellato, di una revisione profonda. Il Parlamento - conclude Milillo - faccia le sue valutazioni''.

Sondaggio Fimmg. Sempre piu' 'in ginocchio' a causa della crisi economica, tanto che rinunciare persino a visite mediche, dentista e terapie e' diventata per molti una necessita' inderogabile. L'allarme arriva ora dagli stessi medici di famiglia: gli italiani, denuncia il 65% dei camici bianchi, ormai non si curano più, e la situazione, afferma il 71,6% degli specialisti, e' piu' grave al Sud e nelle Isole. Un Sos, quello dei medici, che conferma il recente dato emerso da un'indagine Rbm Salute-Censis: in numeri assoluti, sono circa 9 milioni i connazionali che hanno dovuto rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici nell'ultimo anno. Lo studio del medico di base diventa dunque luogo privilegiato per tastare le conseguenze che la crisi sta innescando anche sul fronte della salute. Ed il quadro che ne emerge non induce all'ottimismo. I dati arrivano da un'indagine condotta dal Centro studi della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) attraverso un sondaggio su un campione di 1.050 medici, presentata in occasione del 67/mo Congresso nazionale della Federazione in corso a Villasimius. La meta' dei medici di base afferma dunque di avere l'impressione che siano molti i propri assistiti che hanno perso il posto di lavoro a causa della crisi (la percentuale sale al 63,5% al Sud e nelle Isole) e il 43% evidenzia che molti pazienti non riescono ad arrivare con i soldi a fine mese (il 60,3% al Sud).

Nove medici su dieci, inoltre, dicono che i loro assistiti esprimono 'disappunto' per la spesa dei ticket sanitari, ed il 67,6% dice che i pazienti, a causa delle ristrettezze, non vanno dal dentista. Ancora: il 64,7% ha l'impressione che, per timore di mettersi in cattiva luce con il datore di lavoro, in molti rinunciano ad assentarsi qualche ora per effettuare accertamenti medici, anche se necessari. L'88% dei medici vede, poi, i propri pazienti stressati. Ma i medici esprimono preoccupazione anche per la propria professione: 9 su 10 temono un rallentamento dei processi di innovazione tecnologica (ad esempio la ricetta elettronica) a causa anche della penalizzazione economica. ''I risultati dell'indagine - spiega Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi Fimmg - dimostrano che la crisi incide sul destino della salute della popolazione, che aumenta le diseguaglianze, che e' in grado di condizionare il lavoro e la funzione del medico. In interi settori della popolazione si assiste alla rinuncia consapevole ad accedere a prestazioni sanitarie anche quando necessarie. Il quadro che emerge - avverte - indica con chiarezza che gli effetti della crisi sono importanti, causando uno stato di stress, di insicurezza e di grande apprensione negli individui. La stessa figura del medico di base sembra resa piu' fragile dalla crisi''. Tra chi rinuncia alle cure, rileva ancora il Censis, uno su 4 ha piu' di 65 anni, il 61% e' di sesso femminile e in 4 mln di casi vive al Sud. Ed in tempi di ristrettezze, altro fenomeno segnalato e' quello degli anziani che, sempre piu' numerosi, si rivolgono a strutture per indigenti per ricevere cure gratuite. Accade, ad esempio, all'Istituto nazionale per la promozione della salute dei migranti e per il contrasto alle malattie della poverta' (Inmp) di Roma. Qui, gratuitamente, si possono ricevere anche occhiali, dentiere e protesi acustiche. E con una pensione che per tanti - circa 8 mln - non supera i 500 euro al mese, si tratta sicuramente di un'opportunita' interessante.

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