La telemedicina attrae i medici di famiglia. Il 73% dei camici bianchi, infatti è interessato ad utilizzarla, con la percentuale più alta al Sud dove si arriva all’82%. Ma il 52% dice sì solo se le tecnologie migliorano realmente l’organizzazione della professione.
È quanto emerge dall’indagine, condotta dal Centro studi della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) a ottobre su un campione di oltre 700 medici, in collaborazione con il Dipartimento di Economia della Seconda università di Napoli e con il supporto di Telecom Italia. Merqurio ha appena pubblicato un ampio report sugli aspetti giuridici della sanità elettronica che può essere di grande aiuto ai medici di famiglia per la loro attività. (clicca qui per scaricare il documento completo). I camici bianchi ritengono soprattutto che questi servizi favoriscano per i pazienti la ‘prossimita« ( il 30%) e migliorino gli end point clinici (il 26%). Per il 34% degli intervistati gli ambiti in cui possono essere più utili sono quelli dell’integrazione territorio-ospedale e per il 31% la gestione domiciliare del grande anziano. Il problema più grande per i medici di famiglia è trovare la disponibilità di tempo (il 30% delle risposte), seguito dal rischio che si tratti di sistemi troppo complicati per l’utenza (26%). Nell’indagine sono sono stati considerati diversi servizi: i sistemi di prenotazione elettronica, di tele monitoraggio, di prescrizione elettronica, di farmaco-sorveglianza, di localizzazione per evitare lo smarrimento di pazienti affetti da disturbi cognitivi, e di supporto a strategie di prevenzione e benessere. »Rispetto alla possibilità di utilizzare servizi di telemedicina specifici – spiega il responsabile del Centro Studi della Fimmg, Paolo Misericordia – i medici ritengono che possano risultare utili per i pazienti (in particolare l’e-CUP, la localizzazione ed il tele monitoraggio).
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Fonte: fimmg
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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