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Entecavir, provata l'efficacia

Medicina Generale Redazione DottNet | 03/11/2008 15:30

E' efficace, non sviluppa resistenza virale e, dopo 6 anni di sperimentazione, ha dimostrato di essere in grado di ridurre i danni a carico del fegato nel 96% dei pazienti affetti da epatite B.

 Sono le caratteristiche del trattamento a lungo termine con entecavir, un antivirale orale ad alta barriera genetica per il trattamento dell'epatite B cronica sperimentato nello studio ETV-90, che ha coinvolto 4 centri italiani. La ricerca ha dimostrato che la somministrazione della molecola ha migliorato l'istologia epatica nel 96% dei 57 pazienti che hanno aderito al protocollo. Inoltre, nell'88% dei pazienti si è manifestata la riduzione della fibrosi epatica. Infine, il controllo della replicazione virale, che è un marker fondamentale nel trattamento dell'epatite B cronica, ha rivelato che il 100% dei pazienti aveva una carica virale non rilevabile.

''Questi dati - afferma Pietro Lampertico dell'Università degli Studi di Milano - confermano che un trattamento a lungo termine con un antiretrovirale potente e che non causa insorgenza di resistenze è potenzialmente in grado di arrestare il danno epatico e può perfino migliorare la fibrosi epatica''.
La molecola, infatti, unisce la potenza all'alta barriera genetica e il virus deve sviluppare almeno tre mutazioni per sfuggire all'effetto del farmaco. Nel mondo, ricordano gli studiosi, vi sono circa 400 milioni di portatori cronici del virus, di cui circa 700 mila in Italia, dove ogni giorno 57 persone muoiono per cirrosi o tumore del fegato. Se non trattata, infatti, l'epatite B cronica evolve in cirrosi nel 10-20% dei casi ed in quasi la metà di questi si verifica il decesso per insufficienza epatica o epatocarcinoma.

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