La riorganizzazione della sanità veneta era stata annunciata con grande clamore e enfasi, sarebbe stata una svolta epocale e un esempio per le altre regioni. Invece a due anni di distanza è un fallimento su tutti i fronti preannunciato dal Governo che ha bloccato il nuovo piano sociosanitario impugnandolo davanti alla Consulta.
Dopo il fermo delle schede ospedaliere, ora arriva una brusca frenata anche per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Già, perché i medici di famiglia dicono stop alla riorganizzazione delle Cure primarie che tanta meraviglia aveva destato per l’organizzazione: i piani, ricalcati sulla Convenzione nazionale di categoria, prevedevano lo sviluppo delle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali), e la nascita nel giro di tre anni di una rete di 164 ambulatori h24 (circa 3 per distretto, con un bacino di circa 30mila assistiti e 15-20 camici bianchi ciascuno), operativi 7 giorni su 7 grazie all’integrazione tra medici di famiglia e Guardia medica. Per sostenerli era pronto uno stanziamento regionale di 21.471.000 euro, da corrispondere a tranche tra il 2012 e il 2014, ma dopo il primo finanziamento si è tutto fermato. Ma non basta: i sindacati del medici di famiglia accusano la Regione di aver ridotto nel frattempo le risorse da 21 a 15 milioni, che comunque continuano a non vedersi: due delibere attuative, dicono, sono ferme negli uffici dell’Assessorato e intanto i medici degli ambulatori che già sono stati aperti tirano avanti pagando di tasca propria personale (segreteria e infermieri) e struttura. Di qui la decisione di sospendere l’apertura di nuovi ambulatori, ufficializzata con un comunicato congiunto di tutte le sigle della mg: “E’ stato incrinato il rapporto di cooperazione, collaborazione e fiducia» si legge nella nota «che negli ultimi 20 anni ha consentito lo sviluppo di un modello d’eccellenza nella sanità italiana che purtroppo oggi è arretrato”. La riduzione di posti letto in programma nel Veneto, ricordano in conclusione i medici di famiglia, rende “improrogabile la riorganizzazione dei servizi territoriali: potenziamento delle cure domiciliari, aumento di infermieri e di personale sul territorio e negli studi, potenziamento dei distretti, organizzazione in team dei medici, continuità dell’assistenza 24 ore su 24”.
Le reazioni politiche. “Hanno ragione da vendere i medici di famiglia. Noi stiamo dalla loro parte e da quella degli ammalati”. Lo dice il capogruppo regionale di Italia dei Valori Antonino Pipitone, intervenendo sulla protesta delle sigle sindacali dei medici di base riguardo le Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali, che dovrebbero garantire assistenza medica 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma che non sono mai partite. “Non è un problema di soldi - afferma Pipitone, medico di professione - ma di cosa vuole fare questa Regione per migliorare le cure primarie, il primo approccio alla salute da parte delle famiglie e degli ammalati veneti”.
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Fonte: sindacati Mmg, regione veneto, Idv
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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