Sono state 924 le borse messe a disposizione, nel 2013, per accedere al corso di formazione specifica in medicina generale. Un calo del 5,8% rispetto alle 981 borse assegnate nell’anno precedente. Eppure la richiesta verso questa specialità aumenta: gli aspiranti giovani medici di famiglia sono cresciuti del 21,7% rispetto al 2012, e di conseguenza è aumentato il numero degli esclusi che arriva al 29,5%.
Giovani professionisti che accedono al concorso, in media, alla soglia dei 29 anni, la stragrande maggioranza sono donne (rappresentano il 60% del totale dei vincitori contro il 40% dei medici di sesso maschile). A scattare la fotografia dei futuri medici di famiglia è la Fimmg formazione Puglia che ha analizzato i dati relativi all’ultimo concorso di accesso al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) rilevati in 16 regioni italiane. Uno studio dal quale emerge le necessità di rivedere in maniera organica l’organizzazione dei percorsi formativi, la distribuzione delle risorse ad essi destinati e la programmazione dei fabbisogni del Sistema Sanitario rispetto ad esigenze regionali e dei diversi ambiti della medicina. Nel 2012 è stata, infatti, assegnata 1 borsa ogni 3,5 partecipanti al concorso di medicina generale, mentre nel 2013 le possibilità di superare il concorso si sono ridotte: è stata assegnata una borsa ogni quattro medici aspiranti. “Il numero dei medici non vincitori è in netto aumento: ci sono sempre piu’ aspiranti medici di Medicina Generale e un numero di borse a concorso in calo – ha affermato Carmela Di Lascio, vice coordinatrice regionale Fimmg Formazione Puglia – questo avviene perché la Medicina Generale offre prospettive occupazionali più interessanti rispetto al passato, in vista dell’elevato numero di pensionamenti di medici di Assistenza Primaria previsto a medio e lungo termine. Ma è anche il segno che, nonostante il numero chiuso, il sistema universitario continua a sfornare medici, garantendo solo per parte di essi le borse di formazione post laurea. Il numero di borse messe a disposizione non solo non risponde in modo soddisfacente alle esigenze del sistema formativo, ma in alcune regioni non sarà nemmeno sufficiente a garantire la richiesta di professionisti per il sostegno dell’erogazione dei servizi sanitari regionali”. Ma qual è l’identikit dei futuri medici di famiglia? In generale il 69% ha un’età compresa tra i 24 e i 29 anni, con un picco del 95% in Abruzzo che ha il primato dei più giovani futuri medici di medicina generale di sesso maschile (l’età media è di 26,7 anni), mentre le donne più giovani sono nel Lazio (27,7 anni). Il 21% ha invece un’età tra i 24 e i 29 anni con un picco del 44% in Basilicata. Il 6,5 % ha invece tra i 35 e 39 anni (il 22,2% in Umbria), un residuale 3,5% ha più di 40 anni con un’impennata in Sardegna dove troviamo le donne meno giovani (eta’ media di 34,4 anni), mentre i neo formandi di sesso maschile più avanti con l’età si trovano in Basilicata (31,8 anni). Anche tra i corsisti i medicina generale domina il rosa a conferma di un trend ormai riconosciuto nella professione Medica: le donne sono la maggioranza: sei su dieci sono femmine. Un divario che diventa ancora più marcato in Piemonte(31% uomini vs 69% donne). Statistica ribaltata nella Provincia Autonoma di Trento con il60% di uomini versus il 40% di donne. I neo corsisti laureati da meno di cinque anni sono l’85,4% equamente distribuiti in tutte le regioni italiane, ad eccezione dell’Umbria dove i camici bianchi hanno scelto di accedere al corso di formazione in Mmg dopo 5-9 anni dalla laurea. Ma il primato dei camici bianchi con una fortissima presenza di medici laureati da ben 10-14 anni va alla Calabria (il 14%) “L’elevata eta’ media dei vincitori di concorso, in gran parte pero’ laureati da meno di cinque anni – ha spiegato Carmela Di Lascio – mostra come siano molti gli studenti in medicina che impiegano ben più dei sei anni previsti dal programma di studi per arrivare alla laurea.
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Fonte: dire, fimmg
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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