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Appello degli oncologi: il Psa è inutile in paziente asintomatico

Oncologia Redazione DottNet | 02/12/2012 10:48

'Psa' esclusivamente per i pazienti che hanno gia' problemi come l'ipertrofia prostatica benigna, da inviare se il risultato è anomalo (anche dopo la ripetizione dell'esame), alla valutazione in un centro urologico. Questo il messaggio che l' Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) invia ai medici di famiglia (e indirettamente ai loro pazienti) che da anni ormai prescrivono l'esame dell'antigene prostatico specifico a tutti gli ultracinquantenni. La tribuna è quella del convegno nazionale dell'AIOM a Milano.

 Gli oncologi sono stati chiari: ''Il Psa è sconsigliato nel paziente asintomatico'', afferma Orazio Caffo, dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento. Mentre Carmine Pinto, segretario nazionale dell'Aiom, precisa: ''Il Psa è utile invece nei pazienti con malattia avanzata, perché permette di valutare l'efficacia delle cure''.  Il motivo di questa posizione su un esame che da molti anni e' diventato routine per tutti i maschi dopo i 50 anni? ''Gli studi clinici internazionali affermano che se alcuni pazienti ne beneficiano - dice Massimo Aglietta, professore di oncologia all' Università di Torino - la maggior parte ne può ricevere un danno''. E precisa: ''In questi anni troppe persone che avevano un tumore insignificante, un 20-30% di forme silenti che non sarebbe mai evoluto in un tumore aggressivo, hanno subito interventi invasivi assolutamente inutili''.

Caffo parla di ''uso sconsiderato del Psa, che ha portato inutilmente a diagnosi sempre più precoci del tumore alla prostata'' e Sergio Bracarda, direttore dell'Oncologia medica dell'Ospedale di Arezzo, va più a fondo: ''Posto il limite-soglia a 4 nanogrammi per millilitro, gli ultimi studi dicono che fino a 10 ng/ml, la probabilità di avere un tumore è inferiore alla possibilità di non averlo'', da 10 a 20 c'è solo qualche probabilità in più, ma ''la certezza di avere un tumore è sopra 50, quando la malattia è già avanzata e probabilmente conosciuta''.

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  Del resto, anche i numeri dell'epidemiologia confermano queste tesi: 36 mila italiani si sono ammalati di cancro alla prostata nel 2012, mentre erano 23 mila 518 nel 2002. Un aumento del 53% in 10 anni, ma la mortalità (8.000 decessi) e' rimasta pressocche' uguale, salvo essere diminuita del 10% solo grazie alle nuove terapie. Vuol dire, dicono gli oncologi, che c'e' un aumento di diagnosi fasullo, dovuto all'uso indiscriminato del Psa, che non da' pero' benefici in termini di diminuzione della mortalita'.

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