La proposta, che non ha lasciato indifferenti i medici, arriva dalla Cgil. Nel corso del convegno di ieri “Sanità – assistenza h24. L’assistenza socio sanitaria distrettuale e le nuove convenzioni per la medicina del territorio”, ha chiesto l’abbattimento del massimale di assistiti a 1000 per i medici di famiglia, “dato che attualmente il 23,7% ha in carico oltre 1500 pazienti”.
Una soluzione che consentirebbe a “circa 59mila medici, con un massimale a mille, di offrire cure migliori, liberare tempo necessario per le attività dei centri territoriali e rendere tutti i medici con lo stesso titolo e formazioni uguali”. Ma non è tutto: per la Cgil è giunto il momento di creare una rete assistenziale sul territorio in grado di farsi effettivamente carico dei bisogni dei cittadini e di gestirli garantendo a essi la continuità dell’assistenza orizzontale, nel tempo per 24 ore e sette giorni a settimana, e verticale nei vari bisogni assistenziali, dalla prevenzione alla riabilitazione. In sostanza, una radicale riforma dell’approccio alle cure primarie. Per arrivare a ciò occorre abolire la guardia medica e puntare sulla trasformazione di 13mila professionisti “che devono diventare medici di medicina generale a tutti gli effetti”. Per Stefano Cecconi, responsabile per le Politiche della Salute della Cgil, ridurre il massimale “è una proposta di massima, che verrà realizzata con interventi improntati al gradualismo e tramite una serie di operazioni compensative”. Non sarà infatti “un’operazione repentina, effettuata dalla sera alla mattina, in quanto avverrà per tappe con l’obiettivo di arrivare a un regime caratterizzato da un rapporto di uno a mille”. Per la Cgil la realizzazione dei Centri territoriali h24 si basa su alcune proposte operative da rivolgere alle Regioni e quindi alle Asl e ai Comuni. I modelli di riferimento sono “le buone pratiche già attuate, o in corso di attuazione, che caratterizzano Regioni come Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Veneto grazie anche all’esperienza del progetto Casa della Salute”. Nel dettaglio vanno strutturati i centri h24 in distretti sanitari e in sedi pubbliche come Case della Salute, poliambulatori e piccoli ospedali da riconvertire. È indispensabile, inoltre, garantire l’apertura di questi centri h24 per 7 giorni su 7 con almeno un medico di medicina generale e un infermiere sempre presenti; evitare privatizzazioni o appalti delle cure primarie; tendere a far coincidere gli ambiti territoriali di scelta con i centri territoriali per collegare il medico di fiducia non solo al cittadino ma anche al territorio dove egli vive. Nel complesso, l’idea è quella di organizzare strutture polifunzionali che includano “tutti i professionisti delle cure primarie: medici di generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri, ostetriche, psicologi, figure amministrative, etc”.
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Fonte: Cgil, agenas, cittadinanzattiva, qs
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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