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Certificati sportivi, emendamento di Bianco per chiarire

Medicina Generale Redazione DottNet | 23/09/2013 18:45

Da quest'anno non è più obbligatorio il certificato medico per fare un corso di danza, di nuoto o educazione fisica a scuola, tanto meno serve un elettrocardiogramma(ECG), come invece molti si sentono richiedere. Ma, ad avere le idee confuse sono le famiglie, i medici e anche i proprietari di palestre.

"Siamo al paradosso, l'ECG serve per il torneo di tennis ma non per un corso. Un emendamento al decreto sulla pubblica amministrazione presentato dal senatore Amedeo Bianco, però, prevede linee guida per fare chiarezza", spiega Giacomo Milillo, segretario della Fimmg (Federazione medici di medicina generale).  Le novità in materia di certificazione sportiva erano state introdotte dal decreto Balduzzi e introducevano una distinzione fra tre tipi di certificazioni a seconda dell'attività svolta: amatoriale e ludico motoria, come andare in palestra; non agonistica, ad esempio un torneo di calcetto, e, infine, non agonistica ma ad alto impatto cardiovascolare, come gare podistiche superiori ai 20 km, svolte da non tesserati a federazioni e ad associazioni sportive. La norma, per tutte le attività, richiedeva un ECG, ma ha avuto vita breve. La conversione in legge del decreto Fare, infatti, "per non gravare cittadini e Servizio sanitario di ulteriori onerosi accertamenti", lo scorso 20 agosto ha soppresso l'obbligo di certificazione per attività ludico-motoria, mantenendolo per quella sportiva non agonistica.

Quanto all'ECG, viene lasciato sempre alla discrezionalità del medico. Nonostante le precisazioni del ministero e le circolari delle Asl, molte le domande. "Le palestre continuano a richiedere il certificato anche se non necessario, qualcuno perché non lo sa, qualcuno per tutelarsi", spiega Milillo. Stessa cosa fanno i medici. "Spesso l'ECG viene richiesto solo a scopo cautelativo e si traduce in una spesa per le famiglie e in un aggravio di lavoro per gli ospedali". Un certificato rilasciato senza approfondimento diagnostico, infatti, potrebbe essere considerato, in sede legale, un'imprudenza. I medici ''vivono nel timore della magistratura", conclude Milillo.

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Fonte: fimmg

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