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Giovani medici in piazza: negato il diritto alla formazione

Medicina Generale Redazione DottNet | 12/12/2013 15:11

Sono i giovani che "scontano i risultati di sprechi e inefficienze", vedendosi negato "il diritto alla formazione e il diritto al lavoro". La denuncia viene dai giovani medici, che si sono dati appuntamento ieri in piazza Montecitorio, ma anche in altre città, dal nord al sud della penisola per il GiovaniMediciDay.

Sono specializzati o specializzandi, semplici corsisti di medicina generale, ma anche biologi fisici e sanitari uniti nel chiedere un cambiamento rispetto alle politiche sanitarie e professionali che chiedono di "cambiare il paese ma senza cambiare il paese". E' una manifestazione 'nazionale' ma non 'sindacale', organizzata dall'Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm) per chiedere a governo e Parlamento lo stanziamento urgente di fondi nel Ddl di Stabilità, da "investimenti nel settore della formazione di area sanitaria, strategico per il Servizio sanitario nazionale e per la tutela della salute dei cittadini". Oltre all'emergenza del momento, al centro della mobilitazione odierna, anche la richiesta di interventi strutturali, nella direzione, spiegano di una sanità "senza sprechi e inappropriatezze", che "riconosca il merito" e "valorizzi la qualità", dichiarano i Giovani Medici. Così facendo infatti, si liberebbero "ingenti somme utili per l'investimento su conoscenza e formazione". In parallelo con la manifestazione nazionale di Montecitorio diverse le iniziative di protesta su base regionale e locale, oltre a una mobilitazione via web  Regole e tempi certi per i concorsi di ammissione alle specializzazioni mediche. Sono tra le richieste avanzate dai giovani medici che manifestano oggi in piazza Montecitorio e in molte altre città italiane. "Chiediamo una rapida emanazione del decreto ministeriale che dovrebbe garantire nuove regole di accesso per la specializzazione mediche", spiega Luca Arcadi, coordinatore comitato 'Pro Concorso nazionale'.

"Fino allo scorso anno i concorsi erano locali e quindi facilmente manipolabili dalle commissioni. Il ministro Carrozza ha fatto una legge per estenderli a livello nazionale, ma ancora non sappiano quali saranno le regole", spiega Arcadi. "Siamo qui - conclude - per chiedere che vengano emanati al più presto i decreti attuativi che stabiliscano regole certe e tempi certi per quando dovremo sostenere la prova di ammissione alla specializzazione".

Hanno appeso i camici davanti al Policlinico di Verona i laureandi in medicina in segno di protesta contro i recenti tagli del governo che hanno provocato una drastica riduzione del numero di borse di studio ministeriali assegnate alla formazione medica. Centinaia di giovani, arrivati anche dall'Università di Padova, hanno manifestato con un sit-in per denunciare la forte preoccupazione non solo per il loro futuro professionale, ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale. "Ogni anno - ha spiegato la portavoce Gessica Narchesini - ci sono circa diecimila laureati in medicina e chirurgia che per lavorare devono fare la Scuola di specialità à di Medici di base. Il Ministero - ha aggiunto - prevede di stanziare solo duemila borse per il prossimo anno, mentre fino ad oggi sono state cinquemila all'anno". "Per cui - ha concluso - a fronte dei pensionamenti previsti e della carenza di nuovi medici formati, ci sarà un serio problema per il Sistema Sanitario Nazionale, senza contare i numerosi neolaureati che non potranno applicare quello che hanno studiato duramente per sei anni".

"Chiediamo l'equiparazione delle condizioni economiche e contrattuali degli specializzandi 'non medici' a quella degli 'specializzandi medici', quanto a borse di studio e diritti". E' quanto dichiara Francesco Corrente, terzo anno in specializzazione biochimica clinica all'Università Cattolica di Roma, rappresentante degli specializzandi non medici, ovvero biologi, farmacisti, biotecnologi, chimici, veterinari, odontoiatri, psicologi, iscrivibili in scuole di specializzazione sanitarie. "Ci viene richiesta la frequenza obbligatoria di 8 ore al giorno per 5 anni - spiega Corrente - tutti i giorni da lunedì a sabato ma non abbiamo nessun diritto previdenziale, niente malattia, niente maternità". "Ci obbligano a frequentare timbrando il cartellino e a eseguire analisi di routine in ospedale, senza darci un euro - conclude - mentre gli specializzandi in medicina, nelle stesse condizioni, percepiscono 1800 euro al mese, una disparità di cui non si capisce il motivo".

Fonte: sigm

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